PARLAMI DI ME


Ho imparato di me che qualche volta mi ritiro nel mio palazzo, passeggio, da sola, in saloni enormi e freddi, ma quel freddo mi piace e portatore di un periodo di preparazione, come i campi d’inverno.
Sento il rumore e lo schiamazzo fuori, ma la voglia di uscire non mi prende. Che differenze ci sono tra gli schiamazzi di un combattimento e quello di una festa?

Ho imparato che la maggior parte delle persone non vuole sapere, vedere, e conoscere. Queste tre cose messe insieme significano responsabilità e ne sono spaventati. Stolti vi direi, presi dalle paure, non vedete la libertà celata nella conoscenza. Poi ricordo che c’è stato un tempo che anche io ne ero spaventata, ognuno ha il suo percorso. Chi sono io per dire stolti?

Ho imparato a chiedere, ma spesso me ne dimentico, o fingo di farlo, in fondo di base rimango sempre l’orgogliosa, quella che non ha debiti con nessuno. Temo questa catena allo stesso modo del timore della dipendenza “d’amore”.

Ho imparato che non smetto mai di apprendere, e ogni volta che credo di essere arrivata alla conclusione, si apre un altro varco di conoscenza da affrontare.

Ho imparato che spesso quando scrivo qui, sto cercando qualcosa fuori nel reale, e quel qualcosa lo sento tangibile, vicino eppure così lontano.

Ho appreso di me da me, ma spesso vorrei chiedervi, spesso vorrei chiederti: “Parlami di me” in modo da riflettermi nelle tue parole e vedermi in quello che vedi tu, per una volta solo specchiarmi e non scavare.

Parlami di me, del mio universo fatto di stelle e dei miei mostri celati nel buio.

Per favore, parlami di me.
Photo by Todd Wall