PERSONE


Che non ho soldi che avanzano (anche) in questo periodo di vita non è un segreto. Che per questo ho dovuto, e sto “dovendo” rinunciare a tantissime cose neppure. Eppure… eppure sto scoprendo un periodo così ricco, che per certi versi penso che la vita faccia apposta a farmi stì scherzetti con il denaro, in modo che possa riequilibrare il tutto e far si che l’universo mi mandi un altro tipo di ricchezza, le persone.

Persone. Persone che son entrate nella mia vita, nonostante io fossi chiusa e restia.

Persone con cui ho diviso tempo, una pizza, la mia casa, telefonate, messaggi, pensieri, anche solo ogni tanto.

Persone con cui condivido quotidianamente parole scritte e parlate, con cui “uozzappo” i buongiorno, le buonanotti, le immagini di vita, un fotogramma di un qualsiasi momento della nostra giornata.

Persone che mi hanno aperto casa, che mi riapriranno casa, che mi chiedono quando vieni e sbuffano perché devo centellinare gli euro per i chilometri che mi dividono da loro.

Persone con cui condividerò, un brunch una domenica mattina o più avanti una città che mi manca.
Persone che non mi chiedono cosa mi dai, mi danno loro, il loro tempo.

E’ un post così, nato dal niente, da un pensiero partito da un’idea e terminato in modo che non pensavo, ma spesso i miei post son così, mi parlo attraverso le mie stesse parole. Oggi me lo son proprio detto, sono una persona ricca.

PELLE D’OCA


Il brivido è improvviso, veloce. Osservo il mio braccio al volante. La pelle ha cambiato aspetto, mi domando perché.

Una vecchia canzone passa all’autoradio, una di quelle che parlano di emozioni un po’ adolescenziali, amori incondizionati. Emozioni intense e assolute che puoi avere solo a quell’età, quando hai dalla tua il coraggio dell’incoscienza ed è un buttarti nell’abisso senza neppure sapere cosa ci sarà sotto.

Questa canzone mi ha colto alla sprovvista, quando ero distratta dalla guida, mi è scivolata dentro e le parole mi son esplose per uscire attraverso la pelle, formando centinaia di piccoli vulcani da cui fuoriuscire. Pelle d’oca.

Questo grigio lunedì mattina, mentre guido verso l’ufficio, mi scopro a dirmelo, a ridirmelo, perché lo so da sempre. Dentro io son sempre la stessa, nelle emozioni non son mai cambiata, da quando avevo 16 anni io son così, lo sono ancora. Celato da qualche parte, il mio nocciolo, il mio essere è sempre uguale. Le emozioni sempre assolute, intense, vere e non riesco a concepirle in maniera diversa. Diversamente le rinchiudo.

Tutto il resto è infrastruttura, tutto il resto è tutela, stanchezza, paura, disincanto. Tutto il resto è sopravvivenza.

La pelle d’oca sopravvive alla musica attraverso i pensieri e la percezione del mio nocciolo, a volte mi manco così tanto.

Mi gusto da sola, quei pochi attimi che rimangono. Tra poco mi richiuderò un’altra volta, non mi percepirò più, richiuderò le paratie, avrò solo ogni tanto quel sentore lontano di me stessa.

Ora, mentre scrivo, mi allontano velocemente. Chissà se esiste un tempo in cui potrò tornare e non dovrò accontentarmi di pochi attimi attraverso la pelle d’oca.

UNA RISPOSTA DEL CAZZO


Una risposta del cazzo, non cattiva o offensiva, anzi credo volesse essere carina, solo una risposta del cazzo. Avete presente quelle che le prenderesti e le ficcheresti nella parte mediana posteriore della persona che l’ha pronunciata? Si proprio quelle. Non le ficcheresti lì per malanimo, ma solo per far sentire l’effetto di quella frase a chi l’ha pronunciata.

Dietro a quel “manca a tutti…” c’è il fatto che io pensi che avresti potuto. Il problema è che avresti aver voluto e non solo potuto. L’immobilismo è sempre stato il tuo peggior nemico, aspetti sperando che il tempo risolva per te. Il tempo risolve, ma a modo suo.

