se fossi una musica sarei questa
Se fossi un film sarei questo
Se fossi una formula magica sarei questa
AMAS VERITAS
(solo ciò che è vero giunga a me tutto il resto si dissolva)
Ma sono solo una donna fallace.
se fossi una musica sarei questa
AMAS VERITAS
(solo ciò che è vero giunga a me tutto il resto si dissolva)
Ma sono solo una donna fallace.
Quelle scarpe da ginnastica sotto l’abito da sposa fanno di te quella che sei.

Solo tu potevi perdere le scarpe da nozze il giorno del matrimonio e metter su di conseguenza le scarpe da ginnastica.
Ho sorriso, ho pensato: “E’ lei” e da questo sorriso è nato questo scritto, il mio regalo post matrimonio per te. Non ti arrabbiare, tanto sappi che è tutta colpa tua, perchè nonostante il mio cinismo, il mio mandarti un messaggio mezz’ora prima del matrimonio con scritto “sei ancora in tempo..”, nonostante la corazza in cui vivo tu mi hai fatto commuovere non una, ma ben due volte al tuo matrimonio.
Tu… sei quella che faceva volontariato in croce rossa nei fine settimana, mentre noi, tue amiche, arrivavamo tutte straphigee, truccate, profumate, tacco 12 a farti compagnia fino all’orario in cui andavamo a ballare. Così mentre noi ci divertivamo tu aiutavi il prossimo.
Tu… sei quella a cui una notte, anni fa, piangendo ho chiesto: “posso venire un attimo da te mi hanno ferita e fa male” e tu nonostante fossi con gli amici a ridere e scherzare, mi hai fatto venire da te e ho dovuto quasi litigare per farti rimanere con loro, li avresti “abbandonati” per consolare me quella notte, ma a me aveva già consolato che tu ci fossi per me.
Tu… sei quella che mi diceva che ero troppo romantica, che credevo troppo, di non fidarmi, che mi usavano, che erano stronzi. E io a volte avevo paura a dirti le cose perché mi bacchetavi, ma ti dicevo sempre tutto, magari con timore, ma ti raccontavo di me. Sapevo che il tuo mettermi in guardia era per proteggere me.
Tu sei… quella che il “ti voglio bene” non lo dice mai, perché dà così tanta importanza a quello che racchiudono quelle tre parole, da non sprecarle mai. Ma quando lo dici, e lo hai detto anche a me, chi lo riceve, sa quale grande dono tu stai facendo.
Tu sei… quella che quando soffre si nasconde, che quando ha gli occhi lucidi non vuole essere abbracciata e mi ricordo quando ero obbligata a rimanerti accanto senza che potessi abbracciarti, anche se lo volevo.
Tu sei… quella che c’era sempre per tutti e specialmente per noi “sorelline”, tu sei quella che va tutto bene anche quando non andava bene, tu sei quella “io son un granito” ma di te vedevo solo la morbidezza, tu sei quella dell’appoggio, tu sei quella del “un minuto e sono lì” ma dopo quaranta minuti ti chiamavo per sapere dove eri finita, tu sei quella del “hai bisogno?” anche da ubriaca in discoteca, tu sei quella del andiamo a ballare per poi passar la serata a bordo lago della discoteca a parlare di noi cacciando via tutti quelli che venivano a romperci le ovaie, tu sei quella dell’ambulanza e della guardia di finanza che ci bussano al finestrino per chiederci se stiamo bene, tu sei quella del “pane sano”, tu sei… milioni di frammenti di memoria
E vaffanculo anche ora che scrivo di te, storco il naso e inghiotto per non far salire questa commozione perché se essere felici fosse una questione di merito, tu saresti la prima ad averne diritto.
E vaffanculo me lo dirai ora tu a me, lo so per queste parole, tu mi hai insegnato l’importanza di non abusare di queste parole, ma mai come questa volta devo dirlo, TI VOGLIO BENE AMICA MIA, SII FELICE.
Foto gentilmente rubata (con permesso) a tua sorella Titti.
La mappa interattiva delle “patata c’est plus facile” mi mancava.
Questa mappa mondiale della troiaggine a portata di mano (mano!?) mi ha davvero sorpreso. Ora preciso che l’attendibilità di questa mappa non la so, non so neppure se sia tutta esperienza sua o abbia raccolto l’esperienza di molti, ma tantè che un viaggiatore della patataus si preso la briga di farne una.
(cliccate sulla mappa qua sopra per andare direttamente alla mappa)
Un mio amico si è già proposto quale volontario per redigerne una solo italiana. La vuole fare regione per regione, città per città, via per via, mi ha detto che è disposto al sacrificio in modo che altri uomini possano muoversi senza pericolo nella nostra terra pericolosa e infidamente hard to bang.
A questo punto però per par condicio cliccate pure sulla mappa qua sotto:

eh lo so… ora siete tutti con in mano il righello!
Come donna di un’età certa ormai sono incalzata da orde di neo 18nni, neo 20enni, neo 30nni, insomma tutte le puelle sotto la mia età. Esse mi soffiano sul collo mentre il loro ormone in crescita prende per il culo la mia cellulite.
Ho inoltre preso atto che il mercato maschile, tra scarti, prodotti difettosi è usato non garantito non copre più la richiesta per almeno il 40%.
L’altra metà del cielo (leggasi maschietti) per me è sempre fonte di domande del tipo “Ma perchè!?” di fronte all’abbinamento di termini assemblati insieme quali “pene e tostapane” “.
Oggi poi i miei occhi veggono in una foto un vecchietto americano appoggiato alla sua auto, un certo Edward Smith “meccanofilo”.
Ed io qua penso, che cazzo di meccanico è un meccanofilo? Scopro così che un “meccanofilo” è termine che indica una persona attratta sessualmente da aerei, treni e automobili. Smith però è un romanticone, non è solo una questione di sesso, perchè dice: “Amo Vanilla così tanto che se gli dovesse capitare qualcosa mi si spezzerebbe il cuore”.

Ora non sto neppure a sindacare o a voler sapere in qual guisa consumano il loro rapporto sessuale o non riuscirò più a far benzina senza sentirmi un’attrice porno. Ma fatemelo dire, questa è concorrenza sleale! Alle auto non vengono le rughe, i muscoli non cedono e la carrozzeria esterna ci mette un sacco di tempo a degradarsi, e quando ciò accade la manutenzione è veloce e accessibile come prezzo.
Ora oltre al fiato sul collo di tutte le neo puelle, mi sento anche il fiato di un tubo di scappamento.
No, non ci siamo.
Io e le mie molteplici personalità abbiamo un problema.
Il problema e che non riusciamo a trovare il problema.
E per quanto ci frantumiamo alla sua ricerca, alla fine otteniamo solo di frantumare i gioielli di famiglia altrui.

Forse siamo troppe.
Forse sono troppa.