DIRE: Aver tanto da dire, scrivere, e così poco tempo per farlo.
Vorrei tanto poter scrivere più a lungo e di più sul blog, ma rimando sempre, per l’endemica mancanza di tempo, e quando mi ci avvicino, lo faccio a spot e per brevi scritti, come questo.
Dire con la voce ha un risvolto diverso. A volte vorrei farlo, ma mi ritrovo invece in silenzio, muta ad ascoltare. Mi domando sempre più spesso se abbia senso che lo faccia, se la persona davanti a me comprenderà, o se sto sbagliando io a parlare. Viviamo in un’epoca piena di parole e social e ci comprendiamo sempre meno. O forse, semplicemente, è solo che negli anni invecch… ops, errata corrige, divento orsa saggia.
FARE: Faccio tanto anche se penso di far sempre poco. Ma credo dipenda dal carattere. Mi sembra sempre di non fare abbastanza, e quindi di non essere, mai abbastanza.
Oltre al lavoro full time e alla mia grande family interraziale, inserisco anche la scuola di nutrizione olistica, il corso di terapia vibrazionale, il corso di tedesco e qualche corso qua e la random. Mi incasino la vita insomma, anche se lo faccio con (quasi tutte) cose che mi piacciono.
BACIARE: E’ passato così tanto tempo dall’ultima volta. L’ultima volta che ho baciato è stato anni fa, e l’ho fatto una sera estiva di luglio, con un moijto (il terzo) in mano e a fianco un “non più” amore.
Sì, ne sono consapevole, è uno spreco, anni senza baci è un pò come vivere a regime ridotto. Ma i baci son un atto molto profondo, permetto ai tuoi oltre 700 batteri (tra buoni e cattivi) di entrare in contatto con i miei 700 (buoni e cattivi), scambiandoceli. Permetto a qualcosa di non mio di diventare mio, e ti do qualcosa di mio facendolo diventare tuo.
Non vi sembra poetico scritto così? Solo perché non vedete la metafora di accettazione “nel bene e nel male”.
LETTERA: Questo scritto lo posso considerare lettera? Io direi di si, come tutto il blog. Lettere che scrivo a me stessa, ma che spedisco in giro ad cazzum. Qualcuno legge, qualcuno si ritrova, qualcuno legge qualcosa che non ho scritto. Tutto ciò è bellissimo e, quindi, per effetto traslativo io scrivo lettere bellissime (modesta è il mio secondo nome).
TESTAMENTO: Non ci penso. Solo e semplicemente perché credo che il testamento sia la nostra vita. Agli altri lasceremo il ricordo di quello che abbiamo vissuto.
la tua raffinatezza al femminile emerge qui, con un pizzico di amarezza, con colori che credo di percepire.. con stima
r.m.
Tu usi i colori per parlare e quindi attraverso i colori conosci le persone, le tue parole e il tuo dipinto son sempre con me :*
come ben sai i colori, per me, restano specchio non meccanicistico della vita, quindi..
❤
Sai che io stavo pensando di fare un testamento?
Ma non di quelli classici, con una lunga litania di lasciti (anche perché posseggo ben poco). Ma solo per raccontare qualcosa e lasciare un “testamento” più spirituale che “fisico”.
può esser un’idea, ma, personalmente, l’idea di scrivere di me ai posteri, non so mi sembra strana 🙂
quando si faceva dire fare baciare il dito del bacio era sempre il medio…casualità?
il dito del bacio… oddio sta cosa mi sfugge, noi quando veniva baciare dovevamo usare le labbra, non il dito 😛
ops… ci sono arrivata ora, sto perdendo colpi…
si ma quando c’era la penitenza, si chiudevano gli occhi del penitente con una mano e con l’altra si faceva scegliere la penitenza…pollice=dire indice=fare etc.
La metafora del bacio credo che possa diventare materia di studio per chi ancora non ha capito cosa significa baciare.
Eh… le metafore servono solo a chi vuol comprendere…
Chi “non vuole capire” ci pattina sopra come se fosse ghiaccio e dovesse vincere una gara di velocità