Matanē Giappone


Questa è l’ultima foto che ho fatto in Giappone, la mattina presto a Osaka dalla finestra dell’hotel, prima di avviarci all’aeroporto del Kansai.

Avevo già un amore irrazionale verso questa cultura, e queste due settimane in Giappone lo hanno reso più profondo e mi hanno fatto innamorare della sua gente, così diversa da me e allo stesso tempo così affine.

Questo brevissimo periodo mi ha fatto metter a fuoco il mio strano rapporto con il genere umano, di amore e “non vi reggo”, a prescindere dalla latitudine e longitudine.

Non che io non ami le persone, anzi, ma non amo la massa.

La massa diventa un corpo senza testa, questo fa sì che molti individui possano prenderne possesso, diventando loro la testa e veicolando quel corpo a loro piacimento.

Invece amo le persone, con le loro differenze, le loro unicità.

Per questo ho amato tanto questa vacanza in Giappone, che già amavo da lontano, perché ho vissuto le persone e la loro bellezza.

Lo so che mi ripeto, ne sono profondamente innamorata, consapevole che come ogni innamoramento, non vedo difetti e solo pregi del mio “amato”, o meglio i suoi difetti diventano pregi per me. So anche che arriverà il giorno in cui i difetti si paleseranno per quello che sono… ma questo non vuol dire smettere di amare.
Non lasci chi ami dopo il periodo d’innamoramento, passi solo al livello superiore, ami in maniera consapevole, nel bene e nel male. 

Quindi… Nihon matanē…

PS: Matanē è uno dei millanta saluti giapponesi, questo in particolare, riferito al Giappone, mi piace molto, perché vuol dire: “Ci vediamo dopo”, “Ci vediamo presto“.

MINO AYATO


Mi sono innamorata in meno di un secondo di lui, anni fa, con una frase: “Arredare con il vuoto”.

Il mio amore per il Giappone è nato lì, sfogliando una rivista di architettura, in una frase letta per caso.

Sono consapevole che posso sembrare un po’ folle, non so neppure se riesco a comunicare con voi quello che voglio dire, se riesco a farvi capire, come una piccola frase letta per caso, abbia potuto farmi amare e innamorare di un paese di cui (allora) non conoscevo niente; eppure è successo.

Quella frase mi fece sentire a casa, avvolta in qualcosa di familiare. Percepii un modo di vivere e affrontare la vita, che in qualche modo era insita in me (non che io ne sia capace, la mia casa e la mia vita, è tutto tranne che contenuta nella frase “arredare con il vuoto”, direi di più che il mio arredatore è il Dr. Caos).

Lungi da me, ai tempi, la possibilità di approfondire e conoscere, ma rimase lì, come un piccolo seme nel cuore, in condizioni di non sviluppo. Negli ultimi anni quell’amore si è nutrito di arte visiva, di film, di libri e della loro dicotomia che ogni volta mi colpisce e affonda.

Un amore, a senso unico, durato anni. Neppure nei miei pensieri più lontani pensavo che sarei potuto andarci un giorno. Un sogno troppo grande, ed io ai sogni non credevo più.
E invece.

Invece scriverò qui del mio viaggio in Giappone di questi giorni, dell’aver scoperto che il Giappone mi ha amato, non so se quanto lo amo io, ma ogni giorno in cui sono stata, mi ha avvolto del suo amore e della sua gente.

Sono ritornata in Italia da pochi giorni e già manca, soffro di “mal di Giappone”. Scrivere dei giorni passati lì e mostrarvi le foto amatoriali (quindi perdonate se non sono perfette) che ho fatto, è il mio modo di lenire la sua mancanza.

Il Giappone dopo avermi conquistata con la frase “Arredare con il vuoto” mi ha fatto innamorare perdutamente di se con la sua “La presenza dell’assenza“.

Ps: se vi chiedete il perché del titolo… non lo so!
Me lo sono sognata questa notte. Non conosco nessuno che risponda a questo nome, non so neppure se sia un nome maschile o femminile, o se Mino sia un loro cognome, ma mi sembrava giusto dare questo titolo al mio primo post avendo Morfeo inviatomi questo misterioso input!

(C’è qualche Mino Ayato per caso nei dintorni?)

C’è chi in viaggio fotografa solo architettura e paesaggi e poi ci sono io.
Ecco a voi un buonissimo panino made in Japan imbottito di noodles!
(come fai a non amarli!?)