KUMANO KODO – Maruyama Senmaida (Torte in lattina e neko)


Le risaie di Maruyama Senmaida ci aspettavano. La giornata era grigia e quindi le foto che ho fatto (nei miei limiti) non fanno risaltare la bellezza e particolarità del luogo. Ve ne metto, comunque, alcune.

Momento cultura. Inizio
Le risaie sono poste su una collina, su più livelli. Questo le rende davvero particolari. Il luogo è considerato, da parte dei Giapponesi, patrimonio nazionale.  Per la particolarità delle terrazze, la coltivazione è ancora manuale.
Una curiosità: Senmaida significa 1004 risaie.
Momento cultura. Fine

Su tutti i campi, troneggia un Kami a protezione della risaia.

Oltre aver fatto le foto panoramiche, abbiamo passeggiato tra le risaie inondate di acqua. Centinaia di girini nuotavano al loro interno. Alcune zone erano “ricolme” di fiori di loto.

E poi c’eravamo noi, gaikokujin*, in un selfie ricordo.

Durante la visita ci siamo seduti vicino al mulino ad acqua, e Matsu ha tirato fuori (a sorpresa) la merenda per noi: la torta in lattina!

Purtroppo avendo panna e uova, io ho guardato gli altri mangiarla, ma l’idea che Matsu avesse pensato a noi, mi riempiva di gratitudine.

Verso l’orario del pranzo, Matsu ci stava riportando alla stazione di Kumano Shi, quando abbiamo deciso di offrirle (almeno) il pranzo, per tutte le innumerevoli gentilezze che ci aveva fatto, e per la generosità che ci ha sempre dimostrato.

Lei ha reagito come una bambina, sorpresa e felice, dicendo che non era il caso che noi spendessimo soldi per lei. L’abbiamo convinta. Abbiamo fatto fatica invece a convincerla a portarci in un ristorante, aveva paura di farci spendere soldi, voleva condurci a uno di quei locali in cui spendi poco.

Usciti dal ristorante, non finiva più di ringraziarci per il pranzo offerto, quando invece eravamo noi in debito con lei e avremmo dovuto dirle “Arigatou” per dei giorni. Senza nulla volere, ci aveva aiutato il giorno prima, ci aveva scarrozzato con la sua auto, ci aveva condotto alle risaie facendoci risparmiare tempo e denaro, e nonostante questo lei mostrava gratitudine verso noi.

Ve lo già detto che amo i giapponesi?

Era giunto il momento di tornare indietro. Matsu però ci ha riportato a casa sua, Erez (che avevano ospitato per la notte) doveva recuperare il suo zaino, prima di ripartire per il suo giro del Giappone.

Ve lo già detto che amo i giapponesi?

Tutta la famiglia di Matsu ci ha riaccolto come se ci conoscessimo da sempre, e anche i loro cani, ormai, ci consideravano di famiglia.

Non è finita, prima di andarcene, Matsu entra in casa ed esce con due statuette in mano, una per me e una per Paola, due neko*, e fa lei un regalo a noi.

Ve lo già detto che amo i giapponesi?

Infine, Matsu ha “caricato” in auto me, Paola e uno dei suoi cani, mentre il marito e i figli hanno fatto salire sull’altra auto Erez, e, tutti insieme, siamo andati alla fermata del bus. Abbiamo salutato Erez con la promessa “Se vieni in Italia, vieni da noi” e da parte sua “Se venite in Scozia venite da me”.

Matsu avrebbe dovuto accompagnarci alla stazione, invece l’ennesima gentilezza, ci ha portato direttamente a Atashika, davanti al nostro BB.

Ve lo già detto che amo i giapponesi?

Abbiamo salutato Matsu con il cuore pieno di gratitudine, che ho ancora nei suoi confronti, con l’invito, se mai venisse in Italia, di essere nostra ospite, lei e tutta la famiglia.

Finiva così la giornata, un ultimo giro ad Atashika per prendere la cena, cercando di rimandare il rientro nel nostro appartamentino, come a non volere segnare la fine della giornata, perché il giorno dopo saremmo ripartite per Osaka.

Avremmo dormito la notte a Osaka e il giorno successivo saremmo ripartite per l’Italia.

Quasi a sentire la tristezza che avevamo nel cuore, il tempo ha iniziato a peggiorare e a “piangere” dal cielo, e l’ha fatto a scroscio per tutta la notte, regalandoci solo dieci minuti alla mattina, il tempo di andare in stazione, dove avremmo preso il primo di alcuni treni locali.

Ma questo è un altro post.

