VAJONT


La prima volta che ne ho sentito parlare fu per caso, era il 1997 zappando con il telecomando arrivai su rai2 e lì Paolini riusci a tenermi inchiodata.
Paolini, grande attore ieri come oggi, mi porto dalla comodità di casa mia a quella notte fredda e spaventosa; ho vissuto attraverso le sue parole minuto per minuto, alla fine dello spettacolo ero esausta e piena di rabbia.

Qualche anno dopo nel 2003, conobbi Willy. All’epoca mi regalò due libri che aveva scritto. Uno di questi parlava del suo essere un sopravvissuto alla stessa tragedia quando aveva poco meno di due anni.
Lessi e rimasi inchiodata sul divano, mentre gli occhi scorrevano su un fatto che avevo visto attraverso gli occhi e le parole di un attore e ora leggevo attraverso le parole di chi in qualche modo era là quando questo era accaduto.

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Ho con quella terra un legame di sangue, confine di nascita, di antenati. Quella terra, nonostante me ne abbiano portato via quando ero piccola, è tornata a me, negli anni, sotto forma di attori, di anime antiche e amici.

Per questo lo scritto di oggi, per ricordare i morti di allora e attraverso loro i morti di oggi molti chilometri più in giù. Morti di montagna ieri nel Vajont e morti di mare oggi a Lampedusa. Morti entrambi per la cecità umana.
Dio abbia pietà di noi.
Noi non ne abbiamo per la nostra specie né per le altre.