Iu spick Inglish?

Facendo parte di quelle rare mosche bianche che a scuola hanno studiato francese e non inglese (ai tempi è capitato così: nelle sezioni dove mi avevano iscritta, quella era la lingua straniera da studiare. Sempre dalla parte sbagliata della fila io…), ad agosto 2023 mi ero iscritta ad un famoso istituto internazionale, una delle sedi italiane, per apprenderlo.

Sono sincera, nonostante siano passati quasi due anni, ho ottenuto scarsi, scarsissimi, risultati. In compenso il mio senso di frustrazione e di inadeguatezza è aumentato in maniera esponenziale.

Vuoi che non amo il suono di questa lingua, vuoi perché la studio non per “amore” ma perché è la lingua di interscambio mondiale attuale, vuoi che ti dicono che la grammatica è facile ma poi ci sono millanta eccezioni, vuoi perché è infarcita di frasi già precostituite che, a leggerle, sembrano astruse, ma hanno un significato ben preciso, vuoi perché c’è l’inglese inglese, l’inglese americano, l’inglese canadese e l’inglese australiano, vuoi perché studiare a vent’anni è un conto, e quando sei negli “anta” è tutta un’altra storia (o meglio: lo fai nello stesso modo, ma non funziona più).

Forse non sono portata per le lingue, forse è il metodo usato da questa istituto che non è confacente alle mie sinapsi. Sta di fatto che dopo due anni, se prima l’inglese mi era indifferente, ora lo odio.

Il metodo consiste nello studiare da soli a casa con i video che preparano loro, fare un paio di “conversation” al mese in sede con altri studenti (ogni tanto anche un evento speciale), dove si parla solo in inglese, e ogni due o tre settimane fare un “encounter”, sempre in sede o, volendo, online, con un madrelingua (a volte inglese, a volte americano, a volte irlandese, a volte canadese ecc ), per vedere se puoi passare al livello successivo.

Io sono “passata” ad ogni livello, ma sospetto che il fatto che io sia uno studente pagante aiuti… perché se io fossi la persona che mi fa l’encounter, non mi farei passare.

Secondo me quel metodo è molto efficace se tu, quando lo studi, hai studiato inglese a scuola (del resto quante cariatidi sono rimaste che hanno studiato francese a scuola?!) e successivamente vivi immerso nella lingua inglese, perché vivi in un luogo dove si parla o perché, per lavoro lo usi quotidianamente.

Confesso: sto valutando di abbandonare, almeno questo metodo di insegnamento che (secondo me) non è adatto a chi, a scuola, non ha già appreso (per alcuni anni) le basi dell’inglese.

Ho fatto tutto questo lunghissimo prologo perché volevo raccontarvi di un fatto che mi è capitato sabato, durante un “evento speciale” organizzato da questo istituto.

Una iniziativa carinissima e che mi è piaciuta, infatti, il fatto non riguarda la lingua inglese (nonostante, fino ad ora ne abbia detto di peste e corna), né l’istituto, ma una delle altre cinque persone che erano con me a questo evento speciale, e al concetto di “confini e limiti”.

E’ accaduto qualcosa che mi ha irritato moltissimo, altrimenti non avrei iniziato a fare questo post… Ma ormai, come al solito, il post ha preso una piega (sospetto che non sono io che uso i post, ma i post che usino me), e quindi viro con delle domande all’etere.
Il post sulla tipa che mi irritata e mi ha fatto riflettere sull’umana capacità di non rispetto, lo scrivo domani.

Le domande, per mera curiosità sono:
° Quale è il vostro rapporto con l’inglese? Lo amate? Lo odiate? Vi è indifferente?
° Quale è la vostra lingua preferita?
° Credete che ci debba essere una predisposizione alle lingue oppure basta impegnarsi?

Ps: anche se non parlo di Gaza (attualmente nei media oscurata dal conflitto che Israele ha innescato con l’Iran), il mio pensiero è sempre lì, alle persone.

16 pensieri riguardo “Iu spick Inglish?

