DISCONTINUA


Devo a La bloggastorie l’avermi spinta a far foto spogliandole dai colori. Nel farlo mi son ricordata che io vivo nel “bianco” e nel “nero”. Il grigio, nella vita, non lo vedo, ma amo le foto grigie. Danno spessore a particolari che, nei colori, si nascondono.

Ma, questa terra, la vivo attraverso i colori forti, intensi, decisi

Lasciandomi abbracciare dai colori della mia anima

Tutto questo per dire, ancora, anche oggi, che sono grata a questa vita. Anche in questo momento in cui il mio cuore vibra in maniera discontinua, ma grazie a questo, “sento” il mondo da un punto di vista diverso, lo vedo con la pelle e questo espande il mio vivere.

L’ALLUCE DELL’ANGELO


Ci credevo, ci credevo veramente. Loro vivevano là dentro.
Questo mio credere ha fatto si che i lunghi viaggi in auto non fossero mai così lunghi perchè ero impegnata a cercare prove e verifiche. Ci ho passato ore ad osservale, bambina, sul sedile posteriore con il naso schiacciato sul finestrino e gli occhi all’insù.
Prima o poi, ne ero sicura, qualche angelo avrebbe fatto un passo falso e un piede con tutta la caviglia angiolesca sarebbe sbucato fuori e finalmente io avrei avuto la prova che gli angeli esistono.
Non ho mai visto un piede angiolesco sbucare fuori, neppure un alluce volendo ben vedere, ma sapevo che loro vivevano là dentro in quelle nuvole soffici, bambagiose, paffute.
Quel tipo di nuvola era la casa degli angeli io lo sapevo, loro vivevano là dentro.

cloud

Poi ho smesso di credere.
Ho smesso di credere agli angeli, ho smesso di credere che il bene vince sempre sul male, che i buoni sorridono e i cattivi piangono, ho smesso di credere che se sei onesto gli altri lo saranno con te, ho smesso di credere a un sacco di cose.
Ed io invece vorrei credere, mi manca quella bambina con il naso schiacciato sul finestrino posteriore che cerca le prove dell’esistenza degli angeli.
Mi manca, mi manco, perchè quando credevo l’impossibile ho fatto l’impossibile.

Chissà forse dovrei guardare ancora in alto, strizzare gli occhi e osservare a lungo, dovrei credere di credere che chissà prima o poi un alluce d’angelo sbucherà dalla nuvola.