MONSTER


Tu che ci fai con i tuoi mostri?

Io ci son scesa a patti sai. Eravamo sempre in lite, quando mi distraevo, mi squarciavo la pancia e spesso il cuore mi si fermava dallo spavento.
A volte fiotti di sangue mi uscivano dal naso e dalle labbra, per le botte che mi davano sulla bocca dello stomaco.

Ah, ma io non ero da meno, ero diventata così brava a incatenarli. Trappole messe un pò ovunque e poi li imprigionavo. Non avevo cuore di ucciderli però, ma a renderli inoffensivi sì. Tranne uno.

C’è n’era uno che ogni volta che lo incatenavo, ogni volta che lo rinchiudevo, in qualche modo tornava libero. E mi mordeva il cuore.
Mi avrebbe ucciso prima o poi, o io avrei ucciso lui.

Poi un giorno ci siamo trovati davanti, uno all’altro a scrutarci negli occhi. E’ stato allora che ho compreso. Anch’io ero un mostro. Ero il suo mostro. Quello che lo rinchiudeva, lo incatenava e ora cercava di eliminarlo.

Nelle nostre iridi la stessa domanda: “Se tu mi uccidi, uccidi te stesso. Vuoi morire? Io no e tu?”

E’ da allora che non rinchiudo più i miei mostri, ma ci parlo e scendo a patti, e la sera qualche volta gli racconto le fiabe. Certo loro preferiscono le storie dell’orrore, ma un pò li ho convertiti alle storie a lieto fine, in un mondo, dove l’amore abbraccia il suo lato oscuro.

monster

PARLAMI DI ME


Ho imparato di me che qualche volta mi ritiro nel mio palazzo, passeggio, da sola, in saloni enormi e freddi, ma quel freddo mi piace e portatore di un periodo di preparazione, come i campi d’inverno.
Sento il rumore e lo schiamazzo fuori, ma la voglia di uscire non mi prende. Che differenze ci sono tra gli schiamazzi di un combattimento e quello di una festa?

Ho imparato che la maggior parte delle persone non vuole sapere, vedere, e conoscere. Queste tre cose messe insieme significano responsabilità e ne sono spaventati. Stolti vi direi, presi dalle paure, non vedete la libertà celata nella conoscenza. Poi ricordo che c’è stato un tempo che anche io ne ero spaventata, ognuno ha il suo percorso. Chi sono io per dire stolti?

Ho imparato a chiedere, ma spesso me ne dimentico, o fingo di farlo, in fondo di base rimango sempre l’orgogliosa, quella che non ha debiti con nessuno. Temo questa catena allo stesso modo del timore della dipendenza “d’amore”.

Ho imparato che non smetto mai di apprendere, e ogni volta che credo di essere arrivata alla conclusione, si apre un altro varco di conoscenza da affrontare.

Ho imparato che spesso quando scrivo qui, sto cercando qualcosa fuori nel reale, e quel qualcosa lo sento tangibile, vicino eppure così lontano.

Ho appreso di me da me, ma spesso vorrei chiedervi, spesso vorrei chiederti: “Parlami di me” in modo da riflettermi nelle tue parole e vedermi in quello che vedi tu, per una volta solo specchiarmi e non scavare.

Parlami di me, del mio universo fatto di stelle e dei miei mostri celati nel buio.

Per favore, parlami di me.
Photo by Todd Wall

MULINI A VENTO



Combatto mulini a vento consapevolmente.
Ne sono certa tra di loro si celano mostri.
Folle, si lo sono, meno di quanto credete più di quanto vorrei.

Sogno l’amore e credo in quello che non vedo.
Mi capita di perdermi in labirinti umani.
Passeggio tra campi fioriti e cloache dalle labbra pittate.
Clown mi sorridono, aprono le fauci, moderni It.
Canto alla luna grata. Mi salvo sempre.

Non pensavo sarebbe stato così difficile,
non sapevo neppure di essere così forte.

MONDI PARALLELI


Ora lo so.
Ho vissuto in un mondo a parte.
Un mondo parallelo al vostro, me ne rendo conto solo ora.

Non era ingenuità la mia, neppure stupidità, certe cose nel mio mondo non esistevano. Non potevo intuirle prima, né immaginarle, non potevo pensare esistessero. Ogni volta che le incrociavo, mi colpivano come martello sui denti.

Non che il mio mondo sia fatto di sola luce, anzi, proprio dove la luce è più forte, si crean ombre così dense e nere che gli stessi mostri del buio fan fatica a muoversi.

Però nel mio mondo non ci son mostri che si chiamano luce, e neppure luce fatta di ombre. Nel mio mondo puoi morire, ma vedi sempre la mano che ti colpisce. Nel mio mondo puoi perderti, ma quando lo fai, è solo per affrontare un nuovo viaggio.

Ora lo so.
Vivo in un mondo a parte.
Un mondo parallelo che s’intreccia con il vostro.

photo by Jernej Lasic