VIAGGIATORI E TURISTI


Sei costruita per “viaggiare da sola”
Era il 12.04.2012 quando me lo hai detto, scrivevi di me a me, ragionavi con me di me e dell’altra metà del cielo.

Come faccio a ricordarla con tanta precisione? Semplice, mi colpì così tanto questa tua frase, quasi come un ceffone inaspettato. Mi lasciò lì, interdetta, tra una parte di me che ti dava ragione (del resto non era forse vero che il meglio di me lo davo quando non avevo legami emotivi di coppia?) e l’altra che ti avrebbe restituito il “ceffone”. Ma non feci nulla. Feci solo copia incolla della frase appena scritta da te e lo salvai nelle bozze. Lasciandola lì a maturare. Del resto un sacco di volte avevi avuto ragione su di me.

Tu mi conosci, non dimentico niente, anche se pare, perdono, mi incazzo, vado avanti, torno indietro, rivado avanti, aspetto, ma non dimentico mai niente e se temo di farlo, faccio copia e incolla e lo salvo in bozza nella posta elettronica. Capiterà che quella cosa mi serva.

Oggi ho cominciato a far pulizia di tutte quelle bozze, e dopo molto, leggendo, ho capito.

Io non sono fatta per viaggiare da sola, io son fatta per viaggiare con i viaggiatori e non con turisti. Il mondo, la vita, le emozioni, le puoi visitare da turista o le puoi vivere da viaggiatore.

Io ho scelto vite fa. Tu?
photo by Broquart Photograph

SONO UN CARCIOFO ALLA GIUDIA


Mi ero ripromessa nei giorni di vacanza di scrivere, perché finalmente avrei avuto molto tempo a disposizione. Invece no. Non ho scritto nulla e il tempo a disposizione l’ho impiegato in cene a lume di candela, in mojitour, in serate tra amiche, in un corso di quelli che amo, in palestra a sudare, in pomeriggi a camminare tra parole e sole, in pizze domenicali a mezzogiorno, in lente ore vicino al lago, nell’immancabile visita all’ikea e nei pensieri che fanno di me quella che sono.

E così il post in cui vi parlo di come ho perso oltre trenta chili in otto mesi rimanendo in forma, non è nato, nascerà forse, ma solo per fissare il concetto che la determinazione e l’obiettivo rendono possibile l’impossibile.

E così il post che racconta del mio primo corso di tre giorni di Thetahealing è lì in fase embrionale, chissà se vedrà la luce e in quale forma.

E il post, quello che mi attraversa in questi giorni, quello in cui guardo al mio futuro con speranza e sgomento, quello in cui timore e fiducia sono compagni di viaggio, quello in cui comprendo che spesso le sfide son le nostre nuove opportunità, rimane al momento anche lui, impigliato nelle pieghe dei pensieri ancora per un pò.

Dicono che io scriva un blog intimistico, ancora oggi non ho compreso bene che voglia dire, ma so che quando scrivo, io ci sono davvero su queste righe, aperta come un carciofo alla giudia, perché libertà è anche farsi vedere per quello che si è.

Sì, in effetti, a pensarci bene, lo son davvero un carciofo alla giudia, fritta di testa e aperta di cuore.
photo by Andy Prokh

BRIVIDO


E’ il tocco della tua mano sul fianco che accende pensieri d’irrefrenabile seduzione.

E’ quel tuo lieve respiro alla base della nuca che scende lentamente sulla mia schiena che mi fa sognare di minareti e suk.

E’ la tua lingua, le tue labbra, che si trasformano in un morso leggero, tra il collo e la spalla che mi portano in un’ampolla temporale.

Scuoti la mia mente e t’insinui in essa. Cerchi il luogo, quello celato. Se lo troverai, mi prenderai. Consapevole che, farai di me parte di te, se mi scivolerai anche nel cuore.

Parlami, dammi le tue parole, conducimi nei tuoi meandri, ruba il mio respiro affannoso e legalo al tuo, cosicché tu mi percepisca ovunque tu sia, mentre ogni parte di me, tangibile e non, è in attesa di te.

