UNA RISPOSTA DEL CAZZO


Una risposta del cazzo, non cattiva o offensiva, anzi credo volesse essere carina, solo una risposta del cazzo. Avete presente quelle che le prenderesti e le ficcheresti nella parte mediana posteriore della persona che l’ha pronunciata? Si proprio quelle. Non le ficcheresti lì per malanimo, ma solo per far sentire l’effetto di quella frase a chi l’ha pronunciata.

Dietro a quel “manca a tutti…” c’è il fatto che io pensi che avresti potuto. Il problema è che avresti aver voluto e non solo potuto. L’immobilismo è sempre stato il tuo peggior nemico, aspetti sperando che il tempo risolva per te. Il tempo risolve, ma a modo suo.

L’amaro soffoca e stringe la gola. Inutile pensarci, non cambia nulla. Il destino esiste, lo costruiamo noi attimo per attimo, in base alle scelte che facciamo o alle scelte che non facciamo. Tu nelle mani avevi il 50% di questo destino.

Manco quando non ci sono più, non potrebbe essere diversamente, quando ci sono, son presente, mi percepisci, mi senti, non posso mancare. E’ così che mi perdono le persone. Mi danno per scontata, dimenticando che nel mio mondo non esistono i saldi.

FORBICI


Ho avuto sempre difficoltà a dare quell’ultimo colpo di forbici, quello che recide.
Perchè so che non dimentico. Ricorderò per tutta la vita che ho reciso con te e perchè l’ho fatto. Negli anni non sentirò più l’emozione che mi ha portato a quello, ma ricorderò le cause e la forza che ho dovuto avere per farlo, recidere è un’azione con un punto di non ritorno.

Ecco come mai quando è il momento dell’ultimo taglio, il definitivo, tentenno. Rimango lì in attesa, come se quello che non è successo in anni, potesse accadere in un secondo. Ma non accade mai.
Il mio tentennare è la paura di sentire il vuoto di una presenza che in un momento lontano esisteva ed ora non più. E’ la certezza del sapere che arriverà un momento, in cui tornerà a cercarmi, ed io guarderò quel punto di non ritorno che ho oltrepassato. Quello che è stato non sarà mai più.

Ecco perchè oggi rimango qui immobile, con le forbici in mano e tentenno, il tempo fa amare anche i fantasmi.

PELLE


Diciamo sempre che le sentiamo nell’aria, ma la verità è che le novità sono dentro noi. Noi assaggiamo l’aria come piccole lumachine, pensiamo di sentirle lì come brezza che lambisce, invece stanno scorrendo sotto pelle. Le percepiamo quando risalgono e si avvicinano alla pelle per uscire.

Ecco, ora io le sento lì, sotto pelle, vicino alla bocca dello stomaco, scalciano e scalpitano per uscire. Alcune sono fuggite in gola, mi fanno inspirare profondamente l’aria per poi lentamente farla uscire in un lungo respiro.

Si sono vicine, pronte a svolazzare tra la linea della spalla e la linea del collo.

TROPPO FIGA


Nell’ultimo anno, in ordine strettamente cronologico:
ho smesso di fumare
ho smesso un’amicizia
ho smesso di soffrire di spm
ho smesso di mangiare carne
ho smesso di aspettare.

In effetti, a pensarci bene, l’ultimo anno è stato un anno di grandi cambiamenti.
Cinque righe. Sembrano niente, ma nel pratico, alcune hanno stravolto la mia vita, altre l’hanno migliorata. E sono ancora in piedi. Sono troppo figa.

TENSIONE EVOLUTIVA


Venerdì, mi è stato detta una cosa che già sapevo, ma sentirla dire a voce, da quella voce, è stata come l’ultima onda di uno tzunami, quella che si porta via tutto ciò che era vivo e dietro se lascia morte e macerie.
Ho guardato quello spettacolo di vuoto da ripulire, non è cosa da poco.
Del resto funziona così, per far arrivare il nuovo bisogna spazzare il vecchio, o almeno così dicono. Saperlo, in ogni caso, non mi ha fatto sentire meno amaro in bocca, per due giorni il pensiero tornava, mi lambiva la mente, anche di notte.  L’amaro è un sapore che resiste in bocca.

Sabato pranzo fuori, vetrata vista lago. Il cielo grigio, la pioggia, le nuvole cariche e il vento che fa muovere l’acqua del lago in piccole onde rabbiose. Osservo quel mondo freddo dal caldo del locale. Guardo quel paesaggio che conosco così bene, è casa, ma sento anche quella fitta che trapassa, è il tempo veloce che passa e che non è ben speso. Quella fitta ha un nome, rimpianto. Rimpianto di un tempo senza tempo, speso in sogni e progetti.

Cresce questa necessità di cambiare. Dovremmo ogni tot anni cambiare luogo, paese, abitudini, gente, lavoro. Perchè dove viviamo conosciamo, pian piano, tutto alla fine.  Questo ci toglie il piacere della scoperta, del tempo, del viver, del posto e delle persone.
In questo pezzo di terra, ci abito da una vita, so a memoria la pianta della città, so dietro ogni via cosa si cela, non c’è più vita e vivacità nel mio girare qui, tutto visto e rivisto. Ogni luogo ha un ricordo e una sua memoria che affiora, non lascia spazio a che se ne creino di nuovi.
Dovrei, vorrei andarmene, questo posto ormai mi consuma senza darmi niente in cambio. Mi blocca la paura, come sempre. Io e il mio bisogno di certezze, pur sapendo ormai, che di certezze la vita non da.

