PADRONA DEL MONDO


Il brusio del bar mi avvolge. Era tanto che mancavo a questa Milano notturna, fatta di Via Vigevano, locali, bicchieri pieni di ghiaccio, alcol e di rumore. Questo rumore di persone. Mi son sempre meravigliata del rumore assordante che fanno le parole la notte. Questo brusio costante e montante, mi aiuta meglio di un mantra, al distacco dal reale. E vedo.

Sorrisi a volte veri a volte un pò meno. Occasioni mancate, amori in erba, dolori nascosti da fette di lime, desideri pieni di zucchero, sigarette che anelano al cielo attraverso spirali di fumo, pause da quotidiane noiosità, tentativi di socialità per paura di solitudini, abbracci veri e gioielli che brillano nell’iride.

In queste fantasmagoriche visioni, lì, tra i tintinni dei bicchieri altrui, tra le labbra del cameriere che mormora qualcosa e la ragazza che ride, e lì vedo anche me. E comprendo. Non è il tempo che passa, non è la vecchiaia che avanza, o che ho staccato dalla vita notturna, né il fatto che beva solo acqua che mi fa sentire come se fossi un alieno. La differenza è dentro me, non fuori me.

Ero padrona del mondo. Il mondo intero mi apparteneva. Qualsiasi strada io cavalcassi era la mia strada. Che fosse Milano by night, il mare di Alicante, la verde Irlanda, la spiaggia del nostro Adriatico, un bosco delle marche, la città di Innsbruck, ovunque io fossi quel luogo era mio. Come un conquistatore prendevo spazio nel terreno e nell’etere. Senza esitazione. Il mondo era mio. Punto.
Mi apparteneva, lo percepivo, lo sentivo, lo possedevo con ogni mia singola cellula, sei mio! Il mondo percepiva me e mi faceva spazio.

La differenza, oggi, e che non cammino più come se il mondo fosse mio, ma come se ne camminassi ai suoi bordi, sempre pronta a caderne fuori.

Quando è accaduto? Chi mi ha spinto con questa maestria, da non farmene render conto, sul bordo del mondo e da tondo lo ha fatto diventare piatto? Poi penso che la colpa non posso darla a nessuno se non a me stessa.

Sorseggio l’acqua dalla bottiglia, mentre lentamente chiudo il tappo rimando il brusio lontano, spezzo il mantra, e mi penso amandomi.
Seppur in maniera diversa, il mondo sarà ancora mio, lo sento e lui mi sente.
E solo energia, ed io, sappiatelo, la produco.
photo by Peter Allen

Si, forse, avrei dovuto postare una foto notturna di locali e drink, di gente che ride e beve, ma in fondo mi sento rappresentata più da questa.
Sassi levigati dal mare, come anima levigata dal mondo e quella piuma caduta lì, perché in fondo lo ammetto qualche penna, nella vita, io l’ho persa.