Guardami perditi in me, e ora chiudi gli occhi, si io sono quella, presente e certa ma che sfugge come sabbia tra le dita, mi avrai per sempre solo se non mi darai forma.

Brividi e pelle d’oca.
Lo so mi stai tenendo lì con te.

NESSUNA CERTEZZA


Affamata bocca la tua.
mi divori l’anima e il corpo
Dipingi con le dita complicati arabeschi.
la tue mani mi esasperano la pelle

Esigente regista notturno.
ghermisci i miei sensi
Mi trasformi, divento interprete,
la tua preferita
di trame di un candore perverso.

Predatore mi spingi sotto il peso del tuo corpo.
occhi bassi i miei da preda senza via di scampo
Quando affondi in me strappandomi un grido,
piacere e dolore stemperati insieme
ti guardo, dimmi ora chi è la preda e chi il predatore?

Nessuna certezza
la cosa più certa tra noi è l’incertezza
Nessuna certezza
ma conservi in te qualcosa che mi appartiene
Nessuna certezza
se non che il mio ventre ti appartiene

nessuna certezza

nell’aria intanto vola questa musica

SERIAL KILLER


Occhi che parlano senza dire nulla,
affondi silenzio come lame profonde.
Emozioni distorte che frustano come catene.

Collezioni anime
rinchiuse in un’acquario come pesci evanescenti,
si muovono sbattendo contro il vetro
alla ricerca di un punto di fuga.

Le osservi, rammenti la cattura,
gioco sottile di tela di ragno
il veleno che inietti nel corpo
e sei già pronto a colpire ancora.

Mondi onirici in cui ti muovi,
prigioniero di te stesso
cerchi prede a cui recidere il cuore.

Serial Killer

ANGELI NEL FANGO


Il tempo di dire vado e mi hai uncinato il cuore.

Come faccio a spiegare i mondi intorno a noi, come faccio a far comprendere? L’anima viaggia a nostra insaputa e a noi rimane solo la sensazione del sogno.

Se l’uncino non mi lacera il cuore, il tuo volto lo spalanca lasciandomi senza difese.

Se fosse follia, vaneggiamenti di una mente malata che cerca riposo in bugie pietose.  Fuggo per tornare, un patto antico, io so, chi è come me sa, tu sai, siamo angeli nel fango

Angeli con le ali spezzate
caduti su questo mondo di fango.

Non sono migliore di te.

Arranchiamo trascinando i piedi,
il sangue ci colora la vita.

Non sono migliore di te

Appoggiamo le mani sulla merda,
la pelle ci puzza di sudore.

Non sono migliore di te.

Cammino al tuo fianco, guardami!
Non sono più in alto di te.

Non sono migliore di te.

Non temere, non puoi trascinarmi nel fango,
ci sono già, siamo caduti insieme secoli orsono.

Non sono migliore di te.

Arriverà il tempo in cui le ferite guariranno
le ali torneranno a spiegarsi maestose.

Non sono migliore di te.

Spiccheremo il volo uniti,
questo è il destino.

Non sono migliore di te.

Ci siamo scelti da tempo immemore,
nel fango o nel cielo, ma insieme.

Non sono migliore di te.

Questo è il mio grido d’amore,
perchè le tue orecchie e la tua mente odano
ciò che il tuo cuore e la tua anima sanno già

Picture by Luis Royo

ONIRICONAUTA


Quelle tre dita premute con forza sulla bocca dello stomaco mi spingono “oltre”.

L’ignoto mi congloba, ma quella mano che mi ha spinto non è nemica.
Quei tre o forse quattro punti bianchi luminosi che vedo poco sopra me, son solo l’apertura di qualcosa che mi è benevolo, ma la paura trattiene come tela di ragno.
Poi mi lascio andare.
water

Al risveglio non ricordo molto.
La memoria è cubetto di ghiaccio sulla sabbia rovente a mezzogiorno.
La sensazione rimane lo stesso, forte.
Il peggior nemico che ho, che abbiamo, è la paura di ciò che non conosciamo.

Noi cerchiamo di costruire castelli sulla terra, quando dovremmo ricordarci che la vita è un mare in movimento. Le acque possono esser pericolose vero, ma anche cullare come braccia di madre.

