WEATHERING WITH YOU


WEATHERING WITH YOU
(Tenki no Ko)
Anime Giapponese del 2019 durata 1h 52m
Genere: Fantastico, Sentimentale, Slice of life
Scritto e diretto da Makoto Shinkai
Su Netflix

Non sono una grande consumatrice di anime, ma ci sono degli animatori/registi che hanno fatto breccia in me. Di questi artisti guarderei gli anime anche se non avessero dialoghi ma solo immagini e musica, perché riescono a comunicare attraverso queste, più delle parole stesse. Uno di questi è Makoto Shinkai (cito due titoli per farvi capire di chi parlo: Your Name e Suzume, tra i tanti che ha fatto).

Le immagini, come suo solito, ti portano con sé, in un susseguirsi di poesia che si esprime nei tratti e non nelle parole. La trama molto “slice of  life” si dipana, inserendo, man mano, elementi di fantasia e mitologia giapponese.

Il finale, assolutamente non scontato per essere nato nella cultura giapponese, regala a questo film un’anima tutta sua.

Makoto Shinkai ha fatto dei riferimenti ad alcune sue opere all’interno dell’anime. Per chi ha visto “Your Name”, vedrà dei micro camei dei due protagonisti: Taki Tachibana e Mitsuha Miyamizu (il primo in visita alla nonna e la seconda in un negozio, mentre si annoda il nastro rosso tra i capelli).

TRAMA

Hodaka scappa da casa, una piccola isola sperduta giapponese e approda a Tokyo. E’ pieno di sogni e speranze ma ben presto si ritrova in una situazione difficile. Oltre a non avere possibilità economiche si ritrova a vivere in una Tokyo cupa e piovosa, in un clima fuori gli schemi soliti.

Dopo molte peripezie, grazie all’interessamento di un giornalista molto particolare, trova lavoro presso di lui come scrittore per una rivista sull’occulto.

Un giorno Hodaka incontra Hina, una ragazza che era stata gentile con lui quando era appena sbarcato a Tokyo, solo e sperduto.  Hina è allegra e sorridente, e Hokada scopre ben presto, che possiede una strana abilità, ha il potere di fermare la pioggia e liberare il cielo dalle nuvole.

SHIRAHAMA (Oceano pacifico e onsen)


Abbiamo salutato Kyoto con questo azzurro, la nostra meta finale era Shingu, ma avremmo fatto tappa a Shirahama, sull’oceano pacifico, e questo azzurro era l’ideale per quello che avevamo in mente.

Kyoto Tower

Arrivate a Shirahama stazione, abbiamo preso un bus che ci avrebbe portato qualche chilometro più avanti, dove ci aspettava un onsen a cielo aperto fronte oceano.
Non ho foto dell’onsen e/o all’interno perché (chiaramente) è vietato scattare foto, essendo tutti nudi come mamma ci fece. Noi siamo andate a un onsen pubblico, quindi con separazione uomini-donne. In particolare questo onsen era frequentato solo dagli abitanti del luogo (i posti migliori) e costava pochissimo, 500¥ che al cambio diventavano 3€.

Saki-no-Yu Onsen

Questo era il primo ingresso, si scendeva ancora una ventina di metri e ti trovavi fronte oceano, al vero ingresso dell’onsen.

L’onsen è una sorgente termale naturale d’acqua geotermale calda della terra (il lato positivo dei vulcani).  L’acqua degli onsen giapponesi è considerata tra le più curative al mondo.  Cosa fa? Tra le tante cose, migliora la circolazione sanguigna, abbassa lo stress, aiuta nei dolori articolari e fa diventare la pelle più sana e bella.

C’è un’etichetta per entrare negli onsen: lavarsi prima di entrare e una volta entrati essere rispettosi degli altri, quindi non parlare a voce alta, non nuotare, non fare spruzzi e tenere i capelli legati lunghi in modo che non entrino nell’acqua.

In alcuni onsen è vietato entrare con i tatuaggi. Io e Paola siamo portatrici sane di tatuaggi, prima di entrare abbiamo chiesto se potevamo farlo; in questo era possibile (ormai moltissimi permettono i tatuaggi).

Consigliano di non restare in acqua troppo a lungo (io non sarei mai uscita), perché immersioni prolungate possono disidratare (pare assurdo poiché si è in acqua). Le donne locali, di tutte le età dai pochi anni agli ottanta, infatti, rimanevano 10/15 minuti, e poi uscivano. Inoltre sarebbe meglio non lavarsi una volta terminato, così che i minerali contenuti nell’acqua termale continuino a lavorare sulla pelle.

Uscite dall’onsen abbiamo fatto un giretto lì intorno, anche alla ricerca di un kombini. Non avete idea di quanto io ami questi paesini, dove il decadente e il lussuoso, coabitano senza problemi a distanza di pochi metri.

Come la chiamano loro Wabi Sabi? La bellezza dell’imperfezione e della transitorietà.
Forse vi parrò strana, ma io trovo una poesia struggente in questo, forse complice anche un carattere con una vena varicosa di malinconia, fin dalla nascita.

Non solo, a volte trovi il kitsch, che ti domandi perché e trovi tombini che vorresti portarti a casa.

Alla fine siamo riuscite a trovare un 7-eleven dove comprarci la cena (saremmo arrivate tardi a Shingu, nel nostro hotel tempio) e la merenda. L’onsen ci aveva messo una fame incredibile. E lì ho trovato un pezzo di Italia, che mai avrei pensato di trovare in un paesino della prefettura di Wakayama.

Con la cena e la merenda nel sacchetto siamo ritornate alla stazione per prendere il treno che ci avrebbe condotto a Shingu. Non so se lo sapete, ma in Giappone non puoi mangiare camminando. Puoi solo nelle aree attrezzate (se ci sono, e non sempre ci sono) dei kombini o dei locali che vendono cibo. Quindi eravamo in stazione con una fame tremenda e la non possibilità di mangiare. Abbiamo visto delle panchine imboscate e abbiamo chiesto al capostazione se potevamo mangiare lì. Lui gentilissimo ci ha dato il permesso, praticamente eravamo accanto alla zona fumatori (è vietato anche fumare all’aria aperta se non nelle apposite zone).
Ragazzi, nonostante il permesso, mi sembrava di commettere un atto altamente illegale!

Finita la merenda, avendo ancora molto tempo prima dell’arrivo del treno, abbiamo deciso di fare un giro della zona, e siamo piombate in un anime di Makoto Shinkai.

Magliette appese alla finestra ad asciugare,
è stato un attimo sentirsi dentro un anime di Makoto Shinkai

Passeggiavamo in questo paesino di campagna nel nulla, silenzioso e solo con noi che camminavamo, con immagini davvero da anime.

All’improvviso, tra magliette stese al vento ad asciugare, distese di campagna verde e arance che maturavano lungo la strada, è partita in lontananza, ma ben udibile, la campanella della scuola.
Se non siete otaku (grandi o piccole che sia), se non avete visto almeno un anime, non potete capire la commozione di sentire quell’inconfondibile suono, la campanella della scuola (uguale in tutto il Giappone), quella che segna l’inizio e la fine della scuola (quindi noi sapevamo che erano le cinque del pomeriggio).
E niente… piombate del tutto nel mondo di Makoto Shinkai e Hayao Miyazaki!

Dopo esserci riprese dall’intenso momento di commozione della campanella, siamo ritornate alla stazione, dove ci aspettava il treno.

Ve l’ho già detto che amo i Giapponesi vero?

Questa era la stazione e il treno che in tarda serata ci avrebbe portato a Shingu, ma questo è un’altro post.