*gaikokujin = significa  “persona esterna” non nativa del Giappone, i giapponesi indicano con questo termine gli stranieri
*neko = gatto

KUMANO KODO – Kumano-Shi (Keicar e bambole)


La mattina mi sono svegliata presto, Paola dormiva ancora. Mi sono preparata una tazza di caffè (il caffè liofilizzato mi ha salvato la vita in Giappone), ho preso il mio libro (elettronico) e mi sono seduta fronte oceano, sul terrazzino, a leggere e gustarmi il momento.
Se non fosse che avevamo appuntamento alla stazione di Kumano-Shi con Matsu per andare alle risaie di Maruyama Senmaida, sarei rimasta così tutto il giorno, un silenzio assoluto, infranto solo dal rumore dell’oceano. Amo Atashika.

La giornata non era bellissima, ma questo non ci avrebbe fermato.
Quando Paola si è svegliata, era ancora presto, e dopo aver fatto colazione, abbiamo deciso di far un giro per Atashika, e poi di andare alla stazione.

Il Kumano Kodo è una zona dove i Santuari sono massicciamente presenti, a differenza della zona di Kyoto, dove si trovano più Templi. Personalmente amo di più i Santuari legati alla natura. Di questa vacanza ho un unico rimpianto, aver avuto poco tempo da passare nel Kumano, zona bellissima, montagna e oceano. Non escludo, che prima o poi, faccia il “Cammino del Kumano Kodo”, una specie di cammino di Santiago Giapponese.

Giunte in stazione abbiamo visto Matsu e con lei c’era anche Erez, il ragazzo scozzese di origini marocchine. Matsu e la sua famiglia lo avevano ospitato per la notte.

Matsu, persona splendida, era arrivata con la sua auto, dicendo che ci avrebbe accompagnato lei direttamente, senza usare i mezzi. Mi si riempie ancora il cuore di gratitudine al pensiero di Matsu.

L’auto di Matsu è un’auto che in Italia non esiste, l’auto dei “cartoni animati” (ne ho già parlato in un post precedente) e che io voglio avere assolutamente! Aveva anche la televisione. Sapete come è possibile averla in Italia? (senza vendere i due reni di questa vita, e ipotecarne uno della prossima)

Prima di avviarci verso le risaie, Matsu ci avvisa che dobbiamo far un salto a casa sua e ci porta dove abita. Arrivate, ci fa scendere, ci fa entrare in casa, dove ci sono i figli che ancora si stanno lavando i denti, con nostro grande imbarazzo (ci sembrava di entrare e disturbare), ma lei era tranquilla (credo i figli e il marito siano abituati) e ci porta in una stanza particolare.

Foto di Paola

Nella stanza, unica interdetta ai suoi due cani, c’erano esposte le bambole giapponesi, che rappresentano la corte imperiale di un periodo storico. Sono bambole particolari, di un certo valore. Lei aveva il set completo, detto hina-ningyo. Ha detto che alla sua morte le avrebbe regalate alla città.

Momento cultura. Inizio.
Queste bambole sono esposte il giorno della “Festa delle bambole” o “Festa delle bambine”, festa che cade il terzo giorno del terzo mese (3 marzo). E’ una tradizione giapponese, in cui le bambole raffiguranti l’imperatore, l’imperatrice e il loro seguito sono oggetto di preghiera. Si prega perché la sfortuna delle bambine passi alle bambole.
Questa tradizione è molto antica. Pensavano che le bambole potessero “contenere” gli spiriti maligni, allontanandoli dalle bambine.
Momento cultura. Fine

foto di Paola

Inoltre alla parete vi era uno stupendo kimono da nozze, che ha fatto provare sia a me, sia a Paola. Dopo questo siamo partite alla volta delle risaie di montagna.

Arrivate alle risaie, mentre Matsu si è fermata in un punto strategico per fare le prime foto, si ferma un’auto, scendono dall’auto alcune persone e parlano con lei. Il gruppo parla in giapponese (chiaramente) fino a che non percepisco un “Itarijin”, un italiane. Dopo un minuto Matsu arriva da noi e dice che sono un gruppo che viene da Osaka e chiedevano se potevano far una foto con noi (abbiano così scoperto di essere esotiche).

Dopo aver fatto parte dell’esotic time, siamo ripartite per le vicine risaie.

Ho fatto millanta foto quella mattina, anche se la giornata grigia non ha valorizzato il luogo, rimane lo stesso di una bellezza particolare, ma al solito, questo è un altro post.

KUMANO KODO – TANABE (Torii, riso e Kami delle donne)


Il viaggio che mi ha portato dal santuario di Nachi al Santuario Kumano Hongo Taisha, mi ha regalato un’immagine che rappresenta perfettamente il Giappone (dal mio punto di vista): terra, acqua, cielo e lì in mezzo piccolo e in balia, qualcosa di umano.
Mondi attigui ma separati, mondi che attingono uno dall’altro ma mantengono la loro unicità (sì, me ne rendo conto, sono ancora perdutamente innamorata del Giappone), mentre l’umano vive, o sopravvive, in mezzo a loro.

