TUTTA COLPA DI TAKA


È tutta colpa sua, ma ha dei complici: Toru, Ryota e Tomoya.

Tutto è iniziato in maniera inconsapevole tempo fa, quando scopro che fanno in tour in Europa gli One Ok Rock, poiché ho bisogno di complici anche io, dico a Paola: “Secondo me ti piacciono”. Detto e fatto, in men che non si dica abbiamo i biglietti per la data del 21 luglio a Milano. Il destino vuole che per cercare questi biglietti, ne troviamo pure due, anello verde, per il concerto dei Muse del giorno dopo, dove gli One Ok Rock fanno apertura.
Vuoi non prendere i biglietti dei Muse che ti cadono così dal cielo?

È iniziato tutto lì. O meglio noi non lo sapevamo, ma è terminato tutto lì. Il vero inizio è stato venerdì 21 luglio a far la fila per ore, sotto il sole cocente sull’asfalto, per poter essere vicine al palco.

Ora io, non so neppure come scriverlo cosa è successo quella sera a me e Paola (che ormai era cotta al punto giusto, come vedete nella foto, cottura al sangue su asfalto), sotto quel palco. Potrei dirvi che è stato amore a prima vista, ma non è vero perché era da tempo che entrambe ascoltavano la loro musica, o che io postavo i loro video, quindi non è amore a prima vista, ma quella sera dopo 73 secondi dal loro ingresso sul palco è iniziata l’era “Prima e dopo Taka”.

Credetemi, noi non ne eravamo del tutto consapevoli e soprattutto non sapevamo ancora quando profondo fosse il “Dopo Taka”. Lo abbiamo scoperto il giorno dopo quando siamo andate al concerto dei Muse. Doveva già insospettirci il fatto che non vedevamo l’ora di andare a San Siro per vedere gli One Ok Rock aprire la serata.

Il 22 luglio siamo partite presto, nonostante avessimo i biglietti numerati e quindi senza bisogno di fare le file, ma abbiamo deciso di unire il piacere al piacere, andando a mangiare (e bere) al ristorante coreano Hana di Milano.

Non è ancora finita, la consapevolezza del “Dopo Taka” non era ancora arrivata.
Finita l’immersione godereccia in Corea, abbiano deciso di nutrire anche la nostra anima con un po’ di arte (poi che tutto ciò fosse anche al coperto e fresco ha aiutato), eccoci a comprare i biglietti a palazzo reale per la mostra di Leandro Erlich, “Oltre la soglia”.

Ci siamo così intinte nell’arte e nella poesia visiva di Erlich, perché noi siamo persone serie, molto serie!

Talmente tanto che abbiamo deciso di far parte delle sue opere e come sempre, la nostra serietà è andata in vacanza in qualche luogo non precisato, senza data di ritorno.

Confesso che abbiamo visitato anche le altre mostre all’interno di Palazzo Reale (vi ho appena detto che siamo persone serie!), e due in particolari mi hanno mosso sensazioni, una di queste è “MariVerticali” di Fabrizio Plessi.

Uscite da Palazzo Reale, ci siamo avviate verso San Siro per andare a vedere con il cuore che palpitava gli One Ok Rock e i Muse, però credetemi, la consapevolezza del “Dopo Taka” non era ancora giunta.

Giunte a San Siro, attendiamo che inizino i gruppi spalla e nel frattempo sistemo l’acquisto fatto (mi ero dimenticata di dirvi anche del salto in libreria) da Mondadori, acquisto dal quale si evince che, noi non lo sapevamo, ma eravamo già contaminate.

Poi finalmente arriva Taka, e ci ritroviamo a scendere le scale per vedere più da vicino. Pochi minuti dopo capiamo che altre persone lo hanno fatto, per lo stesso nostro motivo, gli One Ok Rock. Tutti insieme, diversi, senza conoscerci a saltellare con il cuore in tumulto!

Ah se il mondo funzionasse così, che bello sarebbe, gioire insieme per qualcosa che fa battere il cuore, cercare quello che unisce e non quello che divide. È stato così che ci siamo ritrovati alla fine: due giapponesi, due rumene, una coreana e noi due italiane (la ragazza dietro è imboscata, è la fidanzata del ragazzo a cui abbiamo chiesto il favore “Ci fai una foto?”, quindi in effetti nella foto le italiane sono tre).
Ci siamo scambiati numeri telefonici, email, e frasi tipo: “Nice to meet you”, con dei sorrisi che ancora un pò ci si strappavano le labbra!

Oggettivamente qua abbiamo cominciato a sospettare che avessimo qualcosa che non andava, ma sai com’è, pensi: “Ma va, non sono malata, è il caldo, la stanchezza, è il secondo concerto in 24 ore, ho dormito niente, poi passa”. Invece no. Eravamo già nel “Dopo Taka”, perché sappiatelo è una malattia subdola, quando te ne accorgi è troppo tardi.

Alla fine, con il buio, è arrivato anche il loro momento, i Muse

E lì è stato palese!
È iniziata una nuova era “Il prima e dopo Taka”.
Vi prego nessun insulto, non chiamate psichiatri e non fateci fare il tso, dopo quello che scriverò qua, ma… davvero non so come dirvelo, abbiamo ascoltato le prime canzoni, e noi che saltellavamo come capre impazzite ai loro concerti, siamo rimaste ferme.
Ogni tanto ci guardavamo in silenzio, nessuna delle due proferiva parola, timorose del giudizio dell’altra (non sapendo che l’altra pensava la stessa cosa), guardavamo il cellulare, sfogliandolo distratte, e ve lo giuro, ad un certo punto ci siamo guardate negli occhi (poco dopo la metà del concerto) e ci siamo dette: “Andiamo?”.

