O erano più grandi di me o erano più giovani di me.
Come se vivessi costantemente la vita in anticipo o in ritardo.
Sempre in un constante anticipo del futuro mentre viaggiavo in un ritorno al passato.
I coetanei, questi sconosciuti, non erano mai dove ero io, o quando c’erano erano presi a far altro, di solito a corteggiare altre donne.
Questa diacronicità era estesa. Se ero predisposta ad innamorarmi io, lui non lo era. Se lo era lui non lo ero io.
Forse a pensarci bene ero perfettamente sincrona, ogni volta, ero esattamente al polo opposto di dove avrei potuto trovarlo, l’amore intendo.
Io, comunque, sempre al polo opposto della parola “facile”.
A voler ben vedere, una mia forma di sincronicità la possiedo, solo che è quella dell’antimateria.