NON IN MIO NOME


Quando ero piccola, guardavo film in bianco e nero, parlavano dei campi di concentramento nazisti, di uomini che soffrivano e di uomini che torturavano.
E io mi domandavo perché? Come può essere accaduto? Rimanevo in silenzio davanti a quelle immagini e pensavo meno male non accadrà mai più.

Quando ero piccola, ma un po’ di meno, il film era a colori, “Urla del silenzio”, sempre campi di concentramento ma in Cambogia, gli uomini soffrivano ancora e altri uomini stupidi uccidevano. Io sentivo dolore, profondo, intenso che risaliva fino al respiro trasformandosi in rabbia attraverso le domande. Perché? Come può essere ancora accaduto? Nessuno li ferma? Come possono gli uomini far questo? Forse non sanno di quello che hanno fatto i nazisti, non sanno che non porta a niente E nel buio del mio letto stemperavo rabbia e lacrime insieme. (Chi l’ha detto che l’empatia è sempre una bella cosa?)

Quando ero piccola, ma molto molto meno, non guardavo un film ma sfogliando una rivista, rimasi bloccata. Vedevo le foto delle persone dei campi di concentramento nazisti, uguali identiche, ma a colori. Come era possibile? La scritta “Campi di concentramento serbi in Bosnia” sotto le foto fu un colpo allo stomaco. Perché? Ancora?! Come era possibile? Come poteva ripetersi questo in europa mentre la cicatrice degli orrori nazisti era ancora pulsante? Come potevano ripetersi le stesse ferite in europa? Incredulità e rabbia, profonda. Come è possibile, che accada ancora?

E oggi vedo Aleppo, la Siria (ma in mezzo c’è un universo di guerre e dolori) e mi domando ancora “Ma come è possibile, come possono farlo, a che pro, secoli di guerra di sangue e di morte non insegnano niente”. I campi di concentramento non li vedo (ma so che ci sono) in compenso vedo i bombardamenti e sotto loro le persone, uomini, donne, bambini, animali, essere viventi come me.
COME CAZZO E’ POSSIBILE?! Io non mi capacito, non riesco, ci provo a dirmi è la natura umana, ma non riesco a crederci.

Perché, no, non è la natura umana, è una scelta di ogni singolo uomo.
Caino o Abele.
Abbiamo tutti nel dna i filamenti di entrambi, ma la scelta di chi essere è nostra. Io so di esser Caino, a volte sale prepotente, credo anche di esser capace di uccidere se costretta in alcune circostante, ma scelgo ogni volta di esser Abele.

Quindi no, sappiatelo voi che dirigete il mondo, spostando uomini e armamenti sulla carta, pensando che quella sbavatura sul foglio sia inchiostro e non sangue, voi non mi rappresentate.

Vittime che diventano carnefici e carnefici che diventano vittime, in una ruota perversa di dolore.

Quello che hanno fatto, quello che fanno, quello che faranno, sappiatelo NON è IN MIO NOME.

yesod by peter mohrbacher

Sarà un viaggio senza ritorno
Con un biglietto di sola andata
Ci sta chiamando la propaganda
Non in mio nome, non in mio nome.

Non ha insegnato il dolore
Più di una guerra mondiale
Non sarò io a farli andare
Non in mio nome, non in mio nome.

Contro un presunto nemico
Di civiltà e religione
Bocca che beve petrolio
Non in mio nome, non in mio nome.

Vogliono fare una nuova guerra
E noi dovremmo partire
Come animali al macello
Non in mio nome, non in mio nome.

Non certo in nome di mio fratello
Cuore migrante a lavorare
Nemmeno in nome di mio padre
Che mi ha insegnato a rispettare
Neanche in nome di mio nonno
Che dalle bombe dovette scappare
Perché mio figlio guarda sempre avanti
E noi avanti vogliamo andare.

Perché il mercato e l’economia
Contano più delle persone
Per i dollari e l’oro nero
Non in mio nome, non in mio nome.

Non partiranno i governanti
Né Sua Eccellenza, né il Parlamento
Ci manderanno giovani in armi
Non in mio nome, non in mio nome.

Non certo in nome dei bambini
Che vogliono solo giocare
Nemmeno in nome del vostro Dio
Che si è perso e non sa tornare
Neanche in nome dei soldati
Che la paura li fa tremare
Perché non sono pronto alla morte
Non ho bandiere da insanguinare.

Non in mio nome, non in mio nome…

Ma ti ricordi i fiori nei campi
Là dove un giorno cadevi in battaglia
Restano solo fiori tagliati
E un mare rosso impastato alla terra.

Il presidente sta vomitando
La sua bugia sulla nazione
Io non rispondo alla chiamata
Non in mio nome, non in mio nome.

Non in mio nome, non in mio nome…

(“Casa del vento” credits)

IO RICORDO. ENTRAMBE.


Io ricordo. Ricordo foto in bianco e nero…

Pensate all’olocausto vero? La foto potrebbe aver fissato uno di quei “ritrovamenti” dei campi all’arrivo degli alleati, potrebbe ma non lo è, questo è un ricordo più vicino a noi nel tempo.

In questa giornata dove tutti “ricordano” pensate che questo sia l’ennesimo post e foto sul giorno della memoria?
In parte lo è. Questo post è anche quel ricordo, però questa foto non è dell’olocausto questa foto è dei campi di Sabra e Chatila.

E ora all’improvviso la memoria si colora.

Io ricordo, ma ho una memoria multitasking, ogni volta che ricordo uno, ricordo l’altro.
Io ricordo che l’umana stupidità non ha confini di razza, di religione e di territorio.

Io ricordo. Entrambe.