Lo abbiamo fatto, ci siamo alzate e siamo andate via. Non erano gli One Ok Rock, non era Taka, e non sentivano nessuna emozione, anzi ci stavamo annoiando.

Ed ora ufficialmente siamo nella nostra era “Dopo Taka”.
Stiamo già guardando se faranno concerti in Giappone, perché noi abbiamo già deciso che andremo in Giappone ad ascoltarli, e speriamo tornino a breve in Europa, perché noi prenderemo tutti i biglietti delle date del loro prossimo tour europeo.

Anzi se qualcuno che legge, e sa/conosce come fare per l’acquisto dei biglietti in Giappone (che non è come da noi) batta un colpo e ci aiuti, perché Paola ed io, sospettiamo che questa malattia sia incurabile, possiamo solo curare i sintomi con la presenza intensa e costante di Taka!

PS: attenzione, io vi avviso, questa malattia è data dalla presenza fisica di loro quattro in vicinanza, dall’energia che emanano tutti loro indistintamente (che non posso spiegarvi con le parole), e dalla voce di Taka e del suo “darsi”.

METTI DEI MUSE A CENA


Un sacco di prime volte ieri.
Prima volta che vado ad Assago.
Prima volta che vado al forum di Assago.
Prima volta che esco con Syl.

Un sacco di seconde volte ieri.
Seconda volta che vado a un concerto dei Muse.
Seconda volta che mi domando perchè fanno posti con una capienza di 12700 anime e 2 bagni 2 in croce .
Seconda volta che bevo una birra rossa trappista, adoro le rosse (Dite che son di parte?).

E in mezzo a tutti questi primo e secondo c’è stato uno spettacolo bellissimo, musica formato pelle d’oca, mani che a furia di battere dolgono, piedi e gambe che non riescono a star ferme.

E in mezzo a tutti questi secondo e primo c’è stata una prima cena fatta di m&m’s, acqua e birra, una seconda cena notturna fatta di panini, piadine, birra e parole.

E in mezzo, sopra, sotto (che sembra quasi una cosa porno) le parole, le mie (tante quanto parlo eh!?) e le sue. Il mio dire “Guarda ti dico subito tutte (quasi… perchè diciamolo ci si può nascondere nel silenzio o nel rumore) le cose brutte di me”. In questo modo una persona o mi ama o mi odia.

Ma diciamolo, puoi non adorarmi?

Io un pochino ti ho adorato nell’esser vero in quello che hai mostrato.

E in mezzo, sopra, sotto, a destra, a sinistra, un pò più in fondo dopo la rotonda, poi a destra prosegui dritto, al semaforo a sinistra, insomma ovunque, loro… i miei tre fidanzati
Muse

PASSI E NOTE


Il mio primo concerto fu strappato con ostinazione a una madre che doveva per forza farmi anche da padre. Concesso solo perché era nello stadio della mia piccola città. Un coprifuoco per cui avrei dovuto trasformarmi in superman e tornare a casa volando appena finito. Avevo poco più di quindici anni.
Lui era Edoardo Bennato.
Fu bello, ma non scattò l’amore per i concerti dal vivo. Forse la pressione materna ne rubò l’entusiasmo, il dover subito correre a casa, il dovermi rinchiudere nelle quattro mura e non poter condividere con gli amici dopo, in qualche modo spense il piacere.

Il mio secondo concerto fu un dono. Pochi anni fa. Un’amica mi scrisse “Dai vieni al concerto con me, è vicino a te, San Siro, ho un biglietto in più, dai te lo regalo”. Io non avevo voglia, casino, gente, confusione, si parlava del terzo anello. Ma volevo veder l’amica che abitava a Roma e che non vedevo da anni. Tutto questo mentre la gente cercava disperatamente i loro biglietti, le chiesi “Chi sono?”. Lei mi rispose e io le domandai ancora “Chi cazzo sono?”.
Loro erano i Muse.
Ci son persone che mi detestano ancora oggi per aver trovato un biglietto dei Muse a una settimana dal concerto, di non averlo neppure pagato, mentre domandavo “Chi cazzo sono?” .

Il mio terzo concerto è una scelta. Sister me lo ha proposto, io ho nicchiato (il solito ci sarà casino, è lontano, un sacco di gente, sarà la musica che piace a quella rocchettara ecc ecc).  Sister mi ha mandato un paio di link di youtube. A Sister piace tanto. A me ispira, soprattutto cambiar modo di “passeggiare” nella vita e far cose che non faccio mai. Sai che c’è? Io scelgo di andarci.
Lui sarà Damien Rice.

Nella vita bisogna camminare, ma in direzioni nuove, se si vogliono commettere nuovi errori e non ripetere quelli vecchi.
Che poi, dico errori, ma forse son solo opportunità mancate o prese dalla parte sbagliata. Cambiando strada cambi anche visione del mondo intorno a te e di conseguenza puoi prender l’opportunità dalla parte giusta.

passi

Nel frattempo aspetto luglio e son felice che in questo sentiero ora ci siano Sister e Ciccio con me. Devo a loro tanti passi nuovi della mia vita.