L’UNIVERSO DENTRO


Arabesco di parole, spirale di visione.

Mi adagio negli anfratti vuoti dei miei pensieri, da lì scruto questo mondo, mi appare così alieno.

Contraggo i muscoli alle brutture. Questo mio corrugare il cuore al dolore altrui, il mio trattenere il respiro davanti alle quotidiane, ripetitive, inutili violenze.

Eppure mi dicono sempre “Ma tu sei forte” – “Per te è semplice” e si aspettano che lo sia in vece loro e che accetti il loro non tentare.

Ah se tutti capissero il legame che abbiamo con quella singola, piccola, foglia verde.
luniverso-dentro

FRAMMENTI


L’umana natura e il credere che io non osservi i fatti e creda solo alle parole, non sapendo che ho smesso di “farmi” di parole altrui da molto.

Oggi vorrei parlarti di me e dei miei pensieri, ma ho parole silenziose.

Strappami risate da queste labbra serrate da inquietudini, le cui radici affondano in un tempo che non rammento più. Eppure di quel tempo sono costruita, impastata e forgiata.

Quella sensazione sempre di essere lì lì ad afferrare e comprendere, per poi veder volar via la conoscenza. Come una foglia in autunno, spazzata via da una raffica di vento del nord.

illustration-by-qing-han

MA IO DOVE VIVO?


Ieri sera, nello spazio che scorre tra la bottiglia e versare il suo rosso contenuto, tra pomodori secchi sotto olio e le parole, ad un certo punto mi si è spalancata la domanda: “Ma io dove vivo? Vivo la stessa città che vivono gli altri?”. Mi son girata verso un mio amico al tavolo e ho chiesto a lui la stessa cosa: “Ma io dove vivo?”

In una città ci sono mille città, lo so, ma ogni volta che scopro una “strada” che non avevo visto, mi sorprendo della mia cecità.

Realtà parallele. Mondi paralleli.

Flashback di un tempo lontano, in cui ti ho amato più di me stessa, nel momento in cui ti lasciai, ti preoccupavi che non mi facessi male nella vita viaggiando da sola. Io non capivo allora, ti guardavo in silenzio, pensavo “Ma se sei tu che mi hai ferito a sangue”.

La verità è che vivevamo in due mondi diversi, due orbite che si erano richiamate, per leggi antiche, nella loro rotazione e si erano intersecate. Due mondi di consistenza diversa che si erano inglobati uno nell’altro al loro passaggio. E il tuo mondo era costruito con una realtà più tormentata della mia.

Il mio mondo, a quei tempi, era fatto di fate e unicorni. Che non voleva dire sicurezza e felicità. L’unicorno ha la punta e con quella può ferire e uccidere, e le fate hanno la bacchetta magica con la quale modificare la realtà in maniera inaspettata.

Tu avevi paura per me, perché avevi paura per te.

Ma questo era ieri. Oggi mi versano vino rosso e mi parlano di quello che accade intorno a me, mentre io mi domando “Ma io dove vivo?”

Forse dovrei ricominciare da me, da chi sono ora.
Lasciare strade, città e mondi che non sono miei e mi fanno sentire straniera.

Cerco viandanti del mio mondo.
me-2016-11-08

MONSTER


Tu che ci fai con i tuoi mostri?

Io ci son scesa a patti sai. Eravamo sempre in lite, quando mi distraevo, mi squarciavo la pancia e spesso il cuore mi si fermava dallo spavento.
A volte fiotti di sangue mi uscivano dal naso e dalle labbra, per le botte che mi davano sulla bocca dello stomaco.

Ah, ma io non ero da meno, ero diventata così brava a incatenarli. Trappole messe un pò ovunque e poi li imprigionavo. Non avevo cuore di ucciderli però, ma a renderli inoffensivi sì. Tranne uno.

C’è n’era uno che ogni volta che lo incatenavo, ogni volta che lo rinchiudevo, in qualche modo tornava libero. E mi mordeva il cuore.
Mi avrebbe ucciso prima o poi, o io avrei ucciso lui.

Poi un giorno ci siamo trovati davanti, uno all’altro a scrutarci negli occhi. E’ stato allora che ho compreso. Anch’io ero un mostro. Ero il suo mostro. Quello che lo rinchiudeva, lo incatenava e ora cercava di eliminarlo.

Nelle nostre iridi la stessa domanda: “Se tu mi uccidi, uccidi te stesso. Vuoi morire? Io no e tu?”

E’ da allora che non rinchiudo più i miei mostri, ma ci parlo e scendo a patti, e la sera qualche volta gli racconto le fiabe. Certo loro preferiscono le storie dell’orrore, ma un pò li ho convertiti alle storie a lieto fine, in un mondo, dove l’amore abbraccia il suo lato oscuro.

monster

FORSE


Viviamo così male che cerchiamo di offuscarci.
Con il cibo, con il fumo, con l’alcool, con le partite, con la droga, con le chiacchiere, con la tv spazzatura, con i pettegolezzi che schizzano merda, con la rabbia e gli insulti agli altri, con la ricerca disperata di un amore di qualcuno perché noi non riusciamo amarci, ci riempiamo con il vuoto.

