BISTROT


Ogni giorno entrerei in quel bistrot.

Porterei i miei cinque gatti e i libri e le parole da stendere come tovagliette americane sui tavolini.

Mi siederei su quella sedia, vicino al vetro, dove la luce inonda, la cagnolina al fianco e la tazza di caffè sul tavolino.
Photo by Youngdoo

Potrei leggere le rughe della gente e dir loro che futuro avranno

Che se ci pensi bene anche le zingare leggono le rughe, ma quelle delle mani.
Io leggo quelle del volto, perché l’anima è più vicina agli occhi che alle unghie.

Le persone si siederebbero di fronte a me senza dire nulla.
Alzerei lo sguardo dal libro e leggerei loro.

In ogni ruga adagiata, vedrei le notti, i cieli stellati, i pianti, i dolori, le risate allegre nei giorni che furono, le gioie sopite e il tormento che si portano ancora oggi, e poi, nei solchi della pelle, come nei terreni arati, i semi del futuro.

Poi un giorno, alzerò lo sguardo e ti vedrò seduto di fronte a me.
Vedrò le tue rughe che combaciano perfettamente con le mie.
Le seguirò lentamente con le dita per scoprire che, alcune delle mie, mi son servite per arrivare a te.

Nel mentre ci osserveremo, sui nostri visi le rughe cambieranno, si intreccerrano, come le nostre mani, a formare un nuovo disegno.

Nei solchi i semi di un futuro. Il nostro.

hands

 

Una grattatina particolare va a un altro Micione, oltre ai cinque sopra citati. Questo mio miniscritto (non manoscritto, anche se le mani alla fine ci sono) è nato dal fatto che lui, da buon gatto, mi porta sempre in un mondo fatto di poesia e ironia. Io in quel mondo mi trovo a casa e mi perdo nei miei sogni.
Il suo bistrot mi ha fatto volare alto.

BOMBE A OROLOGERIA


Certi amori ti scolorano, cancellano i contorni, come gomma la matita.
Raschiano i confini, ti disperdi, ti perdi.

Si installano nello spazio vuoto tra il nucleo e gli elettroni.
Bombe a orologeria, scoppieranno, squarciandoti in mille te.

Macerie di te.
E lì la libertà della materia grezza.
Nume di te stesso, sta a te scegliere la tua creazione

Explosions by Herczeg & Kaehr

MELANKOLIA


E’ quella che mi permette di stemperarmi in certe giornate grigie. Di fermarmi in alcune anse di me, dove lei si ferma, e qui sbirciare cose che altrimenti non riuscirei a vedere.

E’ la delicata e gentile compagna di tanti sorrisi, complice di comprensioni profonde e di unità nascoste. Me la ricordo fin dai primi anni di vita, amica di fantasie che mi portavano in mondi paralleli e dorati.

Lo sguardo triste che porta con sé, non è dolore, ma l’incanto spezzato che apre a un nuovo universo stellato, velato dal rimpianto di lasciar dietro di se un altro cosmo.

Lei non è amata da tutti, io a lei non potrei rinunciare. E’ messaggera, ogni volta, di abiti rosa con cui la mia anima si veste.
Malinconia. Luce soffusa di ampi respiri.
light

SMOKER


C’è stato un tempo in cui fumavo. Riempivo il mio corpo di nicotina aspirando lentamente. Fumavo quelle lunghe sigarette sottili. Quelle che quando gli uomini mi chiedevano “Ehi hai una sigaretta?” appena gliela porgevo, si ritirano indietro, quasi fossi un untore. A nulla valeva dirgli, guarda che non son leggere, son solo sottili.

Il loro non era timore di esser scambiati per “froci” era proprio paura. Io sorridevo, porgevo il pacchetto, straniti guardavano e allontanandosi dicevano “No grazie”. Dentro, silenziosamente, mi dicevo: “Tu non sei gay, tu sei stupido e tanto”. Fuori sorridevo un pò di più, mettevo via il pacchetto e pensavo: “Tutto di guadagnato, una sigaretta in più nel pacchetto, un coglione in meno intorno”.

Fumatori maschi che disinvoltamente l’hanno presa, accesa e fumata, davvero pochi. Li conto sulle dita di una sola mano. Uno di loro è ancora mio amico.

Però non avevo iniziato questo mio scritto per questo.
E’ stata la foto.
Fisso la foto.
Questa foto.
Quando l’ho vista, così simile, sono stata catapultata nella linea del tempo. Notti in cui ho amato con tutta ciò che sono, preservando per me solo una piccola chiave. Quella che anni dopo mi avrebbe permesso di aprire la via di fuga. Sono stata fortunata che tu, nel tuo scavarmi e sconvolgermi non l’abbia mai trovata, se solo me lo avessi chiesto, io quella chiave, te l’avrei consegnata.

