IL VAFFA TUTELATIVO E DINTORNI

Settimana scorsa il mio corpo ha stabilito che avrei passato una nottata alternativa e fuori dagli schemi. Così mi son ritrovata al grand hotel “Pronto Soccorso”.  Quella notte ho fatto delle scoperte su me stessa.

FATTO: Piegata in due dal dolore. Progenie mi sorregge e mi aiuta a camminare. Davanti all’unico ingresso pedonale del pronto soccorso ci sono due persone che incuranti “aifondano” a gogò.  Progenie chiede: “Per favore dobbiamo entrare”. Persona a destra si sposta e imbecille a sinistra (d’ora in poi chiamato IS) non si sposta continuando tranquillante ad “aifonare”. Progenie chiede un’altra volta “Perfavore” e finalmente IS si sposta blaterando qualcosa indispettita.
A quel punto, sempre piegata in due,  mentre cammino con la velocità di una lumaca artritica, lasciando alle mie spalle IS,  sento il tono alto della mia voce esprimersi in un soave e femminile francesismo: “Ma vaffanculo“.  IS, credo sorpresa,  risponde contrariata alla mia pronuncia francesista e a quel punto allora gli lancio la maledizione “Ti venisse quello che ho io”.
SCOPERTA: Ormai ho in Vaffa tutelativo incorporato, parte il pilota automatico, quando la sottoscritta è fuoriuso.

FATTO: Al pronto soccorso mi danno il codice giallo e un bicchierino vuoto del tè dei distributori,  mi dicono: “Vada in bagno se riesce a far un pò di pipì qua dentro”. Progenie mi accompagna al bagno, nel mentre io penso “Alla faccia dei contenitori sterili”. Faccio, esco e nel mentre leggo “Si prega di chiudere la porta”.
Senza forza e sotto attacco di colica, cerco disperatamente di chiudere senza riuscirci. Progenie dice lascia perdere. Io penso e dico “Non si può, devo chiudere”. Progenie INSISTE, “Lascia perdere, ci penso io, lascia perdere”.
SCOPERTA: Il dolore non cambia come sei fatta dentro.

FATTO: Il codice giallo mi fa saltare tutta la fila del pronto soccorso (per una volta sono prima!), oltre una ventina di persone, mi osservano scrisciare verso le porte del paradiso, dove il dolore sparirà. Entro, breve colloquio con una dottoressa e poco dopo puntura su natica sinistra.
SCOPERTA: “V come Voltaren” altro che “V come Vendetta”

FATTO: L’antidolorifico molto lentamente si dipana nel corpo, piano piano diminuisce il dolore e quando questo accade penso “qualche giorno fa scrivevo che son disabituata alla felicità, col cazzo basta così poco, una puntura e sono felice”.
SCOPERTA: La felicità è un punto di vista variabile anche all’interno dello stesso soggetto.

FATTO: Alle tre del mattino decidono che devo far anche una visita ginecolica. Al reparto di ginecologica mi visita un dottore molto carino, sembra abbia 25 anni, ma i capelli grigi fanno capire che 15 in più deve averli. Ecografia interna con gel (non scendo nel dettaglio).
SCOPERTA: Quando hai il pane non hai i denti e quando hai i denti non hai il pane.

FATTO: Mi trattengono dentro il pronto soccorso fino alla mattina dopo. Stordita, dolorante continuo ad ascoltare e vedere cosa accade intorno a me, fino a che spossata per un paio d’ore crollo.
SCOPERTA: la mia mente non si ferma mai e coglie aspetti del mondo esterno e li raffronta con quello personale interno. Detto in parole povere, neppure il dolore fisico mi fa smettere di essere una segaiola mentale.

Se ve lo state domandando, ve lo dico, ora sto bene. Non sarei qui altrimenti a scrivere di me più o meno seriamente e nel contempo pensare che non tutto il dolor vien per nuocere.

18 pensieri riguardo “IL VAFFA TUTELATIVO E DINTORNI

  1. Ma renale? O epatica?
    Mica ho colto quella del pane, sai.
    Nel senso. Che tu, il bel dottore, lo avresti anche sperimentato, se solo stavi meglio????

    1. Parrebbe renale ma non lo sanno, tipo parrebbe ma non son sicuri, ho fatto una eco ginecologica in ps e una dell’addome intero ieri mattina ma non ho nulla….. insomma al ritiro dei referti devo andar dal mio medico e “indagare”.
      Io credo sia renale.

      Quella del pane era una battuta con il dottorino, nel senso che spesso la vita ti offre quando non puoi. Non chiedermi perchè, forse deliri da colica, ma mentre mi “ecografava” l’interno e faceva male, pensavo come la stessa cosa può avere aspetti diversi.

      PS: io ahimè, non son capace di “sperimentare” gli uomini, vorrei a volte, sarebbe tutto più semplice e facile.

  2. ma una curiosità… alla fine con che codice ti hanno chiuso la pratica al PS?
    per lavoro mi capita di accompagnarvi persone e ce li giochiamo sti colori.. un terno al lotto 🙂
    spero tutto bene ora comunque.

    il “bene allertato”, tutto tuo, mi fai onore, davvero :*
    l’altro quesito sul Daniele … per mail, se capisco quale è la tua

    1. ommidio…. O__O con che codice mi hanno chiuso la pratica!? E dove lo leggo sul foglio di pronto soccorso?

      So che son entrata con con il codice giallo, qua ti danno i braccialetti tipo quelli delle feste, una volta appiccicati non puoi toglierli e rimetterli per intenderci.

      Email: Non ti trovo più come pagina su fb, possibile? Altrimenti te la mandavo in privato

      e grazie ancora per il “bene allertato”

  3. “La felicità è un punto di vista variabile anche all’interno dello stesso soggetto.”

    Guarda che a tenersi fermo questo assunto riesce quasi ad andarti tutto di lusso poi.
    Mi spiace per sta storia, ciò preso la residenza nei P.S., certe rotture de cojoni… Bacetto.

    1. E però è così se ci pensi, quello che ieri ci rendeva felici o infelici spesso oggi non lo fa più……. se me lo ricordassi più spesso mi andrebbe di lusso la vita 😉

      (preso il bacetto)

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