THE WINNER IS… (sempre V.M. 18)


La votazione del post precedente è terminata.

Quindi ho scritto a Babi della Pleasure Room:

“Ciao Babi, sono la tua influencer semplice preferita. Le votazioni sono terminate e ti comunico che il vincitore è XXX (mettere X per creare suspence). Io sarei stata curiosa di provare XXX (altre X di suspence), secondo me ha il suo perché, ma la democrazia ha le sue regole”.

Babi è stata carinissima, mi ha confessato che anche secondo lei il secondo XXX (sempre più X di suspence) aveva il suo perché e che se lei avesse dovuto votare, avrebbe votato quello.

Comunque, bando alle ciance, ecco a voi qua sotto (rullo di tamburi in sottofondo) l’immagine del vincitore.
The winner is….


(Per scartare il regalo cliccate sulla foto)

Come!? Cosa dite!? Eh!? Ah sì, l’altro XXX che avrei scelto io, e che anche Babi avrebbe votato, quale è?

Volete proprio saperlo? Davvero? Vabbè dai ve lo dico

(Solletica e pigia il diavoletto)

PS: Babi se io fossi in te, mi manderei il secondo regalo
PPS: Si forse dovrei far un terzo post dopo l’utilizzo di Nessy, chissà, magari un giorno, nel frattempo vi posso dire che al tatto è piacevolissimo
PPPS: Babi, non vorrai lasciare una piccola influencer semplice come me con il dubbio sul Devol!?
PPPPS: Si, lo ammetto, son un pò paracula (ma tanto simpatica)

ZABETTA TIME


Sappiate che nonostante il mio primo giorno di palestra dopo due anni, stamattina riesco a camminare e anche a sorridere contemporaneamente, e posso assicurare con certezza che:

* le mattonelle arancione hare krishna delle docce della palestra, popoleranno i miei incubi per i prossimi mesi

* gli specchi in sala attrezzi sono il male! Oltre a vederti nella tua cicciosità ad ogni parete, ti vedi in continuazione sudaticcia e rossa (e non sto parlando dei capelli)

* i muscolati esibizionisti esistono in ogni palestra

* vi è un certo tipo di donna da palestra, che la fa truccata e con gli orecchini pendenti, e tu continui a domandarti “Ma come caxxo fa a non sudare e diventare un panda?”, perché tu appena chini la testa, grondi, che la cascata del Niagara ti fa un baffo

* si lo so, son zabetta, ma sulla cyclette mi annoio e mi guardo intorno

* i ciapett, ogni volta, si rendono conto da quanti muscoli son formati

* l’istruttore ti da i pesetti da un chilo “perché sai le prime volte…” (sottotitolo sei donna) e come sempre dopo è obbligato a dirti “Forse per te son troppo leggeri”

* il percorso è lungo, ma qua tutte noi (le mie personalità multiple e io), sappiamo essere tenaci

* consumerò meno corrente elettrica e acqua calda a casa

* quando esci dalla palestra, hai una fame boia, l’insalata con le uova sode è un piatto squisitissimo

* te lo dici “Ok Rossa, dai, il ghiaccio e rotto, hai iniziato, ripartendo dal/di nuovo”

Ecco, niente di che questo scritto. Un flash di vita, la mia, e la consapevolezza che per ritrovarsi, bisogna prima perdersi.
(Sì, ma io a sto giro mi compro un navigatore!)

E


E il vino rosso buono, e il bar di ritrovo, e sono gli amici con cui vai, e pure i ragazzi del bar che ti preparano (sempre) gli stuzzichini vegetariani per te, perché lo sanno che lo sei, e batti il cinque, e la seconda bottiglia di rosso, e le risate, e la coppia di tedeschi, e il lui della coppia di tedeschi che si mette le rose sulle spalle a mo’ di ali, per far il cojotes come noi con noi, e la terza bottiglia di rosso, e le canzoni cantate ad alta voce e la scelta delle stesse sul pc, e Albano sappiatelo spinge ancora e poi parte quella canzone lì, quella di Rino Gaetano e tu che ti ricordi “Dio ero adolescente, quanto credevo ancora”, e sono ancora le risate, e DE che in forme diverse son vent’anni che fa parte della tua vita, e ti abbraccia a lato e tu pensi ommidio non son più capace di abbracciare, e ragazzi dai andiamo che dovevamo andar via alle 9.30 e son le 11.30, e sono i pensieri stupidi, gli unici che galleggiano sulla superficie del vino, e la serietà è pesante e affonda in fondo al bicchiere.


