COLORI


Intingo in me.
Colori con cui parlare e quelli con cui plasmarmi.
Respiro lieve in questo mondo concitato.
Strattonarmi è inutile.
Il mio passo è discorde.

UNA VESTAGLIA DI TULLE ROSA


“Si arrampica sulla vetrata, indossa la mia vestaglia di tulle rosa confetto, getta nel vuoto i miei peluches dall’apertura in alto.

Mi ha rubato le coperte e le lenzuola, lasciandomi un letto spoglio. Non contento subito dopo si è preso tutto ciò che avevo sopra il comodino, anche le creme. Un feroce litigio (un occhio ai miei gatti perché temo faccia loro del male) e ho recuperato tutto. Basta però, basta tra di noi non è possibile, è finita.

Tiro il lembo della mia vestaglia rosa confetto per distrarlo, per impedirgli di lanciare nel vuoto ancora i peluches, lui continua imperterrito. Lo fa per lo stesso motivo per cui prima ha rubato lenzuola, coperte e creme. Ferirmi.
Tiro sempre più forte per farlo scendere. Poi accade, la vestaglia di tulle rosa confetto comincia a rompersi lentamente. Vedo il tulle lacerarsi, ma continuo, fino a quando si strappa in due.

Su di lui pezzi di tulle, sulle braccia e sulle spalle. Il resto è tra le mie mani. Non ho più modo di fermarlo. Osservo le sue caviglie, sono all’altezza dei miei occhi, dei miei denti. Si! Le morderò a sangue.
Lui lo percepisce, si ferma per dirmi, così mi farai cadere nel vuoto. Solo un attimo di esitazione. Si, cadrai nel vuoto, ma ti fermerò, non getterai i miei peluches.”

Mi sveglio di colpo, il cuore a mille. Non riesco a capire se ora sono nel sogno e quella appena lasciata è la realtà, o questa è la realtà e mi sto svegliando in questo momento.
Millesimi di secondo lunghi come minuti, il timore che la realtà sia una vestaglia di tulle rosa confetto lacerato, impregna l’aria.

Infine lo strappo dalle braccia di Morfeo. Capisco il sogno ma mi rimane la sensazione d’inquietudine, l’esser rimasta impigliata tra due realtà per una manciata di tempo indefinito, è la cosa peggiore. Quella che mi tiene sveglia.

La vestaglia di tulle rosa confetto io so cosè, non fa paura averla strappata, il lupo si morde la zampa fino a staccarsela pur di fuggire alla tagliola, per questo a volte si zoppica nella vita, la libertà non sopporta catene siano esse fatte di ferro o da fili di tulle. Vivere ha un prezzo.

Crescendo so di esser diventata meno “rosa”, ma ci sono altre tinte, ed io ho acquistato colori inaspettati.

Però devo smettere di addormentarmi al suono delle campane tibetane.

I QUADRI DI MATRIX


Mi scopro sempre più a pensare che la realtà non esista, ma esiste la proiezione di noi in un’immagine che noi chiamiamo realtà e la percezione che noi abbiamo della realtà altrui.

Così mi immagino la realtà come una stanza con pareti vuote e bianche. Crescendo ho appeso alle pareti foto, quadri e dipinti che rappresentavano la mia realtà. A scrutar ieri, lo ammetto ero brava a dipingere, ho rappresentato colori e vite di una intensità tutta loro, creativa e onirica a volte.
Ho usato colori tenui, gialli intesi, blu rilassanti, un rosso passione che degradava nel nero, ogni tanto quel tocco di rosa fantasy che rischiara, quello l’ho usato soprattutto con i coniglietti però.