L’amaro soffoca e stringe la gola. Inutile pensarci, non cambia nulla. Il destino esiste, lo costruiamo noi attimo per attimo, in base alle scelte che facciamo o alle scelte che non facciamo. Tu nelle mani avevi il 50% di questo destino.

Manco quando non ci sono più, non potrebbe essere diversamente, quando ci sono, son presente, mi percepisci, mi senti, non posso mancare. E’ così che mi perdono le persone. Mi danno per scontata, dimenticando che nel mio mondo non esistono i saldi.

TENSIONE EVOLUTIVA


Venerdì, mi è stato detta una cosa che già sapevo, ma sentirla dire a voce, da quella voce, è stata come l’ultima onda di uno tzunami, quella che si porta via tutto ciò che era vivo e dietro se lascia morte e macerie.
Ho guardato quello spettacolo di vuoto da ripulire, non è cosa da poco.
Del resto funziona così, per far arrivare il nuovo bisogna spazzare il vecchio, o almeno così dicono. Saperlo, in ogni caso, non mi ha fatto sentire meno amaro in bocca, per due giorni il pensiero tornava, mi lambiva la mente, anche di notte.  L’amaro è un sapore che resiste in bocca.

Sabato pranzo fuori, vetrata vista lago. Il cielo grigio, la pioggia, le nuvole cariche e il vento che fa muovere l’acqua del lago in piccole onde rabbiose. Osservo quel mondo freddo dal caldo del locale. Guardo quel paesaggio che conosco così bene, è casa, ma sento anche quella fitta che trapassa, è il tempo veloce che passa e che non è ben speso. Quella fitta ha un nome, rimpianto. Rimpianto di un tempo senza tempo, speso in sogni e progetti.

Cresce questa necessità di cambiare. Dovremmo ogni tot anni cambiare luogo, paese, abitudini, gente, lavoro. Perchè dove viviamo conosciamo, pian piano, tutto alla fine.  Questo ci toglie il piacere della scoperta, del tempo, del viver, del posto e delle persone.
In questo pezzo di terra, ci abito da una vita, so a memoria la pianta della città, so dietro ogni via cosa si cela, non c’è più vita e vivacità nel mio girare qui, tutto visto e rivisto. Ogni luogo ha un ricordo e una sua memoria che affiora, non lascia spazio a che se ne creino di nuovi.
Dovrei, vorrei andarmene, questo posto ormai mi consuma senza darmi niente in cambio. Mi blocca la paura, come sempre. Io e il mio bisogno di certezze, pur sapendo ormai, che di certezze la vita non da.

Sospiro, il mio oroscopo dice di portare pazienza, che arriverà l’estate. Non ho pazienza, ma so che nel mio mondo non ci sono solo splendidi papaveri rossi, ma anche giornate di pioggia che accompagnano e fanno scivolare in profondità.
Devo solo ricordarmi di aprire l’ombrello, quando la pioggia è troppo forte, se poi lo trovo del colore dei papaveri, ancora meglio.

Per ascoltare “Tensione evolutiva” clicca qui

VIAGGI


tempo viaggio

Ci sono viaggi in cui il tempo è deformato come il gioco degli elastici.
Una sera dici che hai fame anche se hai mangiato da poco, qualcuno ti guarda e ti dice “per forza hai fame, l’ultima volta che abbiamo mangiato era ieri sera”.
E solo allora con fatica tu ti rendi conto che è vero, che sono passati due giorni e per te è lo stesso giorno.
La notte dopo ti accoccoli sotto le coperte e succede, quel qualcosa che deforma ancora il tempo, e la notte non passa mai. Ogni minuto guardi l’orologio convinta che è passata mezz’ora, ma è passato un solo piccolissimo minuto.

