EPPURE


Io amo le comodità, i bagni caldi, i camini accesi d’inverno, le spa costose, i bei vestiti, gli oli preziosi, l’aria condizionata d’estate, le bibite fresche, dormire quando voglio e i viaggi.
Mi sento a mio agio tra divani morbidi e sontuosi, tra amache che dondolano mosse dal vento tra gli alberi, nella sabbia tiepida che mi accompagna al tramonto verso il mare.
I miei occhi si nutrono di colori tenui, di dipinti accesi, di sculture dalle forme strane che solleticano la mente e da immagini che parlano senza intermediari alla mia anima.
Diciamolo, ho una predisposizione naturale al lusso e all’agiatezza, ciò che è dovere e fatica mi fa storcere il naso come bimba viziata.

Eppure.

Molte volte ho rinunciato a tutto questo e a qualcosa di più per non indossare il collare che mi avrebbe agganciato alla catena di qualcuno. Di catena ne avevo già una io, fin dalla più piccola età, chiamata dovere. “Dovere” però era quella che mi permetteva di non portare collari altrui. Prima o poi la spezzerò, perché nel frattempo, si è consunta negli anni.

Vorrei dire che l’unico collare che posso portare è quello che scelgo io e che di solito ha i colori dell’amore. Ma so che alla lunga nessun collare fa per me, neppure quello che ho scelto io. La verità è che l’amore non porta collari, porta libertà, ma gli uomini lo dimenticano.

Sarà per questo che io alla fine scelgo sempre Eppure.
Photo by Ivan Maranov