L’OLIO DI OLIVA VEG


Giorno. Supermercato. Scaffali. Gente.

“Luigiiii guarda un olio di oliva vegano” dice la signora rivolta al marito lungo la corsia del supermercato. Tiene in mano, a mo’ di trofeo, una bottiglia di olio d’oliva con una scritta enorme a lato in verde che recita VEG.
Il Luigi si avvicina e dice “Si proviamo è veg dovrebbe far bene”.

Mi son fermata, colpita sulla via di damasco. Pensavo che l’olio di oliva fosse una spremitura di vegetali. Nella mia ignoranza non sapevo di un olio di oliva fatto con gli scroti staccati a morsi di uomini fedigrafi.

Puoi qualche secondo dopo, appurato con me stessa che il mio esser vegetariana forse qualche informazione negli anni me l’abbia lasciata, un olio così non esiste. Ho avuto l’istinto di avvisare la signora. Mi son stata zitta. Correvo il rischio di esser mandata a Damasco, da entrambi.

Del resto ho visto confezioni di frutta secca con scritto “Senza glutine”.

Però, giuro, volevo avvisarla, dirle che con quell’olio la stavano fottendo. Chi scrive veg in quel modo, senza metter però che è una prima spremitura meccanica a freddo, di origine italiana, magari anche con il simbolo bio (che non guasta) a fregarti ci sta provando alla grande. E direi ci sta pure riuscendo.

Photo by John Wilhelm

Amorale della storia: usiamola la testa, anche se so che per qualcuno di noi è difficile ritrovarla, abbandonata così comè da qualche parte (capita anche a me di dimenticarla ogni tanto in giro). Usiamola. Non posso pensare che è così facile prenderci per il culo. Soprattutto non posso pensare che poi io debba ad aver a che fare con persone che non pensano.

In ogni caso non è questa l’amorale della storia. L’amorale è che osservando semplicemente una scena al supermercato si comprende un trentennio di politica italiana.