IMPERFEZIONI


Ho sempre vissuto negli estremi, o il bianco o il nero.
Pur sapendo che tra i due intercorre un’infinita varietà di grigi, io non li vedo. Ho imparato che ci sono, ma come una cieca, nell’individuarli vado a tentoni, con tutto quello che ne consegue.
La vita per me non può essere grigia. Il grigio è il preludio alla “morte”.
Photo by Renata Ramsini

Credo che da questo sia dipeso e dipenda tutta la mia vita.
Ti amo o non ti amo.
Fai parte di me o non lo fai.
Ti do o non ti do.

Che tu sia un amore, un’amicizia, un’anima antica che torna o nuova che incrocio, se ti vivo, ti vivo così. Se lo faccio in maniera diversa, se con te parlo il linguaggio del grigio (che ho appreso come s’impara una lingua straniera) e perché di te non mi interessa nulla. Che tu ci sia nella mia vita o non ci sia non fa la differenza, anzi spesso proprio non ti vedo, perché nel grigio io non vedo.

Se tu pretendi di viver grigio accanto a me mentre io vivo colorato (a prescindere dal colore che vivo in  quel momento) io smetterò di vederti.
Se credi che questo mio viver intenso si confonda con il possesso, cambia strada perché alla libertà do lo stesso valore della verità, irrinunciabili nella mia vita.
Se presumi che leggerezza e colori non siano sinonimo di serietà, scansati, mi ostruisci la strada.

Non sono una persona semplice a volte, capita che oscilli tra il caldo rosso e il freddo blu. Incapace di chiedere, ma pretendo quello che mi spetta. So perdonare, ma con difficoltà, del resto a me stessa non perdono quasi mai. Però lascio andare e non porto rancore.

No, non sono una persona semplice, anche se io penso di me “di una semplicità assoluta, tanto da apparire complicata ai molti”.
Proprio per questo se faccio parte della tua vita, e tu della mia, vuol dire che tanto a posto non sei neppure tu, ma questo credimi è la bellezza della nostra imperfezione.

NECESSITA’


Scrivo poco.
La vita reale è diventata più esigente.

Questa settimana annovero oltre alle incombenze di vita e sopravvivenza, quali spesa e lavoro, l’aver:

* avuto il mio annuale incontro con “Barbara” e con lei (grazie a lei) riaver aperto uno spiraglio su quello che ha fatto di me quella che sono;

* collegato tre persone di questo tempo a tempi che non sono più. O meglio due averle collegate a tempi diversi e una averla collegata a un emozione ben precisa;

* notato che più perdo peso più ritrovo me stessa. Forse dovrei farci un post a parte su questo. Sul perché leghiamo così tanto cibo e vita. Su come il cibo diventi anestetico di vita.

* ho prenotato il parrucchiere, prossimo colore della mia testa, rosso rame con colpi di sole rosso rame chiaro;

* aver comprato un orologio da 8 euro, che la notizia non è il costo dell’orologio, ma aver rimesso un orologio al mio polso dopo 12 anni.

Questa settimana ho inoltre realizzato che:

* son riuscita a star zitta davanti a persone che sparano minchiate (scritte e/o parlate), ma questo fa parte dei miei dieci buoni propositi del 2015; anche se avrei potuto utilizzare un altro buon proposito di quella decade. Quello del fanculizzare senza che ci fosse domani.

* ho intenzione di far molto per la mia persona, in pensieri, parole, opere e tutto quanto mi verrà in mente;

* nella sfortuna spesso trovo la fortuna, si è solo mascherata;

* quando sorrido sembro più bella;

* tra poco è primavera.

Rileggendomi, ho realizzato che ognuno di questi punti contiene in se un post, ma come detto scrivo poco. Il mio modo di comunicare in questo periodo è bisognoso di tangibile e materiale.
Senza esagerare, ma ho bisogno di occhi, profumi e tatto.
Credo di necessitare di vita.

Photo by Wil Mijer

PUZZLE


Non ci manca quello che non abbiamo mai avuto o che non vive in noi.

Sono molte le cose che non mi mancano e altrettanto quelle in cui mi sono lentamente consumata nella mancanza. Struggendomi, fino a dimenticarmene, o meglio deponendole in punto preciso dell’anima. Accanto allo stesso luogo dove poggio quei tesori che ho accumulato nelle molteplici vite.

