SEMI


Quella che voi non vedete è neve che cade dal cielo.

Quelli che voi non vedete, sono i fiocchi di neve che domenica sera ho fotografato. Più e più volte. Il risultato è sempre stato lo stesso. Questo.

Vi assicuro che a vederlo dal “vivo” c’era la notte, i fiocchi bianchi che scendevano e le luci notturne della città come stelle lontane, immerse nelle nuvole basse. Eppure.

Eppure per quanto mi son sforzata, l’Iphone mi rimandava questo. Mi son rassegnata, ho guardato la foto e mi son detta “Ha il suo perché anche così” e l’ho conservata.

Stamattina quando ero nel mio pensatoio, in quei dieci minuti in cui viaggio tra casa e lavoro, ho pensato a quell’immagine.  Ho pensato, per analogia, a cosa rappresenta nella mia vita quella foto.

Mi accade con le persone. Io le guardo e “vedo”. Vedo un sacco di cose. Poi la foto chiamata “vita” mi rimanda un’altra immagine. Ed io ci riprovo a “fotografare” ancora e ancora, ma niente. L’immagine che mi rimanda è diversa da quello che io vedo.

Non sto dicendo più bello meno bello, più brutto meno brutto. Sto dicendo diverso.

Mi son domandata se ho coltri d’illusioni, di speranze, di realtà distorte personali che non mi fanno vedere quello che” l’Iphone vita” fotografa.
Mi son chiesta se ho dei bisogni che mi tengono prigioniera e non mi permettono di vedere le cose, le persone, per quello che sono.
Ho forse paura di questa realtà, nella sua interezza, perché la percepisco dolorosa per la mia carne, lontana da ciò che sono?

Poi mi son risposta. Nella mia limitata capacità di vedere la verità, cercandola comunque, alla fine uno spicchio io lo intravedo. Io vedo i semi delle persone. Le persone sono piene di “sè”mi.

Semi cui sceglieranno di dare spazio oppure no, che nutriranno oppure no, a cui daranno energia oppure no. Semi che nasceranno o che moriranno nel provarci. Semi destinati a esser fiori profumati o querce. Tutto ciò a seconda delle scelte che ognuno fa, farà, nella propria vita, se seguirà “se” o seguirà altro.

Ed io alcuni semi li vedo. Vedo ciò che potrebbero essere, se lo volessero, ma che non sono (ancora, o forse mai). Guardo loro, vedo i semi, poi però (a volte) la foto “vita” mi rimanda altro. Mi rimanda quello che loro hanno scelto di essere, ma anche di non essere, tra i mille semi che avevano a disposizione.

Sappiatelo è un casino. M’innamoro di “sémi” che (forse) mai nasceranno.