  1. Secondo me, non è questione di età o di metodo. Cioè il metodo è importante ma più importante è metterci passione e quindi interesse e curiosità. Lo studio forzato ha sempre portato scarsi risultati.

    1. Sospetto allora che non imparerò mai l’inglese….. ma………….

      ……… so anche che la materia la ami o la odi a seconda di chi e come te la insegnano.

      L’ho scoperto con la fisica. Io pensavo, di indole, di esser portata solo per le materie umanistiche, e che matematica, fisica ecc ecc erano la mia criptonite.

      Poi qualche anno fa su Virgilio (tu ricordi i blog di virgilio?) ho conosciuto un professore universitario di fisica che scriveva di se e a volte di fisica. Mi ha fatto amare la fisica… e da lì ho capito la bellezza della matematica (che non so sia ben chiaro), della fisica e delle materie “scientifiche”. Peccato non averlo scoperto quando ero a scuola (dove avevo un professore di matematica e fisica schizzato)

  2. Premetto che sulle lingue straniere non sono mai stato un fulmine di guerra. Anzi. qualcuno dice che è collegato all’orecchio musicale e in effetti anche lì direi che non sono proprio un asso. Anzi. L’inglese è l’unica che mastico un po’, non tanto per quello fatto a scuola (avendo fatto il classico l’ho studiato solo i primi due anni), quanto per l’amore per la musica rock. Con l’università, studiando filosofia, ho fatto per qualche anno il tedesco (tra l’altro mia suocera è tedesca), ma anche lì con scarsi risultati. Riuscivo a leggerlo abbastanza bene, ma parlarlo e soprattutto capirlo non è arte mia! Quindi venendo alla tua ultima domanda, sono abbastanza convinto che serva predisposizione (almeno così mi sento sollevato!)

    1. anche io spero in quella risposta… ma insegnanti (non i miei) mi dicono che:
      “Non è necessaria una predisposizione per imparare le lingue, ma insegnanti capaci con una preparazione atta a insegnare, perchè non basta sapere una lingua per poterla insegnare. Serve anche un ambiente favorevole, impegno costante e motivazione”.

      Con l’inglese, parlo per me, la motivazione non è abbastanza forte mi sa.

      1. Ma sicuramente per imparare il greco o il latino c’è bisogno di un insegnante in gamba. Ma capire al volo qualcuno che parla una lingua straniera è davvero una questione di orecchio o comunque di capacità che io penso sia difficile allenare, se non ce l’hai almeno un po’ già di tuo

  3. Allora, io alle medie ero nell’unica sezione che aveva francese anziché inglese. La prof soleva dire: “tutti parlano inglese, se voi avete il francese sarete una elite utile quando servirà sapere il francese”. Ad oggi, l’unica cosa che so dire bene è “je ne parle pà fransè, parle vus italièn?”.

    L’inglese ho dovuto impararlo per forza, essendo la lingua ufficiale del mondo aeronautico. Ma sono uscito dalle superiori sapendone davvero poco (molta colpa mia, qualche colpa istituzionale).

    Per recuperare in fretta e poter sostenere dei colloqui, mi sono buttato a studiarlo col metodo Shenker. Una cosa all’inizio ridicola, perché ti costringono ad imparare un alfabeto fonetico e sillabare le parole e le frasi come fossi al rallentatore, per dirle via via più rapidamente.

    Sembri uno scemo che parla il balenese (cit. Dory https://youtu.be/Dk283ieI8o4?feature=shared ) ma in realtà poi capisci che è un metodo eccezionale per acquisire la pronuncia corretta (soprattutto dell’acca aspirata, che per noi non esiste).

    Tralasciando il primo tragico colloquio in Alitalia, circondato da madrelingue e io con il mio inglese ancora in fase embrionale (i tinche dat…), poi quando trovai lavoro nella prima compagnia aerea scoprii che col tempo e l’applicazione avevo raggiunto un livello adeguato, riuscendo a comprendere le conversazioni al telefono (è tutta una questione di decibel, al telefono sono più bassi che dal vivo, se comprendi lì, poi capisci ovunque).

