DELIRIUM DI BIRRA, DI TAKA E DI UNO SCONOSCIUTO


Arrivo da un fine settimana a Bruxelles, organizzato da mesi dal “Team Transenna”, alias “Le Tre Parche”. Mesi fa abbiamo comprato i biglietti per la Jrock band del mio cuore gli One Or Rock.

Li seguo da qualche anno. Il primo concerto italiano a cui sono riuscita ad andare è stato nel 2023, a Milano, quando il biglietto costava una sciocchezza (non erano conosciuti tantissimo). Niente Vip, niente early entry: se volevi vederli da vicino, dovevi passare ore fuori dal locale per conquistare la prima o seconda fila transenna. Cosa che abbiamo fatto.

Il “Team Transenna” ogni anno ha mantenuto la tradizione del concerto:
2023 Milano – Fabrique – Tour Luxury Disease
2023 Milano – Stadio San Siro – Tour Luxury Disease – apertura dei “Muse”
2024 Londra – OVO Arena Wembley – Premonition World Tour
2025 Bruxelles – Forest National (Vorst Nationaal) – DETOX Euopean Tour

Ora non vediamo l’ora del 2026.

Li amo tutti. Per Taka, confesso, folletto del JRock ho una leggera predilezione.

A Bruxelles, il fine settimana è stato arte, french fries, waffle (non per me che sono vegana), Atomium e visite nel centro città. Il pezzo forte? Sabato sera: il concerto.

Una serata indimenticabile, prima fila centrale (ci sarà un motivo per cui ci chiamiamo “Team Transenna”) appoggiate alle transenne. Potevo vedere le micro-espressioni di Taka mentre cantava… e tutto ciò non ha prezzo, ma solo felicità.

Mai avrei detto che sarei diventata un’amante del Jrock, anche se lo ammetto amo solo loro come band di rock. Ma in questo concerto mi sono auto-sorpresa ancora una volta. Mai avrei sospettato di iniziare ad amare un altro genere che non mi ha mai attirato: il metal.
O meglio, Jmetal. La band di apertura agli One Ok Rock era la Paledusk. Una band che suona metalcore, alternative metal e electronicore. Metal/hardcore di base, ma con sperimentazioni che vanno dal pop al jazz fino all’hip hop. Insomma una cosa un diversa dal metal classico.

Mi hanno entusiasmato con una musica, nonostante non sia il mio genere.
E poi, diciamolo, mi sono innamorata di un loro componente…

Devo ancora scoprire come si chiama, perché la band è formata da quattro membri, ma sul palco erano in cinque e lui è l’elemento “surprise”. Anzi, se qualcuno sa, mi dica, che io non sono esperta di quel genere, e quindi non conosco i musicisti.

Chi è costui? Fatemelo sapere e nessuno si farà male.

Non vi tedio con il fatto che siamo uscite da quel concerto con la voce roca, piene di adrenalina, voglia di vita e di prolungare la sensazione di felicità interiore. Per farlo ci siamo spostate al Delirium, nel centro di Bruxelles.

In meno di un’ora ho scolato letteralmente un litro di birra a stomaco vuoto. Ora, nella mia personalissima top ten, la birra giapponese e quella belga sono sul podio, insieme, al primo posto.

Conclusione di un sabato sera pieno di serotonina (e alcol)? Tornare in albergo alle tre del mattino, non contente fermarsi nella hall, a lato dove c’era un tavolo e delle sedie, mangiare qualcosa per cercare di assorbire la birra (inutilmente) continuando a chiacchierare tra di noi.

Questo weekend è stato una piccola oasi di leggerezza, in un periodo per me non semplice per disparati motivi, alcuni interni e molti esterni. Sono grata alla leggerezza quando entra nella mia vita, e mi riempie di sorrisi e serotonina.

Anzi, vi annuncio che tra poco più di una settimana, entrerò in un’altra piccola lunga oasi di leggerezza. Partirò per il Giappone, e come ben sapete (poichè lo dico sempre), un pezzo della mia anima antica è legato a quel paese. Vi racconterò al mio ritorno.

Infine solo per ricordare che non dimentico e che, anche se parlo di altro, questo fa costantemente parte di me, ogni giorno.

BIRRA ROSSA


Quella cosa lì, quella che le persone hanno dentro loro pezzetti di noi, si chiamano frammenti d’anima.

Ed è un bene rivolerli indietro, (i frammenti, non le persone; le persone non sono nostre), non saremo mai completi senza. Ci sentiremo sempre un vuoto dentro, non capiremo perché, cercheremmo di riempirlo con altro che non ci serve, nel tentativo assurdo di riempire questo vuoto.

Non puoi riempirti di “altro”. Rimarrai sempre vuoto. La verità e che ci manchiamo noi, non “altro”.

La cosa più brutta e che potremo rimane legati a una persona non per amore, ma perché lei conserva dentro se pezzi di noi.

Girovagheremo confusi nella nostra vita senza neppure sapere cosa cerchiamo, trattenuti su sentieri non nostri.

Io sto imparando. Ogni tanto li richiamo a casa, e nel farlo mi accorgo che ho spazi occupati da frammenti d’anima altrui.
Li guardo e li lascio volare via. Li lascio liberi di tornare a casa.
Lucciole

Con alcuni faccio fatica, poi penso: “Tanto chi mi ama torna a lasciarmene altri”. Questo accade con l’amore (in ogni sua forma), le anime si fondono e vi avvolgono in un abbraccio, per poi staccarsi e tornare due.

Chi non torna… che senso ha tenere cose che non mi appartengono? E’ quasi rubare, quindi è giusto lasciar tornare a casa anche quei pezzetti.

Insomma l’anima ha bisogno dei suoi spazi e dei suoi cassetti per le sue cose.
Per far un esempio sciocco (come Willy), io le mutande del mio amico Willy non le metterei mai (non ho chiesto se lui metterebbe le mie però…) perché tenerle da me? Meglio che lui si tenga le sue, e quando vuole, se le infili e inviti me e le mie mutande a farsi una birra (rossa e belga) (la birra specifichiamo).

Integri, presenti, consapevoli. Si beve birra perché si vuole la birra, non perché dobbiamo riempirci lo stomaco di “altro” o recuperare le “mutande”. Questa è libertà, essere liberi di scegliere, e lo puoi essere solo se sai cosa vuoi nella vita, e non puoi sapere cosa vuoi, se ti mancano pezzi di te.

Willy vuoi una birra?
beer

(Sappiate che sono consapevole, ad alcuni di voi bastano le “mutande” senza birra. Io no)