Ci sono viaggi che ti portano dove non esiste il tempo e il luogo.
Mentre balli in mezzo a migliaia di persone, non sei più li, sei in un’altro luogo, tu sei la stessa ma sei diversa, altri sensi si accendono come un’improvviso falò nella notte, ti volti verso di Lei (sto parlando di te amica lontana che mi leggi), e senti il suo dolore e il suo desiderio così intenso. Senza volere le mani si adagiano richiamate dove è nato il dolore, dove vive la speranza.
Lei ti guarda, tu la guardi. Non cè bisogno di dire altro. Hai sentito così distintamente le sue parole, anche se forse non sono state dette con le labbra.
Amica mia, non so cosa riserva il futuro, ma so che tu sei un rigoglioso verde giardino e non esiste nessun motivo perchè non nasca un fiore, forse devi solo attendere che arrivi primavera, il tempo giusto.

Ci sono viaggi che vorresti non finissero mai.
Sono quei viaggi al mattino mentre vai a lavorare, quei viaggi che arrivano dopo le notti col tempo deformato, dove il tempo non passa mai, o quando ritorni dai luoghi dove il tempo non esiste.
Vorresti che il viaggio non finisse mai, perchè finchè viaggi hai un compito, sai che fare. Condurre l’auto, guardare la strada, mettere la freccia, svoltare e mentre esegui questi compiti non ti fai domande, non ti chiedi nulla, sai già che fare, ti gusti solo il viaggio.
Ma sai che alla fine del viaggio lo farai, ti porrai delle domande e dovrai decidere, ed è per questo che non vorresti finisse mai.

Ci sono viaggi che devi fare anche se non sai dove stai andando.
E questa è la vita.
E a volte spaventa, perchè neppure tu sai qualè la strada, non sai se stai sbagliando o stai seguendo il sentiero giusto.
Ti pesa non comprendere. A volte pensi di essere nel giusto, a volte totalmente nell’errore.
Oggi mi sento in bilico tra queste due strade.
Oggi mi sento trasportata dal vento, basta un attimo e vengo sbandata dove non vorrei o non dovrei, se solo sapessi quale parte è dove non vorrei o non dovrei. O forse semplicemente è quella maledetta cotoletta alla bolognese che sto ancora digerendo da ieri sera.
L’importante e non prendersi mai troppo sul serio, cosa che sbagliando a volte io faccio. Come oggi per esempio.
Meno male che la bisunta cotoletta alla bolognese mi riporta a questo mondo, non prendetemi troppo sul serio, io cerco di non farlo.

Questo non è uno scritto di oggi è uno scritto di fine 2006. In questi giorni sto salvando un blog (parti di esso) antico per “chiusura” della piattaforma dove poggia. Nel fare questo ho riletto questo post.  Ho sempre sentito molto questo scritto.
Di li a poco avrei intrapreso un viaggio di distacco che non avrei voluto fare. Un viaggio per “salvarmi” da un amore cannibale del quale rimangono solo cicatrici e la perdita di parti di me. Ma allora avevo la certezza che davanti a me la strada era il futuro. Oggi…. oggi non ho più una cotoletta alla bolognese bisunta che mi riporta a questo mondo, ma a questo mondo ci sto fin troppo, non volo più e non sogno più.
Il viaggio non mi spaventa più, ma non lo vedo e non vedo neppure la strada. A volte camminare così è difficile, poi penso smettila “oggi è un giorno in cui ti prendi troppo sul serio” e non so come, ma continuo a viaggiare.

STORTA MA IN PIEDI


Guardo Progenie provare i vestiti che fino a pochissimo tempo fa indossavo io. Lo sguardo la accarezza tra orgoglio di mater e invidia benevola di donna. Sorrido.

Il tempo passa e con me è sempre stato benevolo, solo nell’ultimo periodo pare lo sia stato un pò meno. Lo dico mentendo perché so che non è colpa sua ma mia, perché per un periodo negli ultimi mesi mi ero arresa.
Io sono un esempio vivente di “ciò che è dentro è fuori“.

Oggi il tempo mi rammenta attraverso gli auguri che mi arrivano, che ci sono ancora, che si è vero son caduta più volte prima di arrivare qui, mi ricorda che potevo amarmi di più, che son stata la peggiore nemica di me stessa molte volte, ma che oggi sono ancora qui, storta ma in piedi!

E allora me lo dico: “Buon compleanno Diamanta a te e le tue millanta personalità, prima o poi quei vestiti li rimetterai ancora”.
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