    Adesso, dopo 34 anni di carriera, molti viaggi, molto inglese masticato quotidianamente ho raggiunto un livello decente. L’inglese è effettivamente comodo nel mondo tecnico. Vai diretto al punto senza troppi arzigogoli linguistici, tipici dell’italiano o del francese o spagnolo. Dovresti vedere i regolamenti scritti in inglese ed in italiano. Meglio l’inglese, meno prosopopea.

    Poi se mi chiedi quali lingue mi piacciono, in realtà a parte il tedesco e il francese, le vorrei parlare tutte. Arabo, cinese, giapponese, russo…
    Avevo iniziato qualche cosa di arabo una decina di anni fa, quando ero in missione in Arabia e Algeria, ma oggi ho perso quasi tutto. Lo spagnolo lo invento, il minimo per sopravvivere se sono ai Caraibi (tanto preferiscono comunque il mio “italianol” all’inglese 😉

    Comunque, per farla breve: se trovi un istituto Shenker o chi ne applica il metodo, sono quasi sicuro che ti troveresti bene.

    l’altra cosa che ti posso suggerire è: quando studi sii rigorosa, quando dialoghi fregatene della grammatica e cerca di essere fluida.

    1. Non conosco il metodo Shenker, magari gli butto un occhio. Prima devo decidere se finire con questo o no (teoricamente finisco a dicembre 2025).

      Per il resto tu lo hai studiato per il lavoro e quindi dal momento che lo studiavi, poi lo hai messo, e lo metti, in pratica. Questo fa un solco neuronale di apprendimento non indifferente! Poi man mano acquisisci sicurezza e capacità di parlare e ascoltare. Io a parte le poche ore di studio e di incontri, non lo parlo, non lo ascolto, non lo vivo e quello che ho acquisito in questi quasi due anni è solo senso di frustrazione. Questo non sarebbe un problema se questa lingua la amassi, cosa che non è, me la stanno facendo odiare, anzi me l’hanno già fatta odiare (sto studiando anche un’altra lingua, più difficile, totalmente diversa, eppure nonostante le difficoltà non la odio, anzi la amo).

      Noi non studiamo la grammatica, in pratica non studiamo, non abbiamo libri, non abbiamo grammatica, solo degli ascolti dei video, dei vocali che devi fare e dei mini test, ma per me è un problema non un valore aggiungo non avendo nessun tipo di base su cui appoggiare la parole. Ma magari sono solo scuse per la mia ignoranza 😀

  4. Il mio rapporto con l’inglese è sempre stato buono, ma senza particolari entusiasmi.
    Preferisco il tedesco, che ho studiato come seconda lingua, per altro a mio avviso palesemente più facile da approcciare ed acquisire per noi in quanto più simile alla nostra per struttura… al contrario di quanto molti credono.

    1. Progenie vive a Berlino e quindi, andandoci spesso, posso dirti che per me il tedesco, (nonostante appaia “duro”) è una lingua romantica.

      Non a caso poeti come Goethe, Heine, Mann e Hesse sono tedeschi. Per non parlare dei loro grandi musicisti.

      1. Lo è anche per me.
        Ha una sua musicalità nascosta e non sfacciata (vorrei dire leccata) com’è invece quella francese, che in brevissimo mi annoia.

      2. Ho studiato francese, e quindi amo la musicalità di quella lingua, ma concordo con te, alla lingua quel tipo di cantilena “annoia”.

  5. io sono una di quelle cariatidi che alle medie ha studiato francese:-) e dopotutto, non mi dispiace. Lo ricordo ancora un po’ e quando vado in Francia, non so perché, sembra quasi che si risvegli e mi viene più spontaneo dell’inglese

    1. guarda l’anno scorso a giugno sono stata con gli amici a Parigi. Ho girato musei, chiese, castelli dove le descrizioni erano scritte in inglese e francese, chiaramente in leggevo in francese e nonostante fossero eoni che non parlavo e leggevo francese (essendo cariatide 😛 ) capivo senza problema tutto.

      Come a te mi si è risvegliato subito.
      (Lo scritto, il parlato mi sa che sono stata troppi pochi giorni e loro parlano velocissimo, dovevo fare ripetere le frasi)

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