Son tesori differenti da altri, più li esponi e li regali, più si incrementano, ma è così difficile comprenderlo e una volta compreso è così complicato metterlo in pratica.

La speranza è trovare anime affini, come tasselli di un puzzle si incastrano con noi in questa vita, e ci danno un accenno alla visione del disegno.

Io qualcuna l’ho trovata.
Di vita in vita a un certo punto ci incrociamo e indichiamo, uno all’altro, il luogo dove abbiamo deposto il nostro tesoro.

Picture by Piet Flour

A loro devo le mie molteplici vite anche in questa esistenza. Grazie.

IL BANDOLO


A volte io faccio sogni strani, anzi togli a volte, io faccio sogni strani.

A volte posso usarlo per la tipologia. A volte son degli horror, a volte son irreali, a volte sembrano veri, a volte percepisco l’importanza, a volte ho sognato lunghe sequenze di numeri, a volte ho sentito così tanto dolore da svegliarmi singhiozzante, a volte non riesco a svegliarmi e a volte li ho portati nella realtà e con essa li ho confusi. In ogni caso, quasi sempre so quando un sogno è importante a prescindere dalla mia comprensione.

Credo che avrei potuto tranquillamente far la sceneggiatrice de “Ai confini della realtà” con un discreto successo.

Detto questo sappiate che questa notte ho sognato un mio amico che si sposava. Tranquilli non vi racconto il sogno, ma solo il fatto che a fine festa cercavo una via di Milano, dove avevo lasciato la mia auto. Via Migliorati.

Ammesso e non concesso che esista questa via a Milano, al risveglio, il nome di questa via a intermittenza mi lampeggiava a centro cervello. Poi, improvviso, un microsecondo, Via Migliorati e diventata Migliòrati.
Un piccolo accento è cambia il senso. Spesso son proprio le piccole cose a indicarci le vie più grandi.

Vero voglio migliorarmi, ma da dove inizio? Il gomitolo dové? Perché io davvero non lo so. Ditemi il bandolo dové?
Photo by Laurence Demaison

GRATITUDINE


Ho tepore nel cuore oggi.
Perdono e leggerezza aleggiano in me, come ali dello stesso uccello.
Colori autunnali red passion risaltano in questo pallido sole che si stempera nella nebbia.
Photo by diamanta

Chissà se il merito è loro, delle mie scelte, o delle due messe insieme, ma sento il soffuso tepore della mia anima fino alla pelle.

Ci sono persone che mi rendono migliore e persone che mi rendono peggiore, lo vedo scritto nelle nuvole striate nel cielo

Delle seconde ora non mi importa; ora son solo grata alle prime, devo a loro la legna di questo calduccio.

COLORI


Intingo in me.
Colori con cui parlare e quelli con cui plasmarmi.
Respiro lieve in questo mondo concitato.
Strattonarmi è inutile.
Il mio passo è discorde.

LE MILLE ME


Se lo sapessimo all’inizio forse non lo faremmo.
Rinasciamo senza memoria perché altrimenti avremmo difficoltà a intraprendere un nuovo viaggio.
Cancellarci per tornare è il primo inganno che ci aspetta, un inganno che forse abbiamo scelto noi.

Ho un ricordo lontano l’aver lasciato quel luogo con quella sensazione che un solo aggettivo non può contenere.
Pioggia e neve mista, la mia emozione, dolore e amore insieme.
I magneti fanno quello che sanno fare, anche se non vogliono.

Cammino questo sentiero con la speranza che ricorderò di più, sarò più forte, apprenderò ancora e la distanza sarà sempre meno, ma questa è un’altra storia, quella delle mille me che mi accompagnano in silenzio.

La strada è lastricata d’inganni, i più terribili, come il primo son quelli che ci facciamo da soli. Quelli degli altri son solo la conseguenza dei nostri.

Ci isoliamo per ritrovarci per capire chi siamo e finalmente comprendere che il regalo più grande è insito in noi. L’amore per noi stessi è la base dell’amore per gli altri. Per questo è così difficile trovare l’amore.

