FINCHE’ NON APRIRAI QUEL LIBRO


Milano, vai in piazza Duomo, mangi coreano, dopo non vuoi fare un salto da Mondadori? Le domande, quelle retoriche!

Io e Paola siamo entrate, mentre cercavamo di non acquistare l’intera libreria, dalle labbra della mia amica è spuntato un titolo e la frase: “Secondo me ti piacerà”. Il titolo era “Finché non aprirai quel libro” di Michiko Aoyama. Altra domanda retorica, vuoi che io non l’abbia comprato!?

Il libro racconta la vita di cinque persone.

Uomini e donne con impieghi e interessi difformi tra di loro. Attraverso le loro vite riusciamo a dare uno sguardo ai preconcetti e limiti che ognuno di noi, spesso, ha di se stesso.

Preconcetti e limiti che condizionano negativamente la nostra vita.

Tomoka di 21 anni, Ryo di 35, Natsumi di 40, Hiroya di 30 e Masao di 65 anni. Che cosa hanno in comune tra di loro per far parte dello stesso libro?

Hanno in comune una biblioteca e una bibliotecaria L’aver cercato dei libri su uno specifico argomento, l’aver chiesto aiuto alla Signora Komachi, ed essersi fatti consigliare i libri da lei.

La bibliotecaria ha un dono, sa intuire i bisogni, i desideri, i rimorsi e i rimpianti della persona che le sta di fronte.

La Signora Komachi, consegna i libri sull’argomento da loro richiesti, per poi scoprire che tra i libri ha infilato un libro che non c’entra per nulla!

Eppure sarà quel libro a cambiare la vita di quella persona.

Leggendo i capitoli di Tomoka, di Ryo, di Natsumi, di Hiroya e di Masao, ognuno di noi potrà trovare in qualcuno di loro (se non in tutti) i pensieri che spesso abbiamo fatto. Pensieri limitanti che spesso ci hanno tarpato le ali, e nel farlo ci hanno reso prigionieri di noi stessi.

Anche la conclusione del libro, che ho amato e che non racconto, pone l’accento come tutto sia, alla fine, collegato: cose, persone, libri, e che ognuno di noi influenza (anche senza saperlo) la vita degli altri.

TITOLO E DATI BIBLIOGRAFICI
Finché non aprirai quel libro.
Io ho preso la versione cartacea, Garzanti del 2022, prezzo € 16,00

Esiste anche:
la versione Kindle, prezzo € 9,99
la versione ebook ibs, prezzo € 9,99
la versione Audible da ascolto (per chi la possiede)

AUTORE
Michiko Aoyama è nata nel 1970 ad Aichi, Honshu (Giappone).
Dopo l’università andò a lavorare in Australia, a Sydney, per un giornale giapponese. In seguito è tornata a Tokyo, dove ha intrapreso anche la carriera di scrittrice. Attualmente vive a Yokohama.
I suoi libri hanno ricevuto numerosi riconoscimenti in patria.

Tradotto in italiano, troviamo anche “Mentre aspetti la cioccolata” sempre edito da Garzanti.

PS: il piccolo neko che vedete, che richiama il neko del libro, arriva direttamente dal Giappone. Paola (la mia amica che ho citato sopra), quest’estate ci è andata, e mi ha portato questo regalo.

Il significato della scritta era per entrambe sconosciuto, ma grazie a un giro che passa da Berlino (Progenie), incontra una giapponese (Chieko) e ritorna in Italia da me, abbiamo scoperto che questo è un “fuku-neko” che porta felicità. La scritta significa “La felicità viene alla porta che ride”.

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TUTTA COLPA DI TAKA


È tutta colpa sua, ma ha dei complici: Toru, Ryota e Tomoya.

Tutto è iniziato in maniera inconsapevole tempo fa, quando scopro che fanno in tour in Europa gli One Ok Rock, poiché ho bisogno di complici anche io, dico a Paola: “Secondo me ti piacciono”. Detto e fatto, in men che non si dica abbiamo i biglietti per la data del 21 luglio a Milano. Il destino vuole che per cercare questi biglietti, ne troviamo pure due, anello verde, per il concerto dei Muse del giorno dopo, dove gli One Ok Rock fanno apertura.
Vuoi non prendere i biglietti dei Muse che ti cadono così dal cielo?

È iniziato tutto lì. O meglio noi non lo sapevamo, ma è terminato tutto lì. Il vero inizio è stato venerdì 21 luglio a far la fila per ore, sotto il sole cocente sull’asfalto, per poter essere vicine al palco.

Ora io, non so neppure come scriverlo cosa è successo quella sera a me e Paola (che ormai era cotta al punto giusto, come vedete nella foto, cottura al sangue su asfalto), sotto quel palco. Potrei dirvi che è stato amore a prima vista, ma non è vero perché era da tempo che entrambe ascoltavano la loro musica, o che io postavo i loro video, quindi non è amore a prima vista, ma quella sera dopo 73 secondi dal loro ingresso sul palco è iniziata l’era “Prima e dopo Taka”.

