ACCANTONO

Due parole in chat con Progenie di mattina presto. Tra un come stai e un come stai tu, tra un cosa fai e come sta Pecetta, è sbucato il discorso sulla serietà. La mia. Da qui questo post.

Sinceramente io mi vedo meno seria di quello che gli altri vedono.
Probabilmente sono io che non vedo come mi vedono.

Concordo sul fatto che l’usare parole come “responsabilità” e “verità” (la ricerca, io ancora non la posseggo) mi fa apparire seria e rompiballe (sospetto più quest’ultima). Eppure io son meno seria di quello che sembro, solo che, come molte altre persone, vivo con un tipo di sensibilità sottopelle. Quella che a qualcuno fa dire che son “esagerata”. Mentre a me fa vivere con la presenza costante, inconsapevole, di “emozioni”.

“Emozioni” che negli anni si sono sommate. Qualcosa, ogni tanto, le riporta in superficie, come stamattina appena finito il discorso con Progenie. Facebook mi ricorda un mio vecchio post (se clicchi sulla foto ti ci porto, se non ti interessa vai sotto la foto).

Anno dopo anno, ascolto dopo ascolto, la crudeltà umana mi appare sotto forma del massacro di Sabra e Shatila eseguito da chi alle spalle aveva subito i massacri dei campi come Auschwitz. Mi rammento i Gulag e i campi di concentramento Serbi come quello di Omarska. Ricordo i campi di “educazione” cambogiani degli anni 70 e gli attuali campi di detenzione libici, di cui l’europa è socio di capitale.

Ho un bimbo di tre anni nel cuore, il suo nome è Aylan, morto affogato nel mare, cercando di scappare dalla violenza. Nel muscolo cardiaco, insieme, tutti quelli morti dopo lui, senza nome, anche pochi giorni fa.

Potrei parlarvi del genocidio degli Aborigeni in Australia e perché non ricordare cosa è stato fatto agli Indiani d’america?
Ecco perché sembro seria. Non so voi, queste cose vivono costantemente con me. Anche quando rido e scherzo, anche quando non ne sono consapevole, anche quando faccio la cogliona e all’ennesimo bicchiere di rosso divento una buffona.

Io non dimentico. Accantono solo per un pò.

(click sulla scritta)

17 pensieri riguardo “ACCANTONO

  1. Mi ritrovo in molto di ciò che tu scrivi. Spesso ho dei moti di coscienza (o di memoria) che addirittura mi legano e non mi fanno godere appieno il presente. Alle Cascate del Niagara pochi mesi fa (uno dei momenti più belli della mia vita) pensavo a mia madre scomparsa l’anno scorso, e come sarebbe stato bello se lei avesse potuto vederle. E così le ho guardate *io* per *lei*.

    1. No, credimi, non lo sono.
      Sono molto umana, molto terrena, con un sacco di errori.

      Non sono speciale, perchè se lo fossi vorrebbe dire che l’umanità non ha speranza di cambiare. Ed invece io so, che ognuno di noi, davvero tutti, hanno la possibilità di sentire e vedere.
      E’ sempre una questione di scelte e responsabilità (vedi che uso ancora questa parola che poi mi dicono “rompiballe” 😛 )

  2. Una volta mi sentii molto fiero. Partecipai all’organizzazione del recupero di 30 bambini da Bujumbura, durante la guerra tra Tutsi ed Hutu in Ruanda.
    Furono barattate 8 tonnellate di aiuti con i guerriglieri per poter portare via questi bambini, tutti orfani e con orrende ferite inferte coi machete.
    Petto gonfio e vanità alle stelle. Eroe nazionale.

    Qualche mese dopo un barbone stava chiaramente poco bene sdraiato sul marciapiede. Ci girai attorno attento a non farmi coinvolgere.
    Mi sono girato dopo averlo superato ed ho visto una coppia di ragazzi prodigarsi per aiutarlo.
    Tutto quel gonfiore nel petto s’è dissolto in un nanosecondo e mi sono sentito la merda più umana che ci fosse.

    Non possiamo fare molto, l’umanità è essenzialmente una chiavica da sempre.
    Però, almeno per quello che mi circonda, non rimango più così inattivo.

    1. Io credo possiamo molto, se cambiamo il modo di pensare, cambiamo il modo di essere e il mondo.

      Ho detto più di una volta che i tempi della storia, non sono quelli umani, e quindi “le lotte” e gli sforzi di cambiamenti di oggi verranno usufruite dai nostri nipoti (forse, magari anche una generazione dopo). Come noi oggi usufruiamo delle “lotte”, dei cambi, del pensiero dei nostri nonni.

      Fare poco, pensare diverso, condannare il “male” è già un incamminarsi vero un futuro diverso….

  3. spesso la serietà viene vista come un sinonimo di noia e sobrietà, ma a mio modo di vedere è un errore grossolano… è la prima qualità della coerenza, che per quanto ne sò non esclude certo ironia, gioia e sarcasmo… anzi se l’equilibrio è uno degli elementi chiave per star bene con se stessi, la serietà è spesso la sua bilancia…

    buone feste..

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