ORANGE DAYS

ORANGE DAYS
(Orenji Deizu)
Romantico, Life, gioventù
Anno 2004 – 11 episodi da circa 45m
Su: Netflix

TRAMA

Yuuki Kai (Tsumabuki Satoshi) studia psicologia all’università, già pensa a cerarsi un lavoro per entrare di diritto nel mondo degli adulti. La cosa però non è facile e trova delle difficoltà nel farsi assumere.

Nel campus universitario incontra una ragazza che suona il violino, la ragazza è Hagio Sae (Shibasaki Ko), nonostante abbia un aspetto dolce, ha una personalità forte. A causa di una malattia è diventata sorda e odia quando la compatiscono, per proteggersi ha chiuso le sue emozioni al mondo esterno.

Un giorno Kai si ritrova a un appuntamento con Sae al posto di un suo amico, e così facendo conosce Sae e una parte della sua personalità più piacevole.

I due ragazzi si trovano simpatici, e cominciamo a frequentarsi tra i loro amici, sviluppando tra tutti un legame e tra loro due una bella amicizia.

OPINIONE PERSONALE

Ho iniziato a vederlo, e mi ha conquistato subito. All’inizio mi ha ricordato un drama con Ren Meguro: “Silent”.

Due cose, però, mi lasciavano perplessa, i capelli di lui e il tipo di cellulari che usavano nel dorama. Ho pensato che una parte del drama si svolgesse nel passato, ma non cambiando, dopo un paio di episodi mi sono decisa e ho guardato l’anno d’uscita, ed era 2004!

Questo mi ha fatto amare ancora di più questo jdrama. 
A parte la tipologia dei telefonini era rimasto con una trama “moderna”. Anche lo svilupparsi delle emozioni e dei sentimenti (molto giapponese) era delicato e profondo.

A chi ama il romanticismo giapponese, nonostante sia un drama datato, lo consiglio. Vi porterà in un periodo in cui amore, amicizia e speranza per il futuro riempiono la vita delle persone.

INTERPRETI

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8 pensieri riguardo “ORANGE DAYS

  1. Ho 2 domande:
    1) Il mio personaggio preferito è Akane, il tuo?
    2) Cosa intendi dire quando affermi che in questo jdrama lo svilupparsi delle emozioni e dei sentimenti è molto giapponese?

    1. 1) il mio personaggio preferito è Aida Shohei, così poco perfetto.
      Spesso vengo attirata dalla perfezioni delle imperfezioni (senza contare il fascino del “cattivo ragazzo” 😛 ), perché la vita delle persone lo è; quindi i personaggi mi risultano più reali.

      2) Vediamo se riesco a spiegarmi in poche parole in un commento (non mi risulta semplice farlo).

      I giapponesi, la cultura giapponese è composta da dicotomie.
      Per farti un esempipo: parlano di se, parlano con gli altri, si rapportano in maniera tendenzialmente “gentile e distaccata”, anche se sotto bolle un vulcano.

      Accade quindi, che quando parlano delle loro emozioni, lo fanno piano, a volte quasi nascondendosi, con un rispetto che rasenta (potrebbe sembrare) il poco interesse, dimostrandolo attraverso però i piccoli gesti. Nel contempo però l’emozione è forte e profonda, che ti scava dentro e raggiunge parte di te con cui raramente entri in contatto.

      Chiaramente non vale per tutti i giapponesi, sto parlando dell’aspetto culturale.

      E non so neppure se sono riuscita a spiegarmi… spero 🙂

      PS: Perchè il tuo è Akane?

      1. Perché è di una dolcezza infinita. E infatti mentre guardavo la serie tv mi interessava quasi di più la sottotrama che la riguardava della storia d’amore principale! 🙂

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