JUĜO


Il sole mi abbraccia, accarezza le mie mani, avvolge gli avambracci poggiati sulla scrivania. Amo questo tepore, mi fa stare bene. Appoggio le dita sulla tastiera e inizio a scrivere, solo due righe a fissare.

Sono in un periodo strano della mia vita. Comprendo e amo maggiormente le persone e nel contempo sono diventata più intollerante verso il mondo. Del resto la mia vita è stata sempre un ossimoro costante.

Ho iniziato a recidere in profondità rami secchi. Tolgo attenzione a persone e numeri di telefono dal cellulare. Vorrei togliermi anche il giudizio strisciante che ogni tanto mi ritrovo davanti (il mio sia ben chiaro, che quello altrui ora lo recido insieme alla persona), sorpresa di non essere stata capace di rinunciare alla mia umana imperfezione, stupita di non essere perfetta e di non avere opinioni senza giudizio. Ma il saperlo, il rendermene conto, fa si che quel giudizio strisciante appena portato alla luce, tenda a dileguarsi lasciando aperta la porta al “giudizio sospeso”. Con una sola esclusione, quando io giudico me, qui di sospeso poco, grazie al mio giudice interiore.

Quante parole insieme riesco a generare. Mi blocco con lo sguardo a mezz’aria a vederle passare ancora sotto forma di pensiero. Son sempre stata un’incubatrice di pensieri, partorisco me stessa tra una M e una B, eppure vivo bene solo quando le parole le vivo, molto meno quando le penso.

Dovrei esser più propositiva, lo so, ma il sole ha abbandonato la mia scrivania, comincio a sentire freddo.

PAROLE DENSE


Ci son quelle volte che non lo riesci a capire se ti stai arenando o stai cercando di spiccare il volo.

Son le volte del silenzio, delle domande che ti poni, delle risposte che ti dai e che poi metti in dubbio.

Mi girano i pianeti e facendolo,  producono turbinii di pensieri e emozioni, come tumbleweed nel deserto.

Saturno storto, mi osserva sorridendo. Mi mostra con la mano destra le cesoie, che io so usare troppo bene. Nel mentre tiene nella mano sinistra un affilato bisturi, che so utilizzare con la maestria di chirurgo di fama mondiale. Di sottofondo, l’intenzione costante, di recidere solo rami secchi e mai arti sani, perché a volte può accadere il contrario.

Plutone continua imperterrito a portarmi nella mia personale discesa negli inferi. Talmente a fondo che sfioro il cielo dall’altra parte, confondendomi tra inferno e paradiso. Cerco nel buio i tesori e i semi che sparge. Abituarsi alla propria oscurità non è sempre facile, eppure è l’unico modo per vedersi.

Urano opposto, mi fa costruire per poi distruggere, in una altalena continua dei due passi avanti e uno indietro. Mi fa apparire incoerente, mentre son di una coerenza integerrima, nel mio trasformarmi.

Astrologia, gioco e metafore, mentre sento la necessità di parole dense. Come miele. Esse parlano sottovoce.
Nei suoni di una vita che si riempie di rumori per non percepirsi, non le sento. Nel frastuono dei pensieri del lobo temporale, non comprendo il loro dire. Ecco le volte del silenzio, anche quando sembra che parli.

SATURNO CONTRO… BYE BYE


Non che non abbia apprezzato la sua permanenza da me.
Diciamo che avrei preferito seguisse la regola degli ospiti che son come i pesci, dopo tre giorni puzzano e se ne devono andare, ma lui ha frainteso e con me è stato quasi tre anni, non tre giorni.
Vero, grazie a lui ho tagliato molteplici rami secchi, interni ed esterni. Ho risolto cose irrisolte da anni, interne ed esterne. Ho dato il giusto valore  al binomio “dare e ricevere” tra “Io e Mondo”. Ho costruito e posato fondamenta sperando di poter costruire nel futuro. E stato colui che mi ha fatto aprire gli occhi e vedere cose che non volevo vedere.

Ma mi ha fatto anche sudare, lacrimare e stramazzare al suolo.

Quale novello sergente Hartman mi ha alitato sul collo, non mi ha lasciato respiro e mi ha costantemente urlato nella psiche:
Se tu donzella finirai questo corso, se sopravviverai all’addestramento… Sarai un’arma! Sarai dispensatrice di morte, pregherai per combattere! Ma fino a quel giorno sei uno sputo, la più bassa forma di vita che ci sia nel globo! Non sei neanche una fottuta donna, sei solo un pezzo informe di materia organica anfibia comunemente detta “merda”!

Di chi parlo? Ma di Saturno, quello contro però! Quello che il 29 ottobre del 2009 entrò nel mio segno e che finalmente il 6 di questo mese saluterò sulla soglia della mia porta, orgogliosa di essere sopravvissuta, più forte e in piedi, ma credetemi quando sventolerò il fazzolettino bianco non gli chiederò di fermarsi ancora un pò da me.

Ora è il momento dell’aria frizzante, della brezza leggera, delle emozioni che risalgono e non trovano più la via sbarrata. E’ giunto il tempo dei sorrisi stupidamente inutili ma pieni di tepore, è giunto il momento che quella che sono, benchè trasformata, ritorni.

Mi sono mancata.

SATURNO CONTRO…. BYE BYE