Nell’ultima settimana mi è esplosa la passione del fare il pane in casa. Quello vero vero, quello con la pasta madre. Non so quando durerà questa passione, ma in questo momento per me far il pane è fonte di piacere, impastarlo, cuocerlo e infine mangiarlo. Inoltre, il pane mi fa pensare, e a suo modo mi parla. (del resto quando son predisposta, tutto mi parla e mi fa pensare)
Cosa mi ha detto il pane questa domenica?
Fatto veloce e breve: nel mentre cerco di far il pane, Moka e Athena (due dei miei cinque gatti) cercano di darmi una zampa a farlo. Accade così che per tener lontani loro faccio le cose di fretta e… sbaglio totalmente il tipo di farina, la grammatura dell’acqua per la farina, conseguentemente devo aggiungere più farina e la pasta madre non è sufficiente. Insomma un disastro. Sto per disperarmi quando mi dico: “Ma provaci, che ti costa, ormai sei qua, impasta, butta dentro energia, male che vada butti via tutto, magari invece viene decente”. E così impasto e impasto, metto energia, giro e rigiro la pagnotta, nel mentre penso e ripenso che bisogna provare.
Risultato? Questo:

Dei quattro pani che ho fatto in tre giorni (ve l’ho appena detto che mi è presa la passione), questo è in assoluto il più buono, fragrante, meglio lievitato e bello. Insomma il migliore
Cosa mi ha detto il mio pane? Mi ha ricordato di non arrendersi mai, perché nel momento esatto in cui ci arrendiamo, quello il momento esatto in cui avveriamo la profezia negativa di un sogno, di un progetto o di un’idea. Provarci non vuol dire riuscirci, ma rinunciare vuol dire fallire a priori.
Chissà la prossima volta che impasto che mi dirà?