Il mio paradiso è formato da zolle, ma pure il mio inferno

In questi giorni sono tornata per due volte nella mia terra d’origine, il Friuli.
Ottocento chilometri, otto ore tra andata e ritorno, macinati nell’arco per due volte.
Di solito ascolto musica di cui non capisco o capisco poco le parole, cosicché anche le parole diventino suono e io ascolti solo quello. Questo perché quando comprendo il testo, la musica rimane sullo sfondo e salgono i pensieri sulle parole che ascolto. Parte allora (come direbbe un mio amico) la segaiola mentale.

Ed è così che, nel ritorno notturno, ho ascoltato Ligabue e la sua “Niente paura”.
Come i salmoni nel periodo dell’accoppiamento, eccoli lì i ragionamenti che risalgono.

In questo periodo non so se mi sono (se mi sto) guadagnando zolle di paradiso o zolle d’inferno. Ho comportamenti buoni (a volte), ma molti pensieri cattivi.
Il confine tra giusto e sbagliato, tra buono e cattivo, tra bene e male, a volte è così labile nella mia vita. Questo mi confonde.
Lo guardo, quel cielo, e me lo domando: oltre alle promesse nascoste, perché ci nascondi la semplicità del vivere?

Da queste parti sono passati uomini, ma nessuno per un minuto. Vorrei dirvi “pochi ma buoni”, e invece devo dire “pochi ma scadenti”. Raramente ho fatto scelte giuste per me.
Sia ben chiaro: non è colpa loro, ma colpa mia e delle mie scelte, ciò che non è adatto a me potrebbe essere adatto a un’altra persona.
Qualcuno non è partito: l’ho mandato. Ma non se ne va

E penso a Gaza, penso ad alcuni dei nostri politici, penso a Trump, penso a Putin, penso… e mi sale una rabbia, e un istinto che… ecco, una zolla in più d’inferno me la sono guadagnata. Gaza e Israele, forse anche due zolle da sole.

È vero, i sogni passano perché uno se li fa passare, ma spesso se li fa passare perché non ha alternative. E quindi li vedi finire, e sospiri vedendoli bruciare nel fuoco della realtà.
Mentre lo fai, tieni ben stretti quelli a cui non potrai mai rinunciare.

I desideri, croce e delizia della mia vita. Quelli che vorrei, ma che ho paura. Paura di esprimere, perché temo la delusione e soprattutto il prezzo del desiderio.
Così, negli anni, ho smesso di desiderare, ed è stato l’errore più grosso che potessi fare. Se non desideri, non vivi.
Con il tempo ho imparato che desiderare è sano, avendo la consapevolezza che è sempre un “do ut des”, devi far spazio ai nuovi desideri e per farlo devi togliere qualcosa (preferibilmente che non ti serve più).
Quindi oggi desidero con cautela!

Vedete perché è meglio che ascolti canzoni di cui non capisco molto il testo?
Vi avrei risparmiato questo post!

“PS: Se voleste anche ascoltare la canzone cliccate qui”.

15 pensieri riguardo “Il mio paradiso è formato da zolle, ma pure il mio inferno

  1. Sai cosa si dice dei desideri, vero? “Quando gli dei vogliono punirci, esaudiscono i nostri desideri”.

    Io, che non ho la tua capacità diapason di assorbire e ritrasmettere le emozioni, sto tentando di fare mio questo aforisma:

    “L’universo è solo un vuoto crudele e indifferente, la chiave per la felicità non è trovare un significato, ma tenersi occupati con stronzate varie fino a quando è il momento di tirare le cuoia.”
    (Mr. Peanutbutter)
    ((N.B. non ho mai visto la serie BoJack Horseman su Netflix))

    p.s. meno male che ascolti, così posti 😉

    1. Un mio amico me l’aveva consigliata (BoJack Horseman) io ho provato a vedere qualche episodio ma… non mi ha preso, non è il mio genere credo.

      Poi spesso son già cinica io, se mi metto a leggere/sentire cose ciniche :))) è la fine…

      Però la frase “Quando gli dei vogliono punirci, esaudiscono i nostri desideri” mi piace troppo perché la sento un pochetto vera in fondo!

  2. Devo comunque darti ragione sulla “scadente” qualità dei maschi. Donne come te, importanti, ci mettono una fifa blù. Esaltate tutte le insicurezze croniche che ci portiamo addosso.

    Basterebbe capire che non c’è nulla da dimostrare (e possedere) e si vivrebbe meglio.

    Ma d’altronde, come ripeto sempre, senza ‘sta differenza di sensibilità non ci sarebbero molte forme d’arte (in primis la musica 😉

      1. Guarda anche a me, tolte un paio, la musica non piace, sono le parole che m’incantano. Forse lo stesso motivo per cui da ragazzino lo ascoltavi… noi siamo consumatori di parole: dette, scritte da altri, scritte da noi e ascoltate.

      1. sai che io invece, più invecchio e più crescono i sogni? sarà che lavorativamente parlando, per la prima volta, sono stimolatissima

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