E mentre torni a casa lo pensi, sono un sacco di “e” bellissime che hai ogni giorno, quelle “e” che rendono la tua vita in qualche modo speciale, queste “e” e altre, che ti fanno sorridere tutto il giorno, quindi si, quando torni a casa e pensi “e cazzo dovrò impacchettare dei libri e rispedirli al mittente” lo puoi reggere, anche se non lo vorresti fare, anche se un pò male lo fa.

LO SAPETE CHE LA FELICITA’ E’ CONTAGIOSA?


Condividere queste emozioni è piuttosto insolito per me, ma oggi è troppo forte…
Ragazzi, io non so cosa sto facendo, dove sto andando o cosa mi riserverà la vita, ma cazzo, IO SONO FELICE! La mia vita è proprio qui, esattamente adesso, tra le mie mani… morissi domani, nessun rimpianto. Problemi tanti, ma nessun rimpianto. Grazie. Grazie. Grazie.

Non sono parole mie, ma di un mio amico. Parole che ha condiviso con noi. Tramite un social perché lui sta vivendo la sua vita nel mondo, e qui il social ha il suo vero scopo. Non sparar minchiate, non fomentare bugie, non contenere la nostra rabbia, non farci da vetrina per selfie a nutrire il nostro ego, non sembrar qualcosa che non si è, ma solo e semplicemente uno strumento per condividere con gli amici qualcosa, in un momento in cui non possiamo farlo di persona.

Lo sapete che la felicità è contagiosa?
Io son felice che lui viva quel momento, io son felice che lo sia così tanto da non poterlo contenere, io son felice che ogni tanto uno di noi riesca a dire: “Io sono felice! La mia vita è proprio qui, esattamente adesso, tra le mie mani, morissi domani, nessun rimpianto“.

Io questa frase non la potrei dire, ma sapere che qualcuno dei miei amici può farlo, bè… sarò stupida, sarò emotiva, sarò cogliona, sarò quello che volete voi, ma rende anche la mia vita con un punto di luce in più, forse perché dà speranza anche a me di poterla dire un giorno.

Voi siete un pezzo del nostro cuore in giro per il mondo.
felice

PS: Il mio amico si chiama Thomas. Lui,  Agata e Serena li trovate qua “300 KG”

SCATTI


Non sono una fotografa. Non ho macchine sofisticate, se mi parli tecnico, ti guardo come se l’aramaico fosse la tua lingua. Uso un cellulare, non so photoshoppare, non so alterare, insomma non so, o meglio so di non sapere.

Fotografo prima con la mente, poi con gli occhi, poi ascolto l’immagine con il cuore e infine scatto.

A volte quello che esce non è quello che ho visto, rimango delusa dal non riuscire a portare nei pixel quello che ho visto. Altre invece, rimango stupita, nell’essere riuscita a tirare fuori più di quello che avevo visto. Rimango lì a osservare quello che prima non avevo scorto.

Tutto questo dire di foto, non è per disquisire di foto, ma per parlare di una foto che ho scattato ieri sera e stamattina mi son riguardata. Nulla di che. Tuttavia.
Red Wine ©Diamanta
Tuttavia io guardo e vedo in ogni sfumatura di rosso, in quel punto di luce, in quei giri concentrici, in quelle impronte è racchiusa una vita, la mia, ma non solo. In quei pixel ho fissato una sera, le risate, un affetto di sedici anni e uno che l’anno non lo ha ancora compiuto. Il sapore tannico, vellutato, armonico dei miei anni. Una progenie lontana, felice dové, ma che il quarto insieme l’avrebbe fatto. In quel rosso c’è il mio cuore che si apre alla vita insieme a cuori acciaccati come il mio, ma che di necessità virtù, brindiamo e ridiamo insieme.

