CALAMITA


Ti dipingo, mi hai detto.

Nella stanza abbandonata, con i mobili e le pareti coperte da lenzuola, hai iniziato ad usare le bombolette spray. Rosso, blu e un colore che non ricordo. Colori con furia.

Poi hai strappato tutto. Ti sei girato e mi hai detto “No, tu non sei questa” e sulla parete nuda e bianca hai usato un solo colore.

Dipingi un araldo, uno stemma tra l’oro e il giallo. Delle volute tondeggianti, a formare un ovale vuoto al centro, che uniscono altri ghirigori a formare delle ali ai lati.

Ti guardo, ti volti. Mi spingi al muro. Ma non è sesso, non lo facciamo. Ci guardiamo negli occhi. Precipi-ti-amo. Ti stacchi da me, non ti trattengo.

Il cuore mi esplode. Calamita il tuo del mio.
Mi si squarcia il petto nel desiderio di accompagnarti.

Non finirà mai questo cercarci per poi abbandonarci?

us

KINTSUGI


Sai quando una cosa fa TAC, si spezza, e tu non te lo aspettavi quel tac?

Certo lo sapevi che quella cosa col tempo non era più elastica, ma neppure ti aspettavi quel TAC interiore.

Kintsugi

Rimani esterrefatto, stupito, sconcertato. Ti ritrovi tra le “mani” con quei due pezzi separati.

Ti dicono che ci sia il kintsugi. Riparare le rotture riempiendole d’oro, così che tu non rimpianga qualcosa che non c’è più, ma esalti la storia della ricomposizione dandole valore. Bello. Bellissimo.

Sì, però, l’oro, stavolta chi lo mette?