Credetemi, noi non ne eravamo del tutto consapevoli e soprattutto non sapevamo ancora quando profondo fosse il “Dopo Taka”. Lo abbiamo scoperto il giorno dopo quando siamo andate al concerto dei Muse. Doveva già insospettirci il fatto che non vedevamo l’ora di andare a San Siro per vedere gli One Ok Rock aprire la serata.

Il 22 luglio siamo partite presto, nonostante avessimo i biglietti numerati e quindi senza bisogno di fare le file, ma abbiamo deciso di unire il piacere al piacere, andando a mangiare (e bere) al ristorante coreano Hana di Milano.

Non è ancora finita, la consapevolezza del “Dopo Taka” non era ancora arrivata.
Finita l’immersione godereccia in Corea, abbiano deciso di nutrire anche la nostra anima con un po’ di arte (poi che tutto ciò fosse anche al coperto e fresco ha aiutato), eccoci a comprare i biglietti a palazzo reale per la mostra di Leandro Erlich, “Oltre la soglia”.

Ci siamo così intinte nell’arte e nella poesia visiva di Erlich, perché noi siamo persone serie, molto serie!

Talmente tanto che abbiamo deciso di far parte delle sue opere e come sempre, la nostra serietà è andata in vacanza in qualche luogo non precisato, senza data di ritorno.

Confesso che abbiamo visitato anche le altre mostre all’interno di Palazzo Reale (vi ho appena detto che siamo persone serie!), e due in particolari mi hanno mosso sensazioni, una di queste è “MariVerticali” di Fabrizio Plessi.

Uscite da Palazzo Reale, ci siamo avviate verso San Siro per andare a vedere con il cuore che palpitava gli One Ok Rock e i Muse, però credetemi, la consapevolezza del “Dopo Taka” non era ancora giunta.

Giunte a San Siro, attendiamo che inizino i gruppi spalla e nel frattempo sistemo l’acquisto fatto (mi ero dimenticata di dirvi anche del salto in libreria) da Mondadori, acquisto dal quale si evince che, noi non lo sapevamo, ma eravamo già contaminate.

Poi finalmente arriva Taka, e ci ritroviamo a scendere le scale per vedere più da vicino. Pochi minuti dopo capiamo che altre persone lo hanno fatto, per lo stesso nostro motivo, gli One Ok Rock. Tutti insieme, diversi, senza conoscerci a saltellare con il cuore in tumulto!

Ah se il mondo funzionasse così, che bello sarebbe, gioire insieme per qualcosa che fa battere il cuore, cercare quello che unisce e non quello che divide. È stato così che ci siamo ritrovati alla fine: due giapponesi, due rumene, una coreana e noi due italiane (la ragazza dietro è imboscata, è la fidanzata del ragazzo a cui abbiamo chiesto il favore “Ci fai una foto?”, quindi in effetti nella foto le italiane sono tre).
Ci siamo scambiati numeri telefonici, email, e frasi tipo: “Nice to meet you”, con dei sorrisi che ancora un pò ci si strappavano le labbra!

Oggettivamente qua abbiamo cominciato a sospettare che avessimo qualcosa che non andava, ma sai com’è, pensi: “Ma va, non sono malata, è il caldo, la stanchezza, è il secondo concerto in 24 ore, ho dormito niente, poi passa”. Invece no. Eravamo già nel “Dopo Taka”, perché sappiatelo è una malattia subdola, quando te ne accorgi è troppo tardi.

Alla fine, con il buio, è arrivato anche il loro momento, i Muse

E lì è stato palese!
È iniziata una nuova era “Il prima e dopo Taka”.
Vi prego nessun insulto, non chiamate psichiatri e non fateci fare il tso, dopo quello che scriverò qua, ma… davvero non so come dirvelo, abbiamo ascoltato le prime canzoni, e noi che saltellavamo come capre impazzite ai loro concerti, siamo rimaste ferme.
Ogni tanto ci guardavamo in silenzio, nessuna delle due proferiva parola, timorose del giudizio dell’altra (non sapendo che l’altra pensava la stessa cosa), guardavamo il cellulare, sfogliandolo distratte, e ve lo giuro, ad un certo punto ci siamo guardate negli occhi (poco dopo la metà del concerto) e ci siamo dette: “Andiamo?”.

Lo abbiamo fatto, ci siamo alzate e siamo andate via. Non erano gli One Ok Rock, non era Taka, e non sentivano nessuna emozione, anzi ci stavamo annoiando.

Ed ora ufficialmente siamo nella nostra era “Dopo Taka”.
Stiamo già guardando se faranno concerti in Giappone, perché noi abbiamo già deciso che andremo in Giappone ad ascoltarli, e speriamo tornino a breve in Europa, perché noi prenderemo tutti i biglietti delle date del loro prossimo tour europeo.

Anzi se qualcuno che legge, e sa/conosce come fare per l’acquisto dei biglietti in Giappone (che non è come da noi) batta un colpo e ci aiuti, perché Paola ed io, sospettiamo che questa malattia sia incurabile, possiamo solo curare i sintomi con la presenza intensa e costante di Taka!

PS: attenzione, io vi avviso, questa malattia è data dalla presenza fisica di loro quattro in vicinanza, dall’energia che emanano tutti loro indistintamente (che non posso spiegarvi con le parole), e dalla voce di Taka e del suo “darsi”.