Se il dolore non mi avesse insinuato quella pulce nell’orecchio.
Eppure lo so, il segreto è lì in quell’abbraccio incondizionato che non sono ancora in grado di fare.

MONDI PARALLELI


Ora lo so.
Ho vissuto in un mondo a parte.
Un mondo parallelo al vostro, me ne rendo conto solo ora.

Non era ingenuità la mia, neppure stupidità, certe cose nel mio mondo non esistevano. Non potevo intuirle prima, né immaginarle, non potevo pensare esistessero. Ogni volta che le incrociavo, mi colpivano come martello sui denti.

Non che il mio mondo sia fatto di sola luce, anzi, proprio dove la luce è più forte, si crean ombre così dense e nere che gli stessi mostri del buio fan fatica a muoversi.

Però nel mio mondo non ci son mostri che si chiamano luce, e neppure luce fatta di ombre. Nel mio mondo puoi morire, ma vedi sempre la mano che ti colpisce. Nel mio mondo puoi perderti, ma quando lo fai, è solo per affrontare un nuovo viaggio.

Ora lo so.
Vivo in un mondo a parte.
Un mondo parallelo che s’intreccia con il vostro.

photo by Jernej Lasic

SOTTOPELLE


Sarà che tanti pensano a me come rigida e intransigente, sarà che chi lo fa non mi vede, ma questo non è un mio problema.

Sarà che non sopporto i bugiardi, i manipolatori, gli approfittatori, i viscidi, gli arroganti, i falsi e gli opportunisti, anche quando gli voglio bene.

Sarà che spesso mi trovo a leggere quello che ho scritto un minuto prima e mi domando “ma davvero ho scritto questo”, quasi avessi avuto un black out e un’altra anima avesse preso le mie mani per scrivere.

Sarà l’aver sentito quella canzone passar per radio, a ricordarmi di cosa sono stata capace, di cosa sono capace.

Sarà questo vento, che amo profondamente, anche se secca la pelle, rende i capelli un groviglio di nodi e mi scompiglia le emozioni.

Ecco saranno tutte queste cose, e anche altre, che si nascondono timorose come scarafaggi sorpresi dalla luce improvvisa, ma oggi la sento lì sotto pelle strisciante e pronta all’attacco. La rabbia.

La mia rabbia, tela antica e distrutta di ragno, non è più letale ma è ancora lì a memoria di cosa fu. Mi ricorda parti di me usate, consumate e frustate. Parti uccise, schiavizzate e torturate. Atti di vandalismo e bullismo al cuore, fatti negli anni da fanti di picche, da regine di quadri, che si credevano re e regine di cuori, per detener un potere che non gli apparterrà mai.

Inspiro lentamente e ancor più lentamente espiro. Fa che nessuno mi sfiori oggi, perché la rabbia è la sotto, pronta a saltare alla gola e a recidere la giugulare.

GRADI DI SEPARAZIONE INTERIORE


La verità e che a volte percepisco così tanto il fuori da me, da non scinderlo più da me.

Nel silenzio mi osservo a cercare la linea dove inizio io e dove inizia l’altro, ma nella vita linee nette non esistono.

Spesso ho invidiato chi attraversava la vita con piglio deciso e sicuro, incurante di ciò che accadeva negli universi accanto a lui, o di cosa abbia procurato agli altri mondi il suo muoversi.

Il mio sentir gli aliti di vento, il mio camminar tentennante, la sensazione della piuma o della lama sulla pelle, i miei dubbi, che mi hanno vestito anche quando il mio passo sembrava sicuro, me lo ha impedito.
Ho provato a sentir di meno, a cercar sollievo nell’assenza, ma se escludo gli altri, escludo anche me stessa. E diventa un viver senza sentirsi, consapevole di ciò, e per questo straziante.

Mi son addormentata zampa nella mano, al suono di campane tibetane, cerco sollievo nel sonno e nei sogni, ottengo solo di scendere più in profondità. Al mattino quando risalgo è lì.
Forse tra qualche ora sarà sciolta, come la bruma del mattino con il sole, ma al momento avvolge la mia gola come sciarpa troppo stretta. E’ il silenzio la mia arma e lo scrivere il mio rifugio.

Del resto ci è stata data la vita, ma non ci è stato detto che sarebbe stato facile.