SPOSAMI


A tre anni mi nascosi dietro la gamba di mia zia.  Avevamo incrociato per strada una sua amica e suo figlio di dieci che spesso venivano in visita da noi.  Lentamente sbucai solo con la testa dalla gamba e dissi rivolta al ragazzino: “Da grande ti sposo”.

A quattro scendevo le scale della casa di mia nonna paterna, con mio zio Eridaneo, lui avrà avuto una ventina d’anni e seria seria gli dissi: “Tu fermati non crescere più, nel frattempo io cresco, ti raggiungo e ti sposo”.

A sei anni  mi “innamorai” di mio cugino e rimasi segretamente e fedelmente innamorata di lui fino a circa 1o anni. Non una parola, o un far capire, anzi se c’era lui io zitta e muta, sia mai capisse che mi piaceva e che “da grande lo sposo”.

Ora non è che voglio evidenziare una mia natura per due terzi incestuosa visto che mi volevo sposare mio zio e mio cugino;  e neppure una mia tendenza al matriarcato poligamo visto che a questo punto avrei tre mariti. Volevo solo evidenziare quanto sin da piccola io fossi portata per le relazioni serie, ma andando oltre…

A 11 anni volevo farmi suora, forse mi sarò detta che come “sposa di gesù” avrei avuto più certezze, ma probabilmente l’aver scoperto che avrei fatto parte di un harem, con altre centinaia di migliaia di suore deve avermi fatto cambiare idea, tendo alla monogamia.

A 14 anni al mare dagli zii, profumavo di nascosto il cuscino dove dormiva il bagnino di 16 anni con il mio profumo personale;  in tal modo ogni volta che mi avvicinavo lui sentiva il mio profumo e quando andava a letto si sarebbe ricordato di me.  Il tutto chiaramente senza aver mai rivelato niente a lui,  anzi facendo finta che non esistesse.  Questo d’estate.
Durante l’inverno mi dichiarai a un ragazzo di 16, Daniele, il quale mi disse: “Ora dobbiamo studiare, a fine scuola”. Fu così che mi si rivelò la mancanza di coraggio di una parte degli uomini. Lo scopri qualche mese dopo che il suo era un no (ho sempre avuto questa vena d’ingenua stupidità).

A 15 anni ebbi il mio primo ragazzo, lui ne aveva 19, era iscritto al primo anno di giurisprudenza.  Durò un anno, più che baci non gli concedevo. Lui strippava e io gli dicevo la purezza non è solo arrivare vergine al matrimonio.  Mi chiese di sposarlo. Lì scoprii che spesso mentiamo a noi stessi, pensavo di amarlo, quando mi chiese di sposarlo il senso di soffocamento alla gola mi fece capire che forse non lo amavo e l’unico motivo per cui stavo con lui era per avere un ragazzo.  Lo lasciai, poco dopo.

A 16 anni incappai nel primo uomo stronzo della mia vita (il karma a volte colpisce a breve, punita subito per il ragazzo dei 15),  sei mesi dopo sbottai con un “Ho chiuso con gli uomini!“.

E da allora che ho compreso la potenzialità delle stronzate pazzesche che posso sparare.

PS: per quello accaduto dai 18 in poi farò (forse) un post a parte
PPS: Si, nella foto sono io a tre anni circa.

IL PUTTO


Quelle scarpe da ginnastica sotto l’abito da sposa fanno di te quella che sei.

Solo tu potevi perdere le scarpe da nozze il giorno del matrimonio e metter su di conseguenza le scarpe da ginnastica.
Ho sorriso, ho pensato: “E’ lei” e da questo sorriso è nato questo scritto,  il mio regalo post matrimonio per te. Non ti arrabbiare, tanto sappi che è tutta colpa tua, perchè nonostante il mio cinismo, il mio mandarti un messaggio mezz’ora prima del matrimonio con scritto “sei ancora in tempo..”, nonostante la corazza in cui vivo tu mi hai fatto commuovere non una, ma ben due volte al tuo matrimonio.

Tu… sei quella che faceva volontariato in croce rossa nei fine settimana, mentre noi, tue amiche, arrivavamo tutte straphigee, truccate, profumate, tacco 12 a farti compagnia fino all’orario in cui andavamo a ballare. Così mentre noi ci divertivamo tu aiutavi il prossimo.

Tu… sei quella a cui una notte, anni fa,  piangendo ho chiesto: “posso venire un attimo da te mi hanno ferita e fa male” e tu nonostante fossi con gli amici a ridere e scherzare, mi hai fatto venire da te e ho dovuto quasi litigare per farti rimanere con loro, li avresti “abbandonati” per consolare me quella notte, ma a me aveva già consolato che tu ci fossi per me.

Tu… sei quella che mi diceva che ero troppo romantica, che credevo troppo, di non fidarmi, che mi usavano, che erano stronzi. E io a volte avevo paura a dirti le cose perché mi bacchetavi, ma ti dicevo sempre tutto, magari con timore, ma ti raccontavo di me. Sapevo che il tuo mettermi in guardia era per proteggere me.

Tu sei… quella che il “ti voglio bene” non lo dice mai, perché dà così tanta importanza a quello che racchiudono quelle tre parole, da non sprecarle mai. Ma quando lo dici, e lo hai detto anche a me, chi lo riceve, sa quale grande dono tu stai facendo.

Tu sei… quella che quando soffre si nasconde, che quando ha gli occhi lucidi non vuole essere abbracciata e mi ricordo quando ero obbligata  a rimanerti accanto senza che potessi abbracciarti, anche se lo volevo.

Tu sei… quella che c’era sempre per tutti e specialmente per noi “sorelline”, tu sei quella che va tutto bene anche quando non andava bene, tu sei quella “io son un granito” ma di te vedevo solo la morbidezza, tu sei quella dell’appoggio, tu sei quella del “un minuto e sono lì” ma dopo quaranta minuti ti chiamavo per sapere dove eri finita, tu sei quella del “hai bisogno?” anche da ubriaca in discoteca, tu sei quella del andiamo a ballare per poi passar la serata a bordo lago della discoteca a parlare di noi cacciando via tutti quelli che venivano a romperci le ovaie,  tu sei quella dell’ambulanza e della guardia di finanza che ci bussano al finestrino per chiederci se stiamo bene, tu sei quella del “pane sano”, tu sei… milioni di frammenti di memoria

E vaffanculo anche ora che scrivo di te, storco il naso e inghiotto per non far salire questa commozione perché se essere felici fosse una questione di merito, tu saresti la prima ad averne diritto.
E vaffanculo me lo dirai ora tu a me, lo so per queste parole, tu mi hai insegnato l’importanza di non abusare di queste parole, ma mai come questa volta devo dirlo, TI VOGLIO BENE AMICA MIA, SII FELICE.

Foto gentilmente rubata (con permesso) a tua sorella Titti.