Sospiro, il mio oroscopo dice di portare pazienza, che arriverà l’estate. Non ho pazienza, ma so che nel mio mondo non ci sono solo splendidi papaveri rossi, ma anche giornate di pioggia che accompagnano e fanno scivolare in profondità.
Devo solo ricordarmi di aprire l’ombrello, quando la pioggia è troppo forte, se poi lo trovo del colore dei papaveri, ancora meglio.

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DISTACCO


Ci son giorni in cui percepisci il mondo come un’estensione di te. Sai perfettamente dove termini e dove inizia il resto, ma in qualche modo sei collegata.
Questi giorni ti portano a capire e ti conducono a certe notti in cui i sogni son particolari, le sensazioni son diverse e tu sai che non è proprio un sogno. Stai bene, sei avvolta, qualcuno comunica per aiutarti e tu assorbi come carta assorbente per comprendere.

In qualche modo tu sai, che quella sensazione è reale. Al risveglio porti con te un ricordo, un insegnamento, che cerchi di memorizzare continuamente altrimenti man mano che la luce splende, si scioglierà come neve al sole. E rammenti che ti sei detta la parola da ricordare.

Ecco, la mia parola da ricordare di questa notte è distacco. Non freddezza, separazione o lontananza, ma solo il distacco per “vedere” mentre partecipi alla vita, per essere obiettivi e veri. Quel distacco che ti serve per non perderti ancora o farti rubare mentre vivi.

Respiro, ho ritrovato il mio cammino.

MAGIA


La riconosco. E’ nell’aria. Energia o Magia, chiamatela come preferite.

Ci son attimi, momenti in cui l’aria ne è impregnata, l’avverto intorno, mi avvolge come uno scialle e penetra in me quasi fossi un terreno e lei acqua.
Non magia per me, non qualcosa che viene per me.  Attorno, invisibile, ma c’è.
E’ come la brezza, la senti sulla pelle, l’avverti nelle orecchie, l’assaggi con la punta della lingua.  Ma la brezza non è lì per te.

A volte avverto energie così, attimi, bolle. Mi fanno stare bene. A volte sorrido e a volte mi mettono quella punta di malinconia che non uccide, ma amplia la percezione. Come se tutta la conoscenza fosse lì a portata di mano. Ti allunghi per prenderla ma per quanto ti sforzi manca sempre un millimetro. Non ci riesci ma pensi la prossima ci riuscirò.

Socchiudo gli occhi. Assaggio con la punta della lingua.

ROSA ANTICO


Eccomi qua, in mezzo alla stanchezza del corpo e della mente.

Se cercate senso nelle mie parole, non ne troverete, escono da sole e usano la punta delle dita sulla tastiera.

Avrei voluto essere una principessa, un carattere sovrano me lo ha impedito.
Ho cercato d’essere regina di cuori, i re di guerra mi hanno distrutto il trono, a niente è valsa la mia difesa.
Mi sono rincorsa una vita e molte volte ho creduto di trovarmi per poi capire che erano copie sbiadite dei miei pensieri.

Ondeggio su questa lama di rasoio, chiamata vita, tra rosa antico e nero denso.

POKER CRASH GAME


Ogni tanto accade. Lo sogno.
Ora molto meno. Capita una volta o due l’anno. Quando accade è sempre così, come se fosse realtà, un’altra realtà e svegliandomi precipitassi in questa, come se lo avessi visto davvero, come se avessi parlato davvero, come se.

Questa volta era invecchiato, i capelli erano brizzolati e il taglio corto, quasi rasato. E al suo “Mi dispiace se non possiamo andare là” ho risposto: “Io sto bene dove sei tu”.

Non serve ricordarmi che l’ho lasciato io, non serve rammentare che nel farlo mi son salvata, non serve sapere che son passati anni, non serve avere la certezza che questa marea ora di sera se ne andrà e non serve neppure ricordarmi che è stata la scelta giusta e indietro non tornerei. Non serve a nulla.

Torna quella sensazione di vuoto dentro, torna quell’amore di cui ti ricoprirei e ti avvolgerei per proteggerti dal mondo, torna il dolore, torna la passione infinita costante continua, torna il rancore, torni tu, torno io e il nostro giocare a poker con la vita, per poi rendersi conto di aver perso entrambi e lo spezzarsi in due.

Un legame di millenni a cui manterrò parola ci lega. Caduti insieme, insieme saliremo.  E tremo pensando quanti debiti karmici stai accumulando ora, in questa vita, con molteplici persone, perchè ti terranno qui tenendo anche me, non riuscirò ad andarmene finchè tu vagherei su questo mondo.  Quante vite ancora da vivere per starti accanto? Ma in questa vita ti cancello, odiandomi per averti ritrovato.

Ci son legami karmici.  A livello sottile le anime si parlano, per quanto rifuggi, ti accompagnano lo stesso, anche se tu in questa vita sei andata oltre.

FRANTUMI


No, non ci siamo.
Io e le mie molteplici personalità abbiamo un problema.
Il problema e che non riusciamo a trovare il problema.
E per quanto ci frantumiamo alla sua ricerca, alla fine otteniamo solo di frantumare i gioielli di famiglia altrui.

Forse siamo troppe.
Forse sono troppa.