Io do un’anima a ogni cosa: alle piante, agli alberi, alle auto, al tavolo, ai fiori, ai campi di mais, (non parlo di animali qui perché non sono cose e per me, chiaramente, l’hanno come noi).
Lo faccio da quando ero piccola, prima ancora che imparassi a scrivere e a leggere. Per me ogni cosa ha sempre avuto un’anima.
Se urtavo un albero, se per errore inciampavo e davo un calcio a un vaso, a una porta o un masso dicevo: “Scusa”.
A volte davo una carezza a una foglia la salutavo, con un dito sfioravo i petali di un fiore e dicevo “Ciao”. Prendetemi per pazza, ma a volte lo faccio ancora.
Ciò che “vive” con me, poi ha un nome. La mia attuale macchina si chiama Consuelo, quella precedente Beatrice e la mia bici Sofia. L’ultimo arrivato di casa, un pupazzo (un pulcino) che mi hanno regalato, si chiama Alvaro.
Detto questo, e qui il paradosso, ci sono esseri umani che dovrebbero avere un’anima fin dal concepimento, ma vi giuro che io, in alcuni, proprio non riesco a vederla. Per quanto provi a “cercarla e scrutarla”, vedo solo vuoto dove dovrebbe esserci, al suo posto un enorme buco nero.
Sospetto l’abbiano perduta prima ancora di sapere cos’era, o forse, più probabilmente, quali novelli dottor Faust, l’hanno venduta al diavolo.
Altrimenti non si spiegherebbe.

Io la mia auto la chiamo semplicemente “piccola”. Credo che, se le dessi un nome proprio, affonderei nella mia tendenza al pensiero magico e soffrirei ancora di più ad ogni piccolo sfregio, ed al momento di doverci lasciare.
Ti parlo di almeno 10 anni fa quando ho dovuto cambiare l’auto vista l’età e i km. Faceva parte del sconto “rottamazione”. Quando ho saputo che non la rottamavano, ma l’avrebbero venduta in albania… ero felice come una pasqua. L’ho salutata e le ho dteto buona nuova vita… che non sono normale me lo dico da sola, ma poi chi c’è di normale a questo mondo.
Poi, permettimi di dirlo, meglio essere non normali così, che non normali che uccidono.
Ecco: facciamo che non uccidiamo le auto.
E men che meno gli esseri umani…