THE PARADES


THE PARADES
Film giapponese del 2024 durata  2h12m
Genere; Life, drama, soprannaturale
Su: Netflix

Attori: Nagasawa Masami è Kawakami Minako, Sakaguchi Kentaro è Akira, Lily Franky è Michael, Yokohama Ryusei è Kato Shori, Mori Nana è Date Nana, Terajima Shinobu è Kaori e Tanaka Tetsushi è Tanaka

Iniziato senza grandi aspettative, guardato i primi dieci minuti con lo stesso spirito, mi sono lentamente ricreduta, trovandomi a vedere un piccolo gioiellino alla giapponese.

Quel tipo di filmografia che io amo e che netflix, ultimamente, mette in programmazione raramente, mentre fa uscire decine di drama televisivi della TBS, carini ma che a me (personalmente) “lasciano” poco. Li trovo come una bella copertina di una rivista, dai contenuti quasi superficiali (del resto sono drama per la programmazione in prima serata televisiva e quindi adatti per un pubblico da 0 a 99 anni, non si può pretendere di più).

Questo film invece, se amate la poesia del cinema giapponese, la sua introspezione, i suoi sentimenti celati, ma che ti scendono in profondità, è imperdibile.

Difficilmente un film o un drama mi fa venire un nodo alla gola, questo ci è riuscito più di una volta, ma non lascia l’amaro in bocca, lascia spalancata la porta alla speranza.

Non so come riescano, ma lo fanno, senza esternare in grandi spettacolarità ed esagerazioni i sentimenti che provano i loro personaggi, riescono a scendere in profondità nell’animo dello spettatore e farlo partecipe, quasi fosse lui a provare quell’emozione.
Riescono, anche, a rendere romantici aspetti della vita che non diresti mai.

Questo fa il film, con una trama non scontata, una sceneggiatura che lega curiosità per il susseguirsi della trama e delicatezza con cui dipinge i personaggi, una fotografia che ti rapisce e con un finale degno di tutto il film.

Insomma, se come me siete delle amanti della cultura, del romanticismo e dello sguardo sulla vita giapponese, dovete vederlo.

L’ost del film, altro piccolo capolavoro, scritta e cantata da Yojiro Noda (un membro dei Radwimps, se non lo conoscete con questo nome o con quello di Illion).

TRAMA

Un giorno Minako si sveglia su una spiaggia disseminata di macerie. Preoccupata cerca suo figlio Ryo, nel mentre incontra un gruppetto di persone. Parlando con loro si rende conto di una verità che la sciocca: è morta.

Anche il gruppetto formato da Akira, Michael, Shori, Kaori e Tanaka sono morti come lei, e come lei bloccati tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Al gruppo si unisce, successivamente, Nana.

Minato, ha difficoltà ad accettare la nuova realtà ma si unisce a loro e con loro, mensilmente, va alla “parata”, un raduno particolare.

LEGGO DI ME


Ripiego le mie parole una a una. Allineo le emozioni scombinate. Distendo i pensieri attorcigliati. Lentamente sciolgo ogni nodo e compongo delle piccole matassine colorate e le metto accanto alle parole ripiegate.

Non dimentico niente, ma non conservo con me il peso del ricordo. Lo ripiego, in piccole scatoline, insieme alle parole in fondo un cassetto, non quello dei sogni, in un’altro.

Non dimentico niente, perché dimenticare non sempre è un bene. Altrimenti non impareremmo mai nulla dalle cose che ci accadono. Ogni volta con la fiamma ci bruceremmo, non ricorderemmo di buttare la buccia e mangiare solo il frutto. Le cose che mi accadono quindi le ripiego e le conservo nei cassetti della memoria. Belle o brutte che siano.

Poi arriva un momento nel quale avverto il sentore della cosa già accaduta. Vado allora a riaprire i cassetti, scartabello e cerco, finché non trovo. Trovo tutte le volte che è accaduta. Allora sommo. Uno più uno più uno più uno. Quella cosa è già accaduta altre volte.
Così scopro le dinamiche, positive o negative, mi accorgo in quel modo delle ripetizioni costanti della mia vita.

Se la ripetizione è bella, sorrido e ringrazio questo mondo per il dono. Ripiego i pensieri e le parole, li rimetto nel cassetto, e conservo con me l’emozione nel cuore.

Accade più sovente il contrario, la dinamica tossica, che avvelena, che ti mangia e consuma. A quel punto ne prendo atto.

Uno più uno più uno più uno più uno = troppo.

Prendo tutte le parole, i pensieri, le emozioni che la riguardano. Dispiego tutto davanti a me. Osservo lentamente. Leggo di me.
Possono passare ore o anche giorni. Mi faccio una visione d’insieme della dinamica, tiro fuori l’insegnamento, poi accartoccio. Accartoccio tutto insieme. Accartoccio come si fa con un foglio di alluminio. Accartoccio in una piccola palla e butto via.
Accartoccio pensieri, ricordi, frasi, emozioni e persone. Faccio spazio perché in quel vuoto ci possa entrare il nuovo.

ALTALENA


La pienezza di alcuni momenti.

Il ricordarmi il blue hope. Sapermi accolta e avvolta in un bozzolo che schiuderà nel futuro.

Vorrei raccontarti di me, dei miei mille dubbi e delle mie paure, del vedermi avanzare nel tempo mentre il cuore torna all’origine.

Parlo con i miei battiti felini. Se tu mi vedessi veramente per quello che sono.

Mi dondolo tra una vita e un pensiero, tra un pulsare e un fremito.

Ti adagio sulla pelle vestiti, per rendermi conto che non son i tuoi, ti travesto da me.

La verità è fatta da gocce di pioggia che cadono. Alcuni terreni l’assorbono, altri la fanno scorrerre via.

Sgorgo amore a circuito chiuso
cats

EDUCAZIONE DELLA VALVOLA MITRALICA


E lo sento quel fastidio alla valvola mitralica quando mette in comunicazione le due parti del cuore. Respiro profondo e l’aria che ne esce porta con sé pezzi di quel fastidio. Peggio sarebbe non sentire niente.

Io ci parlo con il mio cuore e lui mi risponde, del resto l’ho ben educato in tutti questi anni: “Fai il bravo, non far rumore, non far casino, non farti vedere e non infastidire gli altri. Che poi ti dicono che sei incontrollabile e invasivo. Ecco bravo stai lì buon buonino, che se esci poi corri, cadi e ti fai male“.

Ho un cuore educato, solo ogni tanto quel fastidio alla valvola mitralica si fa sentire, a ricordare che ancora c’è e funziona. Si fa intravedere in quella piccola smorfia, quando storco verso l’alto le labbra. Se mi guardi nelle foto da bimba, già vedi che lo facevo, perché già da allora provavo ad educare il cuore.
baby me

Ho un cuore educato e obbediente, solo ogni tanto quel fastidio e la consapevolezza che quello è il solo momento pericoloso, quello in cui, tra quello sfarfallio e il respiro profondo per farlo andar via, prima o poi, qualcuno ci si infila.