Lo scrivo qui per ricordarlo, perché non so voi, ma io lo dimentico troppo spesso.

VESTITI E LINGERIE


Progenie in piedi dirige le operazioni e fa il lavoro fisico. Io da generale seduto nelle retrovie, osservo e decido che fare dei miei vestiti senza muovere un dito. Lei mostra ed io verbalmente, quale novello Miccio di un casalingo “Ma come ti vesti?”, dico “Via” “Regalo” “Tengo” e il capo finisce a terra a formare colline.

Progenie mi para davanti agli occhi il vestito, lo osservavo e penso, ma non solo per capire che farci. Mentre lo guardo ricordo il momento in cui l’ho usato, che è accaduto, ho riso, ho pianto, ho ballato, ho chiacchierato con quel vestito adagiato sulla pelle.

E mentre la mia vita degli ultimi quindici anni in formato abito mi passa nuovamente davanti, mi rendo conto che non riesco a eliminare alcune vesti (per esempio una camicetta buttata nel “regalo”, dopo un paio di ore, è stata trasferita nel “tengo in attesa di poterla rimettere”).
E così oltre al “cose che uso”, “cose che userò appena torno in forma”, ancora una volta si forma anche “cose che non userò mai più, ma tengo”.

Quei vestiti che mettevo la sera, fasciavano me e illuminavano quel lato sensuale con cui giocavo a far la grande e non lo ero, nonostante l’età.

Quel jeans al ginocchio, tutto cerniere e laccetti.

Quel vestito nero finta pelle, che fa tanto ambiente Mad Max

Quell’abito rosso fuoco, con i lacci, gli strappi e quella scollatura che anela a ritornar alla madre terra.

La minigonna che fa tanto bimba cattiva.

Quella mise che lascia la schiena nuda perché tu possa immaginare percorrendo la spina dorsale.

E così via fino a scivolare alla lingerie, perché una volta non avevo “mutande e reggiseno”, avevo solo ed esclusivamente lingerie, e lì il tempo si è stringe in una morsa allo stomaco e un colpo al cuore. Un decennio più o meno.
photo by Rodney Smith

Ti ho amato così tanto e tu mi hai amato così poco. No, non è vero, non mi hai amato poco, mi hai amato come potevi, era per me che era poco.

E poi quella scoperta nel tempo, “ero troppo” per te. Quella notte, in quel prato, piangendo mi hai detto “Lasciami, sei troppo in alto per me, non riesco a proteggerti da me” e io che ti scongiuravo di vedermi per quello che ero, al tuo fianco, non più in alto, sempre e comunque al tuo fianco.
Non c’è stato niente da fare, hai continuato a vedermi in alto e non mi hai mai perdonato per questo tuo vedermi, cercando rivalsa e conferme appena una parte di te si distraeva.
Ma infine che cambia? Niente, alla fine ti ho lasciato e quella lingerie me l’hai fatta odiare, insieme a quei vestiti che mettevo quando mi dirigevi instancabile nel gioco di ruolo che più ti piaceva.

Ma stavamo parlando di vestiti. Ecco alla fine i sacchi li ho fatti, alcuni pezzi di stoffa li ho tenuti, alcuni li userò ancora, altri li butterò più avanti e altri ancora mi seguiranno nella notte dei tempi.

Però, nel frattempo ho fatto due sacchi “regalo” e un sacco “butto”, consapevole che non puoi far posto al nuovo se conservi il vecchio, anche nell’armadio.

DENTIFRICIO ALLA MENTA


Morfeo bacia morbido
labbra dischiudono
lingua di menta
cicatrice che pulsa
Photo by Ivan Tsupka

MICROMILLESIMI


Son attimi, micromillesimi che scivolano e non danno il tempo di fissarli nella mente, ma qualcosa nel cuore rimane impigliato. La verità è lì in poche righe, ma non sai ancora come ancorarla a te.

Riesci solo a fissare il pensiero su un pezzo di carta sperando che con esso rimanga la consapevolezza. La pienezza di attimi, le fecondità di qualcosa di non tangibile e la ricchezza di certe persone hanno origine da lì.
photo by Christine Ellger

E’ l’amare che far sta bene, non l’essere amati.