Penso a momenti.
Sento nella carne.
Scrivo poco.
Mi vesto di silenzio.
Solo qualche parola, qua e là, come un monile a far risaltare l’abito.
E’ la stanchezza del farsi capire, e in questo momento, non ambisco alla fatica di farlo. Del resto chi mi vede, mi scorge anche nella quiete delle parole.
Ambisco a chiacchierate fatte di sguardi. Quelli in cui parli dei secoli che furono, e di quelli che saranno, in una manciata di secondi.
All’ombra di una quercia, a bordo di un sentiero di campagna, ad aspettare.
Dietro me, il futuro sta arrivando.