La foto no, non è perfetta. Non è patinata, sofisticata, manca tecnica, manca perfezione. Però è viva. Io sono viva e ci son attimi di vita in cui la perfezione la rasento.

BISTROT


Ogni giorno entrerei in quel bistrot.

Porterei i miei cinque gatti e i libri e le parole da stendere come tovagliette americane sui tavolini.

Mi siederei su quella sedia, vicino al vetro, dove la luce inonda, la cagnolina al fianco e la tazza di caffè sul tavolino.
Photo by Youngdoo

Potrei leggere le rughe della gente e dir loro che futuro avranno

Che se ci pensi bene anche le zingare leggono le rughe, ma quelle delle mani.
Io leggo quelle del volto, perché l’anima è più vicina agli occhi che alle unghie.

Le persone si siederebbero di fronte a me senza dire nulla.
Alzerei lo sguardo dal libro e leggerei loro.

In ogni ruga adagiata, vedrei le notti, i cieli stellati, i pianti, i dolori, le risate allegre nei giorni che furono, le gioie sopite e il tormento che si portano ancora oggi, e poi, nei solchi della pelle, come nei terreni arati, i semi del futuro.

Poi un giorno, alzerò lo sguardo e ti vedrò seduto di fronte a me.
Vedrò le tue rughe che combaciano perfettamente con le mie.
Le seguirò lentamente con le dita per scoprire che, alcune delle mie, mi son servite per arrivare a te.

Nel mentre ci osserveremo, sui nostri visi le rughe cambieranno, si intreccerrano, come le nostre mani, a formare un nuovo disegno.

Nei solchi i semi di un futuro. Il nostro.

hands

 

Una grattatina particolare va a un altro Micione, oltre ai cinque sopra citati. Questo mio miniscritto (non manoscritto, anche se le mani alla fine ci sono) è nato dal fatto che lui, da buon gatto, mi porta sempre in un mondo fatto di poesia e ironia. Io in quel mondo mi trovo a casa e mi perdo nei miei sogni.
Il suo bistrot mi ha fatto volare alto.

ALLENAMENTI


Tu sei una persona solare.
Tu sei forte.
Tu hai coraggio.
Per te è facile.

Sono alcune delle frasi che ogni tanto mi sento ripetere. Quando accade, io osservo chi ho di fronte, silenziosa. Cerco di capire cosa vedete di me che io non vedo. Cerco di comprendere cosa i miei occhi (che scrutano lo so), lascino davvero passare di me.

La verità è che ogni sorriso che mi vedete ha le sue radici in un’ora buia, ogni forma del mio coraggio affonda nelle mie debolezze e quello che voi chiamate coraggio è paura messa in un angolo, ma non vinta.

Non ho nulla di diverso da nessuno.

Ci son movimenti nella vita che vediamo fare, movimenti che paiono fatti di aria e grazia, movimenti che ci fanno desiderare il farli. Dietro però vi sono tenacia e allenamento, con loro ti fai la muscolatura per poter volare.
feet

Poi sta a ognuno di noi.

2015


E mi porto avanti.
Del resto abito in una regione che così ragiona, portarsi avanti. Quindi, anche se non ancora finito, di questo 2015 rammenterò…

… un obiettivo raggiunto, anzi due, anzi tre, anzi… la consapevolezza che non ho obiettivi, ma solo voglia di viver bene questo mio cammino, passo dopo passo.

… il mio aver compreso quanto amore avessi tenuto nascosto a me stessa per me stessa. Ora venuto alla luce. Ora so. Ora mi amo con le mie imperfezioni e i miei tentennamenti. Certo come ogni amante, ogni tanti ci litigo con me stessa, ma poi mi perdono sempre.