E questo vuoto è vorace.

Io credo che questo tipo di società imploderà su se stessa, ma i tempi della storia, della terra, non son i tempi umani, quindi noi se abbiamo culo riusciremo a passare abbastanza indenni… forse…
gabbie

COGITO VARIO ED EVENTUALE


Ci sono i pensieri corposi.
Li vedi passare fuggevoli dietro bulbi oculari.
Scorrono sulla fronte, scritte led in movimento.
maschere

Li scopri quando sbigottisci le persone. Quando le maschere son calate, quando dici una cosa che non si aspettavano e la sorpresa le spoglia per un breve attimo.

Li vedi nelle persone distratte, avvolte in se, in un mondo a parte, o quando cercano di mentirti. In quel breve istante di vana ricerca di farla passare per verità, s’incrina la facciata, e da lì fuoriescono densi.

E poi ci sono i tuoi, quelli che a volte ti fanno volare e altre ti imbullonano a terra.

Siamo tutti emuli Jesus. Venuti per cambiare il mondo, ci ritroviamo inchiodati a una realtà che non ci appartiene.

LINGUAGGI


Espansione
Contrazione
Equilibrio.

Son in fase espansiva del corpo e questo vuol dire che son in una fase di contrazione del cuore.

Perché in qualche modo vivo un momento che non vorrei, dove il tempo non è mio, e invece il mio tempo mi reclama, mi strattona a se.

Mi muovo nel cercare il cambiamento, ma rimango ancorata a paure che ho sempre avuto, bisogni che mi hanno sempre incatenata.
Catene, emotive e non, che mi son sempre cercata.

Una gioventù bruciata, la mia, in cui la scelta è stata sempre il certo a sfavore dell’incerto, la sicurezza al posto del rischio, la difficoltà di scelta come leitmotiv di fronte alle biforcazioni, un lavoro che mi dava certezze economiche e non un lavoro che mi suggeriva il cuore. Sono cose che paghi dopo.

Piano piano, nel tempo, ho cercato di aprire queste catene (di cui non imputo la colpa a nessuno, solo a me stessa). Mattone dopo mattone, ho cercato di smaltellare la prigione che mi ero creata. Eppure.

Eppure esistono dei mattoni invisibili che mi tengono chiusa da qualche parte.
Ho molteplici me, separate da questo muro invisibile che anelano a ricongiungersi. Fintanto che non accadrà, io mi espanderò e contrarrò alla ricerca di dove.
Painting by gtako

Il mio essere due e anelare a uno, sempre.
Il segno zodiacale, le polarità del mio interno, il bianco il nero, mi ricordano che sono separata. Ma ho il sapore dell’indiviso ancora in bocca, il colore dell’inscindibile mi colora gli occhi, la percezione della totalità adagiata sulla pelle.

Devo nutrire la mia mente quanto il mio cuore.
Le parole, queste parole, mi servono per la mente, il cuore, l’anima sta cercando il suo linguaggio per liberarsi.

MORFEO E CASSANDRA


La vita è rumorosa e il suo sottofondo è un borbottio nel cuore della notte che impedisce alla mente di cedere il posto a Morfeo.

Morfeo attende il suo turno e nel frattempo parla con Cassandra, la consola nel suo disperato tentativo di esser compresa, chiede a lui di parlare attraverso il suo mondo onirico.

“Le parole chiare spaventano nella loro mancanza di anse in cui celarsi. Essi si stordiscono nei rumori inutili e nelle parole vuote per non sentirle. Vorrei tanto che loro capissero la libertà della verità, ma preferiscono le catene rassicuranti del non sapere, incuranti che così saranno pasto dei predatori.
Oh Morfeo, tu che mi senti, tu che mi ascolti, aiutami ad arrivare a loro, che il mio parlare è aprire bocca in un mondo d’acqua per loro“.
water

Morfeo l’ama ed è per questo che talune notti mette il suo mondo, senza parole, a disposizione di lei. Cassandra usa i colori, a volte solo il bianco e il nero, e dipinge. Usa un linguaggio non suo per arrivare a parlare senza chiarezza, nella speranza che nel buio gli uomini cerchino la luce.

VENTO


Mi perdo in me stessa attraversando gli altri
Cerco parole in occhi muti
Plasticità di cuori mi irritano i pensieri
anima anticaAnima antica lotta il suo diritto al respiro
Urla silenziose a spezzare il rumore di un mondo sordo
Vivo come giungo in questa esistenza di vento

RIDO QUINDI SONO


Mi adagio sulle risate, le mie.
Distesa sul divano.
Ascolto la vita.
Osservo i rumori.
Sorrido di me.

E’ stata la giornata della risata, quelle fatte da sola a casa poi, son le più vere.
Propagano benessere come cerchi concentrici nell’acqua.

Parlo con i gatti, che son la mia famiglia, e sanno come me, comunicare nel silenzio.
Quel silenzio rotto solo dalle mie risate e dalle loro fusa.

Rido nel ritrovarmi e nel rendermi conto che ho iniziato solo ora a crescere, e nel farlo, crescere diventa essere.
cat