OLTRE


Io non ci vivo nel grigio, ci sopravvivo, a volte mi ci ammalo. Se mi fermo lì a lungo, ci muoio, ma non ci vivo. Io vivo in altri colori.

Il problema è che io il grigio non lo vedo. Con gli anni ho imparato che esiste, ho appreso a intuirlo a tentoni, a riconoscere l’odore di muffa che emana, ma non lo vedo. Per questo ogni tanto mi ci ritrovo dentro senza rendermene conto. Perché ero distratta. Perché mi hai indicato un punto lontano, luminoso e colorato, e guardando quello non mi son accorta che stavo cadendo nel grigio.

Se Dante vivesse oggi e riscrivesse la divina commedia abbinata ai colori, nel grigio ci metterebbe gli ignavi. Quelli che non decidono, quelli che vivono a cavallo di, quelli che confondono la parola definizione, quelli che non vogliono prendere una posizione nella vita, neppure nella loro.

Prendere una posizione non vuol dire essere escludere gli altri o esser aggressivi con il mondo.

Prendere una posizione è portare avanti ciò che si è, ciò che si pensa che siamo. Vuol dire delimitare un’idea, portare l’astratto nel mondo e comprenderlo.

Prendere una posizione non vuol dire essere rigidi e statici, ma essere capaci di avere radici, consapevoli che possiamo cambiare terreno in cui piantarle.

Prendere una posizione è segnare con le punta delle dita i contorni di un’emozione, e questo non vuol dire voler inscatolare ogni cosa, ma darle forma e corpo, dare carne a un’emozione, partorire se stessi.

Nel grigio ciò è impossibile, tutto si confonde, banchettano i predatori, è lì che nascono le paure, è lì che vivono i mezzi. I mezzi uomini, i mezzi pensieri, le mezze verità, le mezze bugie, le mezze donne, i mezzi discorsi. Ma a me l’unica cosa mezza che mi piace è il “mezzo e mezzo” di Nardini (che a vederla bene poi, un mezzo più un mezzo, fa un’intero).

Tutto questo ho pensato stamattina, quando ho alzato gli occhi al cielo mentre il mio corpo comunicava con me.
La mia direzione. Oltre.