… l’aver compreso “mai dire mai” che tra un “dire” e un “mai” c’è sempre quello spazio di tempo e luogo che ti frega.

… le volte che avrei voluto aprire bocca e non l’ho fatto. Sto facendo mio (non che mi riesca sempre) un proverbio arabo. Ogni parola, prima di essere pronunciata, dovrebbe passare da tre domande:
“E’ vero?”
“E’ necessario?”
“E’ gentile?”

… le volte che ho aperto la bocca perché era vero e necessario anche se non gentile.

… le persone nuove che amo, quelle vecchie che amo, quelle che tengo lontane ma che amo, quelle che amo e che ho cacciato nel tempo e quelle che non amo ma che ho visto dibattersi per crescere (sappiate che avete lo stesso in qualche modo il mio amore).

… che amo le persone in genere, ma questo non vuol dire che amo tutti, qualcuno mi sta proprio suoi coglioni.

… che difendo me stessa e chi amo, siano umani o no, di conseguenza sono per la pace, ma all’occorrenza son un ottimo guerriero e non ho rimorso per chi lascio a terra.

… che le persone non le divido in età, lavoro, soldi, intelletto, ma solo in anime luminose, in anime belle e anime ancora in crescita. E che con alcune anime continuiamo a ritrovarci nonostante le differenze.

… questo lento scivolare verso il 2016. Un nuovo inizio in molti sensi, che a volte un pò mi spaventa, ma è foriero, lo sento, di un nuovo particolare. Non saprei dire di preciso cosa, ma so che è lì, in attesa di me e odora di pane appena sfornato.

Lascio dietro alle mie spalle questo 2015 che mi ha regalato nuovamente la capacità di camminare nel mondo a testa alta, con passo deciso e sorriso pieno.
spalle

Capiterà che non mi ricordi di questo post, se volete, vi autorizzo ora a ricordarmelo, se e quando nel 2016 avrò qualche giornata buia che mi farà dimenticare lo splendore di cui sono proprietaria ora. Me.

HO IMPARATO


Sto imparando a tacere (bugia)
Sto imparando a contenermi (bugia)
Sto imparando a vivere (verità)

E non sempre mi riesce bene. A volte cado e mi sbuccio le ginocchia. Ma a volte mi riesce proprio bene, come mangiar caldarroste, una sera fredda d’inverno, davanti al camino con un bicchiere di vino rosso accanto e voci amiche che riscaldano il cuore.

Nel frattempo ho imparato a buttar fuori ciò che invece porta freddo, scuro, cupo. E da ciò ho appreso a diffidare di chi mi cerca solo nel momento del bisogno, da chi mi loda e m’imbroda, da chi mi esalta per comprarmi, dalle persone grette, da quelle false e da quelle che si piangono sempre addosso mentre fanno piangere gli altri, dagli scontenti e dagli imbronciati che aveva ragione mia zia a dir “dare a chi ride togliere a chi piange”.

Ho imparato a buttar fuori dalla mia vita tutto ciò, staccandomi da loro, come un vecchio petalo da un fiore.

E ho imparato che quando pensi di aver imparato, ti scopri solo a un nuovo punto di partenza.

Ma va bene così, perché ho imparato che i miei nuovi punti di partenza, son persone, anime come me fallaci, a volte un pò ingenue ma pulite. Se il mondo fosse pieno di loro sarebbe un posto migliore.

Io mi tengo il calore, i sorrisi, le persone vere e il cuore pulito il più possibile.

Photo by David Talley

L’ESATTO MOMENTO


Quell’esatto momento in cui ti rendi conto che non potrai mai più bere uno Sbagliato in vita tua.
Sadness

Mai più Sbagliati, mai più Negroni, mai più Negrosky.

Perché tu sei vegetariana, è uno degli ingredienti dello Sbagliato è il campari rosso e il colore rosso del campari è dato da un animaletto che vive sulle pale del fico d’india. Si chiama Carminio di Cocciniglia.

E’ quell’esatto momento in cui ti rende conto che ti dovrai sacrificare a bere mojito tutta la vita, anche d’inverno.