LUMO


Ho imparato che:

Ci sono un sacco di mondi, tutti veri e tutti falsi, nello stesso momento.

Ci son persone che vivono con un preservativo sull’intero corpo, come vestito.

A volte ci si sente più soli quando si è in compagnia di quando si è soli.

Sorrido più forte quando una cosa mi ferisce, a nascondere, ma questo lo sapevo già.

Se ti chiedo una carezza sulla pelle e accarezzi la stoffa, sei Polifemo dopo il passaggio di Ulisse.

Le persone a volte ti feriscono non perché vogliono farlo, ma perché son ferite a loro volta. Ma il dolore inferto, cola come il loro e non fa meno male per questo.

Se non riconosci l’intensità del mio vivere, non mi puoi vedere.

Se non ascolti il respiro della mia anima, non mi puoi sentire.

Migliore e peggiore son due mondi, e come tali veri e falsi, nello stesso momento.

Di me ho imparato che:

Se mi allontani quando mi vuoi vicino, io me ne vado lo stesso.
Comprendo, non tutto è vero, capisco, giustifico, amo, sento il vuoto che lasci, ma me ne vado.

Se ti vesti di preservativo io volo via.

La mia anima vive attraverso “mi fai male” “mi fai bene”, ma questo lo sapevo già.

Ho scoperto di amare il mio corpo molto più di quanto pensassi. Quelli che credevo sfregi del tempo sulla carne, son le pennellate che ci rendono unici.

Mi piace fare l’amore, ma far l’amore è mettere tre parti di te in gioco, e quindi son sei, quando si è in due. Combaciarle è difficile.

Far del sesso lo lascio a voi, a voi che vi accontentate, voi che mettete in gioco solo una delle tre parti.

Anche io difficilmente metto in gioco tutte e tre le parti, ne metto in gioco solo due, ed è uno sbaglio.

Mi mancano da morire le coccole.

Apprendo sempre il meglio da ogni cosa.

So amare anche in maniera incondizionata, come il tempo del cuore, in maniera intermittente. Però, alla fine, l’egoismo umano, riprende sempre possesso di me.

Aldilà del grigio io vedo sempre la luce.

IL LATO LUCE


Apro. Entro. La stanza è vuota. In fondo di fronte a me una porta. Avanzo e la apro. Mi ritrovo in un’altra stanza vuota con una porta su un’altra stanza vuota con un’altra porta, mi ritrovo in una matrioska lineare.

Mentre le attraverso, una dopo l’altra, penso: “All’inizio ci metto lo studio è in fondo a tutte la camera”.
Procedo senza timore e infine arrivo all’ultima. Non più porte da aprire davanti a me, solo un muro e una parete ricoperta da una vecchia tappezzeria. Piccoli gigli araldici scuri su uno sfondo ingiallito. Allungo la mano, tocco e mi rendo conto che il muro è sottile, compensato, e dietro c’è qualcosa di terribile.

Scappo scappo scappo. Riattraverso a ritroso, una dopo l’altra, tutte le stanze. Infine chiudo la prima aperta dietro me. Mi tuffo nelle braccia di mio padre, quello che non ho mai avuto, e lo supplico singhiozzando “Portami via di qua, portami via di qui, andiamo ad abitare da un’altra parte”.

Mi sveglio. E lo so da subito. È uno di quei sogni. La paura si sta sciogliendo ma è ancora tangibile. Respiro forte. So dove sono stata. In fondo la stavo cercando, solo che non ero preparata, e non ho capito fino al mio risveglio.

Stanza dopo stanza sono mi sono attraversata fino ad arrivare a quel muro fragile, gigli antichi, e dietro la mia parte oscura mi aspettava. La paura mi ha sorpreso, non pensavo di trovarmela così vicina.
Sono scappata in cerca di protezione, ma non si può scappare da se stessi.

Inspiro. Espiro. Lentamente. Tornerò, troverò il modo di tornarci, e quel muro lo butterò giù con una spallata.

Il coraggio è il lato luce della paura.

Photo by Elena Helfrecht