PUNTI


Tre anni.

Fine settimana imprecisati sui libri.
Altrettanti fine settimana a non farlo.
Decine di volte che “Cazzo non ce la farò mai”.
Periodi di tentennamento, momenti di convinzioni.

Alla fine eccola qua, consegnata in attesa di dicembre, un tocco di rosa a mettere il punto finale.
E’ invece no.
Invece rendersi conto che questo non è un punto finale, ma solo un punto d’inizio.

Soffermarsi a pensare a tutte le volte che pensavo che una data cosa, una certa situazione, sarebbe stato il punto finale, e invece ogni volta rendermi conto alla fine che era solo una tappa, il punto d’inizio di qualcosa che pensavo sarebbe stato un punto finale, che alla fine sarebbe stato un altro punto di inizio. Vi siete persi? Ebbene, io nella vita, un sacco di volte.

La verità è che in questo mondo non ci sono punti finali, il mondo è tondo, e il nostro cammino circolare.
Non ci sono punti, anche se io li metto a volte (ma metto anche paletti, muri, filo spinato e ghiaccio), specialmente con le persone, specialmente con le persone che ho messo vicino al cuore. Ma li metto sulla carta, perché nel cuore il mio cammino è circolare (senza punti finali, paletti, filo spinato e ghiaccio) e alcune persone le porto sempre con me a loro insaputa. Ma sto divagando, stavo parlando dei tre anni e della mia tesi finalmente consegnata.

La osservo, nulla è a caso, neppure il colore, neppure Alice, neppure io. La guardo, in qualche modo, tre anni sono racchiusi in quelle poche pagine. Pensavo di “sedermi” dopo questo triennio e invece progetto ancora un punto d’inizio. Sorrido è una bella sensazione quando sei nel momento esatto in cui tutte le possibilità sono davanti a te. Quando tu puoi spaziare e scegliere. Del resto, cosa farò da grande, io ancora non lo so.

DA GRANDE


Quando eri piccolo e ti domandavano “Tu da grande cosa vuoi fare?”, cosa rispondevi?

A dieci anni, quando mi ponevano questa domanda, tutta seria e convinta io rispondevo con “un mestiere” che lasciava perplessi gli adulti di fronte a me.

Io volevo far la suora.
suora

Mi vedevo così bene con quel vestito lungo, quel velo, l’esser assorta, il camminare piano nel chiostro, presa dal silenzio e dai miei pensieri. L’essere su un gradino che mi permetteva di esser più vicina a un mistero.

Oh, non ho mai detto di esser normale, né di esserla stata a dieci anni.

Oggi non ho 10 anni e la suora non la farei, perché è un abiurare la propria libertà, il proprio essere, mantenendo uno stato di sudditanza non verso “dio” (*) ma verso gli uomini che comandano la chiesa.
Però mantengo quelle caratteristiche interiori che a dieci anni mi facevano dire convinta “Io da grande faccio la suora”.

Non sono casta, non prego, spesso fanculizzo e la pazienza la riservo a pochi, ho una morale mia personalissima, ma mi rimane questa aspirazione interiore che non si sazia mai. Salire quel gradino che mi permette di esser un pò più vicina alla conoscenza.

PS: dopo suora, crescendo verso i 13 scelsi l’hostess perché viaggiava gratis e vedeva il mondo, non potendo verso i 14 dissi a mia madre che volevo far Perito Agrario, cosa che non mi permise e a quel punto smisi di scegliere. Non sapevo più cosa fare da grande.

(*) non sono religiosa, non ho una religione, non credo nelle religioni, ma ho un mio sentire e percepire.