KINTSUGI


Sai quando una cosa fa TAC, si spezza, e tu non te lo aspettavi quel tac?

Certo lo sapevi che quella cosa col tempo non era più elastica, ma neppure ti aspettavi quel TAC interiore.

Kintsugi

Rimani esterrefatto, stupito, sconcertato. Ti ritrovi tra le “mani” con quei due pezzi separati.

Ti dicono che ci sia il kintsugi. Riparare le rotture riempiendole d’oro, così che tu non rimpianga qualcosa che non c’è più, ma esalti la storia della ricomposizione dandole valore. Bello. Bellissimo.

Sì, però, l’oro, stavolta chi lo mette?

MA CHI TE SE INCULA


La verità? Non ho voglia.

Non ho voglia di parlare a lungo di questi due giorni. Belli così. Gustati. Mangiati. Divorati. Scriverne è faticoso e mi assale la pigrizia. Ecco, da questa pigrizia che lambisce, l’ho capito. Sono stata contaminata da un pò di romanità.

Questo è un gabbiano romano “geneticamente modificato” e siamo simili. A parte che la vita ha geneticamente modificato pure me, ma questo gabbiano che parla senza aprir becco, immobile, anche se ti avvicini, con lo sguardo te lo dice:

Ma chi te se incula
Ciccio

Eccola lì la verità, l’ho scoperta con lui, Ma chi te se incula, posso volare via quando voglio e librarmi nell’aria, mentre te rimani qua nel guano.

Si, Ma chi te se incula, la vita è questo. Gustatela, non rompere i coglioni a chi hai intorno, e se qualcuno li rompe a te, vola via con altri gabbiani come te.

Ma chi te se incula, è l’evoluzione del fanculizzare, la versione 8.1 migliorata, il salto darwiniano della specie spirituale, il gradino che ti permette di vedere più in là.

Persone di guano, vigliacchi, indecisi, egocentrici, incattiviti, opportunisti (aggiungete aggettivi e situazioni a vostro piacimento), insomma quelli che la vita te la rendono etichettabile sotto la voce “Vita de merda”, bè sai che c’è?
Ma chi te se incula, io son capace di librarmi in alto.

THE RED


La vedo e mi blocco. Vedo qualcosa di me in lei.

TheRed

Ora prima che vi facciate dei film (porno) che non esistono, specifico subito, mi rivedo in lei solo in senso metaforico (ahimè). Culo ed età sono notevolmente diversi.

Vedo… il colore dei capelli (che avrò), lo sguardo un po’ perso in un sogno (che avevo), la posizione alternativa (che metaforicamente spesso ho).
Vedo… quelle mani a sostegno di una testa che vola via (che avevo) o a sostegno di pensieri che pesano (che a volte ho).
Vedo… quelle calze con la riga a sottolineare un lato femminile perduto ma presente (che avevo, che ho, che avrò), il culo in prima vista che distrae e non fa vedere il fiore (metaforico pensiero).
Vedo… i tatuaggi (che ho, che avrò), il pendaglio in mezzo al cuore a ricordare qualcosa e sotto i gomiti fogli con sopra disegni e ritagli di vita (altro metaforico volo).

Mi risulta difficile dire altro, anche se è tutto ben dispiegato nella mente. Mi fermo e penso. Chi mi “vede” tra le righe di questo blog o nella vita reale, non ha bisogno che gli spieghi come sono, e a chi non mi “vede”, non servirebbero milioni di parole.

COZZE E FARFALLE


Ci son incappata per caso. Diciamolo, nell’ultimo periodo son piena di “caso”. Quel caso che pare ci sia qualcuno davanti a spianar la strada, e tutto diventa più easy.

Di “easità” ne ho bisogno. In tutto questo ultimo abbondante anno, ho sempre sentito il peso del dovere e la necessità di un aiuto ad affrontare quello che avevo davanti.

Il peso del dovere c’è ancora, mi grava addosso, ma spesso lo fanculizzo. Per quanto concerne l’aiuto, il detto “aiutati che dio ti aiuta” è sempre vero. Questo non vuol dire che sei solo, ma significa che quando muovi energia, prima o poi gli aiuti arrivano.

I miei aiuti hanno avuto molteplici forme. La forma di amici del mio stesso segno zodiacale (cosa strana per me); hanno avuto e hanno una forma veneta e una romana; hanno avuto la forma di gesti concreti e di parole; hanno la forma di affetto e di piadine a mezzanotte; hanno anche la forma del mio nuovo capire attraverso il distacco. Ma non era di questo che volevo parlare, mi son distratta, volevo parlare di quello in cui sono incappati i miei occhi.

Sono incappata in una foto. Una foto di Oriol Jolonch. Perché son lì, mi ci vedo.
Oriol Jolonch

Per me l’idea di una cozza che si trasforma in farfalla, è geniale. Tanta della mia vita è rappresentata lì. Le mie varie mutazioni, metamorfosi di crescita, che a volte ho scelto e a volte la vita mi ha imposto.

Perché un pò cozza mi ci son sempre sentita, anche quando mutavo in farfalla, io dentro conservavo la sensazione di esserlo un pò cozza, e questo mi ha salvata.

Comunque ci siamo. Siamo un’altra volta nella fase cozza in trasformazione. Speriamo che tutto vada a buon fine e che anche questa volta, a mutazione avvenuta, la parte cozza rimanga lì a ricordare alla farfalla da che parte arriva.