JAPAN 2.0


Sono tornata dal mio viaggio in Giappone, il secondo.

Questo ritorno mi ha trovato ancora innamorata, ma più consapevole. Questo è stato un viaggio tra terre e persone. Personalmente amo i viaggi delle terre attraverso le loro persone, e questo è accaduto anche questa volta.

E’ stato un ritorno con meno occhi a cuoricino ma con più presenza, complice anche una Tokyo che ancora oggi non so dirvi se mi piace o no. Un po’ come la persona che ami, ma di cui a volte non comprendi alcuni suoi aspetti. Sono sincera, in questo viaggio ho amato molto di più altre città.

Detto questo, ho lasciato quella terra con ancora voglia di tornarci.

A Tokyo, complessivamente, sono stata sette giorni, tre all’arrivo e quattro alla partenza. Con questa megalopoli ho un aspetto emotivamente ambivalente. Aspetto che ben è rappresentato dalle foto della vista della finestra dei miei due alberghi. Quello dell’arrivo e quello del ritorno. Entrambi erano ai piani alti, ma con viste differenti…

Mi ha incantato la prima, mi ha perplesso la seconda. Ecco con questa città ho questo strano rapporto. Incantesimo e perplessità che coabitano insieme.
Certo, non posso conoscere una città come Tokyo in solo sette giorni; il fatto di averla girata molto meno attraverso le persone (rispetto ad altri posti) e più come “turista” non me l’ha fatta davvero conoscere. Mi riservo di “visitarla” ancora e di farlo con le “sue persone”. L’etichetta su questa città di “Incantesimo e perplessità” la lascio al momento, pronta a cambiarla in un attimo.

Questo post è solo il prologo di quelli che seguiranno. Post che davvero parleranno del mio viaggio. Questa è solo un’introduzione a un viaggio organizzato da sola per quanto riguarda il percorso e con l’aiuto del Centro Culturale Italia Giappone “Sicomoro” 1 (Se cliccate sul nome andate direttamente al loro link) per quanto riguarda l’isola dello Shikoku.

Ringrazio di cuore Matteo, Maurizio e Brunella. Grazie a loro il mio viaggio di questa terra, attraverso le persone, si è rivelato ricco, profondo e intenso. Del loro centro parlerò anche in altri post successivi.

Insomma, questo è un post per dire: “A raga’, so’ tornata!”.

  1. Il Centro Culturale Italia Giappone “Sicomoro”, è l’associazione con cui ho iniziato a studiare giapponese l’anno scorso. L’associazione nasce nel 2006 a Takamatsu, una città di circa 420.000 abitanti, situata nell’isola di Shikoku, opera sia in Italia che in Giappone. ↩︎

Infine solo per ricordare che non dimentico, e anche se parlo di altro, questo fa costantemente parte di me, ogni giorno.

VERSIONE 3.0 E VIAGGI


Sono in un momento di “a breve si cambia” e la cosa mi piace, anche se un po’ di inquietudine mi pervade, perché allo stesso tempo non so esattamente, quale trasformazione avrò. Poi penso che in questi anni sono stata la signora della trasformazione, pur rimanendo la stessa, quindi “Inshallah”, se dio vorrà, avrò una versione 3.0 di me stessa.

Quest’anno è anche l’anno dei viaggi, cosa che mi sarebbe piaciuta sempre tanto fare, ma che per questioni di “money”, di tempo, di spazi e della peggiore che va sotto il nome “senso di colpa, lascio gli animali da soli a casa”, ho sempre rimandato. Nell’anno dell’ennesima mia trasformazione, però ho trovato una soluzione a tutte queste questioni, e quindi:

Berlino, a inizio aprile, da Progenie. A Berlino sono già stata, vivendo Progenie lì, e quindi è un tornare in luoghi “conosciuti” dove la lingua la prima volta in cui sono stata mi sembrava dura ed escludente, ora la trovo decisa e avvolgente.

Mi piace una città, tra le tante cose, in cui essere vegana è facile e dove la diversità coabita a distanza di pochi metri.

Il Giappone a fine aprile e inizio maggio, due settimane, dove si concretizza un piccolo sogno. Non so dirvi di preciso quanto è iniziato, ma so dirvi di preciso come mi sono innamorata di questo paese. Non con i manga, gli anime o i dorama, ma con una frase letta in un articolo di architettura anni fa, che parlava di questo paese. Una frase che a voi potrà dire poco o nulla, ma a me ha fatto sentire a casa.
La frase era: “Arredare con il vuoto“.

Se tra voi c’è qualche esperto di psicologia, magari mi saprà dire come al semplice leggere questa frase, io mi sia innamorata immediatamente di un paese lontano di cui non conoscevo nulla. Questo innamoramento è proseguito nel tempo, tenuto nascosto perché non razionale (come fai ad amare qualcosa che non conosci?), sepolto nel tempo, e negli ultimi anni riesploso, incontenibile.

Parigi a giugno. Non ci sono mai stata, a dire il vero non sono mai stata in Francia, sarà quindi la mia prima volta francese (se escludete la Corsica che i francesi pensano francese e i còrsi pensano còrsa).

Sarà un viaggio di gruppo con gli amici. Quattro giorni insieme. Sarà anche l’occasione in cui metterò alla prova il mio riuscire a condividere lo spazio con oltre due persone alla volta, per un tempo che supera le ventiquattro ore. Dico questo perché, non so voi, ma io ho bisogno di spazi, nell’arco di una giornata, in cui ci sono solo io e io, magari poco, magari solo mezz’ora, ma mi è vitale. Credo dipenda da anni e anni in cui padrona del cosa faccio, quando e dove sono solo io.

Poi riemergo sorridente, ma quello spazio è salvaguardia per me e per chi mi sta accanto.