Poi qualcuno è entrato, quando mi son distratta, ha usato bombolette spray nere, ha spruzzato le mie tele coprendo le mie foto e i miei colori. Son riuscita a buttarlo fuori, ma ho dovuto togliere quei quadri dalle pareti.
Poi qualcun altro è entrato e con l’inganno ha usato un taglierino, sfregiando le mie tele con squarci. Ho dovuto eliminare anche quei quadri.
Poi ho chiuso la porta.
Non è bastato. Dall’esterno terremoti hanno fatto vibrare le pareti. Le ultime foto e gli ultimi quadri son caduti.

Ora guardo le pareti spoglie consapevole che la realtà è quella. Pareti bianche che ognuno di noi riempie di quadri e foto.
Non ho più quadri, ma da qualche parte, non so di preciso dove, ho ancora pennelli e colori.

Il corpo si blocca e si domanda se vuole davvero dipingere un’altra volta una realtà che non esiste e far finta di viver una vita che non c’è o accettare che la vita son pareti bianche.

Matrix incombe sempre su noi.
È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.”

Son pensieri del lunedì mattina lo so, quelli dopo un fine settimana, dove progressivamente i miei sintomi psicosomatici hanno cercato di bloccare totalmente la mia muscolatura posteriore, dal collo alle caviglie.
Ancora ora mentre sto scrivendo lo stesso deglutire mi lancia piccole fitte di dolore tra la nuca e le spalle.

Ah…. da quando la mia mente ha appreso che comprendo il suo parlare attraverso il corpo, non rinuncia mai a farlo.

SINISTRA DESTRA O SISTRA DENISTRA?


Nel corso della mia vita son stata “accusata” di essere integralista, relativista, ottusa, acuta, stupida, intelligente, fascista, comunista, forte, debole, virginale, troia, silenziosa, chiacchierona, chiusa, aperta, gretta, generosa. Insomma, per farla breve, son stata accusata di tutto e il contrario di tutto.
All’inizio non capivo perché potesse accadere questa cosa, mi sembrava di essere sempre coerente con me stessa, i miei pensieri e quello che ero. Poi mi son data due spiegazioni:
a) la gente mi accusa quando non appoggio totalmente quello che pensano loro;
b) davvero son tutte queste cose, valuto di volta in volta ogni cosa e non ho ancora la capacità, non umana, di essere sempre dalla parte della ragione;
che son convenute in una: cerco di usare sempre la mia testa.

Politicamente poi io ho amato Bertinotti e Fini, entrambi. Perché entrambi erano persone convinte e coerenti nelle loro idee, ma rispettoso delle opinioni altrui, ed entrambi seppur diversi politicamente hanno espresso opinioni (su alcune cose) che mi hanno trovato d’accordo. Questo per dire, è vero che io son tutto quel mischione lì,  perché sono vera e ne sono orgogliosa, dal mio punto di vista significa che non mi faccio dire da nessuno cosa devo pensare e come.

Detto ciò, ammetto che son sempre stata convinta di aver avuto una leggera preferenza per la sinistra (quella che ormai non esiste più per intenderci). Anche se io votavo Radicale. Questo, quantomeno fino a che erano attivi Pannella e la Bonino, perché combattevano per la gente e i diritti civili. Dopo loro, grazie ai vari Rutelli (confluito nel pd) e i vari Capezzone (confluito nel PDL), per quanto mi riguarda, il partito radicale è deceduto a causa d’infezione batterica chiamata opportunista.

Vi domandate perché faccio questo discorso serio? Semplice, mi sto sfogando.

Ammettendo che esista ancora in Italia una destra e una sinistra, io mi son resa conto di quanto la vita possa essere, come dire, beffarda. Io da sempre “simpatizzante” di un modo di pensare di sinistra, mi trovo in queste elezioni comunali, spinta a votare verso il senso opposto, e quelli che mi spingono a farlo son proprio quelli di sinistra.

Ciò a causa di un sindaco uscente (pd che però si è presentato nelle due ultime elezioni comunali con una lista civica con tutti i colori dell’arcobaleno e senza simbolo, mentre nelle elezioni non comunali ha messo simbolo e partito, mah… misteri politici) arrogante, che considera chi non è totalmente dalla sua parte suo nemico, e da tale lo tratta, anche se è un suo cittadino.

