MA IO DOVE VIVO?


Ieri sera, nello spazio che scorre tra la bottiglia e versare il suo rosso contenuto, tra pomodori secchi sotto olio e le parole, ad un certo punto mi si è spalancata la domanda: “Ma io dove vivo? Vivo la stessa città che vivono gli altri?”. Mi son girata verso un mio amico al tavolo e ho chiesto a lui la stessa cosa: “Ma io dove vivo?”

In una città ci sono mille città, lo so, ma ogni volta che scopro una “strada” che non avevo visto, mi sorprendo della mia cecità.

Realtà parallele. Mondi paralleli.

Flashback di un tempo lontano, in cui ti ho amato più di me stessa, nel momento in cui ti lasciai, ti preoccupavi che non mi facessi male nella vita viaggiando da sola. Io non capivo allora, ti guardavo in silenzio, pensavo “Ma se sei tu che mi hai ferito a sangue”.

La verità è che vivevamo in due mondi diversi, due orbite che si erano richiamate, per leggi antiche, nella loro rotazione e si erano intersecate. Due mondi di consistenza diversa che si erano inglobati uno nell’altro al loro passaggio. E il tuo mondo era costruito con una realtà più tormentata della mia.

Il mio mondo, a quei tempi, era fatto di fate e unicorni. Che non voleva dire sicurezza e felicità. L’unicorno ha la punta e con quella può ferire e uccidere, e le fate hanno la bacchetta magica con la quale modificare la realtà in maniera inaspettata.

Tu avevi paura per me, perché avevi paura per te.

Ma questo era ieri. Oggi mi versano vino rosso e mi parlano di quello che accade intorno a me, mentre io mi domando “Ma io dove vivo?”

Forse dovrei ricominciare da me, da chi sono ora.
Lasciare strade, città e mondi che non sono miei e mi fanno sentire straniera.

Cerco viandanti del mio mondo.
me-2016-11-08

WINTER SEA


Sarà che stamattina il cielo era di quel grigio a metà tra la percezione del disastro e il colore di una coperta di lana d’un tempo, sarà che mentre guidavo, in sottofondo, alla radio passava la voce della Bertè che cantava “il mare d’inverno”.

Sarà per questo che mi arriva un ricordo antico di me.
Dicembre. I miei stivali a pochi centimetri dal mare. Chiazze di neve intorno. La sabbia bagnata. Un cielo plumbeo mentre scruto un orizzonte grigio. Sogno un rosa futuro che non è mai arrivato.

Winter Sea

Il tempo ti fugge a una velocità a cui non riesci star dietro, questa lotta persa per contenerlo. Cerchi di usare al meglio quello che ti rimane. Lo spreco dei secondi ti rende insofferente, se obbligata a viverlo fa di te un grumo a ph uno.

Credevi che avresti cambiato il mondo e sei arrivata a pensare meno male che il mondo non mi ha cambiato. La verità è che qualcosa, però, ha cambiato. Ampi pezzi di Utopia, ti son stati strappati e non fan più parte di te. I grandi ideali, i sogni di giustizia per gli uomini si son piegati, inginocchiati al dio Procrastino. Eppure hai creduto così tanto.

Sapete vorrei tornare ad accarezzare unicorni, abbracciandoli e appoggiando il viso sul loro collo. Chissà quando ho cominciato a perdere ampie parti di me?

Dio che spettacolo che ero dentro allora.