Il Kumano Kodo regala grandi paesaggi, storia e immagini, dal mio punto di vista è un bel posto per viverci.
Arrivate a Tanabe siamo state accolte dal torii Oyunohara, impossibile non vederlo, è il torii più grande al mondo.

E’ chiamato, da alcuni, anche il Torii delle risaie, poiché si erge, enorme, dai campi di riso tutt’intorno. E’ considerato un luogo di grande forza energetica, che aiuta a ricaricarsi. Sarà vero, non sarà vero, non so. So che stare lì era bello, oserei dire maestoso come il suo torii. Nel cielo sorvolava continuamente un’aquila, anche a basse altezze, sembrava un guardiano del luogo.

A poca distanza c’era un santuario piccolo piccolo, dedicato a Ubutasha, il Kami delle donne.

Abbiamo visitato anche il famoso Santuario Kumano Hongu Taisha (di cui come al solito non ho foto), perché già sapete della mia passione per le statuine o per le persone. Qui ho fotografato le persone davanti al “saisenbako”.
Sì, se ve lo chiedete, l’ho fatto anche io.

Momento cultura. Inizio
Davanti all’altare ci si inchina di fronte al “saisenbako” (la cassetta devozionale), si fa l’offerta, e a quel punto si tira la corda per far suonare la campana che scaccerà le entità cattive. Si fanno due profondi inchini, due battiti di mano, mentalmente si recita una preghiera, un ultimo inchino e si va via.
Momento cultura. Fine

Tardo pomeriggio siamo ripartite alla volta di Shingu, dove nonostante non fosse tardissimo, la città sembrava deserta. Nei piccoli centri, per la cena e il pranzo, hanno orari diversi da noi.

Abbiamo acquistato a un kombini la cena e ci siamo ritirate a bere birra e makgeolli (vero che il sospetto che sia una vacanza un pochetto alcolica, diventa sempre più realtà?).
Il giorno saremmo partite verso Atashika, ma questo è un altro post.

KUMANO KODO – NACHI (e l’albero della rinascita)


Siamo partite la mattina presto dalla cittadina di Shingu per arrivare alla cascata di Nachi. Shingu è in un posto strategico, con i mezzi puoi arrivare al Koumano kodo (alle sue spalle) o sull’oceano pacifico (che è di fronte). Di quella mattina ho amato la città con i suoi spazi vuoti, la donna uscita da film e l’arrivo all’altra cittadina, anch’essa semivuota.

Abbiamo preso un altro bus e ci siamo dirette alla cascata di Nachi.
Imponente è ho detto tutto.

Il luogo è bellissimo, e capisco perché viene considerato un luogo dove vive un Kami. La cascata è considerata, insieme a tutto il Kumano kodo, patrimonio Unesco, e fa parte dei siti sacri. E’ la cascata più alta, a salto ininterrotto, del Giappone (ve ne sono altre più alte, ma con salto d’acqua interrotto). Al solito io non fotografo i santuari o templi, ma mi perdo con animaletti e statue.

Potrei scrivere molte cose di questo luogo, ma non renderebbero mai la sensazione, e quindi lascio fare alle foto. Foto che hanno anche loro limiti. Non possono farvi sentire il calore del sole tra gli alberi, il fruscio del vento, la pace che avvolgeva tutto, la camminata sotto gli alberi, gli scorci di paesaggio.

Posso capire il perché della nascita della religione shintoista dopo aver visto questi luoghi.

Prima di andarcene dal Santuario Kumano Nachi Taisha, io e Paola abbiamo attraversato l’albero della rinascita. Un albero cavo che attraversi da una parte, sali e riesci dall’altra. Se lo attraversi, ti assicuri un’altra nascita. Io ero indecisa se farlo, pensavo “Un altra vita… non so se ce la posso fare”. Paola mi ha convinta e lo abbiamo attraversato… quindi portate pazienza, dovreste subirmi ancora in un prossimo futuro, non ben definito, insomma prendetevela con lei!

Momento cultura. Inizio
L’albero di cui ho scritto sopra è nel santuario, e un grande albero di canfora. Quest’albero ha quasi un migliaio di anni ed è considerato sacro. Il suo tronco cavo (naturalmente) permette di entrare al suo interno.
Momento cultura. Fine

Andate via ci aspettava il Santuario Kumano Hongu Taisha e il suo imponente torii, ma questo è un altro post.