Ora mi ritrovo in questa beffarda situazione di vita, perché la lista civica (presunta destra) ha come obiettivo il sociale e le persone. Un programma fatto di piccoli progetti a misura d’uomo (e donna), piccoli ma fattibili nel breve e medio termine. In cui il centro del programma è l’uomo e la persona.

Mentre l’amministrazione uscente, (presunta di sinistra), parla di progetti faraonici, tempi lunghi, progetti che servono a dar lustro alla sua persona, non ai cittadini. Sperpero di denaro dato dalla UE con considerazioni tipo “tanto non abbiamo pagato noi ma i tedeschi” (qualcuno per favore gli spieghi che anche noi paghiamo e pure tanto alla comunità europea, son solo soldi che in parte ci ritornano indietro). Non solo, ma questa amministrazione (presunta sinistra), accusa un intero rione del mio comune di essere facinoroso, perché osa chiedere un minimo di manutenzione e di pulizia (io non ho niente contro le pantegane giuro, ma preferirei che scegliessero un altra località amena per vivere, come non vorrei che le panchine non rimanessero rotte per anni e gradirei non avere balaustre ruggini che possono esser pericolose e pericolanti, e infine se ci fosse anche la pulizia decente del luogo non è che mi farebbe schifo…. ma pare che i soldi per i progetti faraonici ci siano, mentre per la manutenzione ordinaria no…. mah…).

Ecco l’assurdità, rido e sorrido, è la stessa presunta sinistra a farmi votare la presunta destra che ha programmi più a sinistra di loro.

Poi ricordo. Io non ho mai votato il colore, io non ho mai votato un partito a scatola chiusa, io ho sempre votato le persone e le loro idee.
Anche questa volta sarà così.

In fondo l’ammetto, la vita mi piace, riesce e a sorprendermi sempre.

Giorgio Gaber – Destra Sinistra – clicca qui

ROSSO SUCCOSO


Tranquilli non parlerò di pane. Non userò neppure tante parole. Questo è un passaggio veloce. Ho solo voglia di dirlo, scriverlo, fissarlo. E’ qualche giorno che perdura, non è una falena notturna. Lo percepisco, è ancora piccolo e delicato, è solo un germoglio, ma è vivo, è lì. Magari cresce, magari muore ma è lì e questa foto oggi me lo ha strappato in parole.

Questo mi sento dentro e vorrei fuori. Rosso succoso, verde freschezza, primavera tiepida, amore e due pizzichi di fortuna.

Io non so che mi riserva il futuro, ma dopo tanto non vedo più solo nero.

GLI OMBRELLI DI TANNHAUSER


La prima volta ho pensato: “Che cazzo ci fa lì?”.
La seconda ho capito che era un segnale, un ombrello rosso, attaccato al guard rail di quella lunga superstrada che porta a Milano.
Quel rosso fuoco spiccava in tutto quello sfondo grigio con pezzetti di verde. Poco più in là un’auto mentre l’ombrello sussurrava al mondo: “Vuoi comprare un pò del mio corpo, io son qua, pochi minuti e ti farò volare, non costo tanto”.

Ed io mi son immaginata tutta la strada, tutti quei chilometri fino al grande caco* di guard rail riempiti di ombrelli colorati, come fiori che spuntano sui prati.

A volte riesco a trovare poesia anche dove non cè.

Del resto negli anni ho visto amore dove non c’era, ho visto amicizia dove non esisteva, ho visto luce nel buio e così ho imparato che non sempre quello che vedo è vero.
Ma oggi  sorrido. Vero son malinconica a cazzo, ma sorrido lo stesso perché a volte riesco a vedere la bellezza del mondo nascosta in un ombrello di Tannhäuser.



« Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi,
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo
come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire. »

* ( Se New york è la grande mela, Milano  può essere benissimo il grande caco)