Le tue mani, le nostre notti, i tuoi discorsi, le nostre ore, quelle sigarette fumate in due, quella sigaretta che tu mi ponevi tra le labbra. Ti ho amato fino a perdermi, ma del resto era il solo modo per ritrovarmi vero?
Mi hai amato? Non mi hai amato? Mi hai amato a modo tuo? Mi hai amato con le forze che avevi? Non erano molte, ma questo l’ho scoperto solo quando me ne sono andata. Il forte dei due ero io, anche se sembrava il contrario.

Ci siamo fumati vita, uno dall’altro, ci siamo fumati questa vita e molte altre, respirando l’altro. Ti ho inspirato così profondamente da averti collocato, anche ora, nel nucleo più profondo di me, o forse c’eri già. Ti amo ancora, di un amore diverso.

Non ho rimpianti, non ho dolori, non tornerei indietro, non cambierei nulla, devo a te molto di quello che sono oggi, se non mi avessi frantumato così tanto, non mi sarei scoperta. Non guardo indietro triste, guardo avanti sorridente, la mia vita, questa mia vita, è lì pronta ad accogliermi.
he

TRAGUARDI


Così tanto da dire e le parole giocano a nascondino negli anfratti dell’anima.

Grandi cambiamenti, voli fatti con maestose ali, un braccio sinistro che si stacca, ritornar piccola attraverso la crescita, banchi di scuola di vita e non.

Il cambiamento è lì davanti a me, è arrivato, e porca paletta il cuore batte forte per la paura. Non so dove ancora dove mi porta, come sempre.

Indosso brividi e sorrisi. Tale è la vita. Avete presente quell’attimo in cui il brivido si espande sulla pelle? Quello in cui non capisci se ti piace o il piacere è troppo intenso e rasenta l’intollerabile. Sì, questa è la vita, e io son un costruttore di giardini*.

Dico sempre che anelo alla pace, alla tranquillità, alla serenità, ma appena raggiungo un traguardo, quando potrei godermi il meritato riposo, vado oltre o distruggo quello realizzato per poter costruire nuovi sogni e nuovi percorsi.

Un traguardo è sempre l’inizio di una nuova tappa

change

* Paulo Coelho ha scritto il pezzo qui sotto. Ai tempi, leggendolo, capii una parte importante di me. Il mio bisogno di certezze nella vita (il costruttore e le sue costruzioni) ma che la mia anima anela all’apprendimento (il giardiniere). Da qui il perché di molti avvenimenti della mia esistenza.
Io non sono né uno né l’altro. Non costruisco edifici, ma il giardino selvaggio m’incute troppo timore, e allora son diventata (o ci provo) un “architetto di giardini”, attraverso questo nutro la mia anima e per questo son diventata un costruttore di giardini.

Ogni essere umano, nel corso della propria esistenza, può adottare due atteggiamenti: costruire o piantare. I costruttori possono passare anni impegnati nel loro compito, ma presto o tardi concludono quello che stavano facendo. Allora si fermano, e restano lì, limitati dalle loro stesse pareti. Quando la costruzione è finita, la vita perde di significato. Quelli che piantano soffrono con le tempeste e le stagioni, raramente riposano. Ma, al contrario di un edificio, il giardino non cessa mai di crescere. Esso richiede l’attenzione del giardiniere, ma, nello stesso tempo, gli permette di vivere come in una grande avventura.
I giardinieri sapranno sempre riconoscersi l’un l’altro, perché nella storia di ogni pianta c’è la crescita della Terra intera

DIAPASON


Ci sono persone che me lo fanno udire con il tatto. Il cuore. Il mio.

Toccano senza sfiorare. Dentro, un pò a sinistra, il cuore vibra tangibile, come un diapason.

Percepisco l’onda materiale di questo, si espande nel corpo, a metà tra il dolore e la gioia.

Anima antica mi domando perché.
Un cerchio intorno al fuoco, ci vediamo, occhi negli occhi, ma le fiamme che ci illuminano, ci separano.

Quale lezione in questa vita? Cosa apprendiamo dal non poterci sfiorare se non con l’anima? Dal separarci e come elastici tornare?

Io la vestale che recide legami al suo dio, mi prostro esausta davanti alla mia debolezza.

Lo so che cosa pensate. No, non è amore. Non come lo intendete voi.

Photo by Christina Ramsey
Lo so cosa pensi. O forse no… non lo so.

SEMI


Volevo parlarvi di disgusto e grettezza e invece vi parlerò di una parte dei miei sogni d’oggi.

Sogno una casina piccola, un pezzettino di giardino, io e le mie bestie, boschi colorati di oro e rosso in alcuni momenti e multicolori in altri, passeggiate con code ritte e code che scodinzolano.

Sogno risate colorate di vino rosso, un camino, parole che scivolano tra uno sguardo e una castagna, mentre i fiocchi di neve si corteggiano tra loro.

Sogno di pensieri caldi. Chiacchiere che avvolgono, fatte con chi i sorrisi e l’amore, te li strappa, anche se non vuoi, senza neppure che te ne accorga.

Sogno le mie anime antiche, fatte carne, qui con me, sorseggiano te e caffè, qualcuna di loro si accende una sigaretta, qualcuna una canna. Io sorseggio spritz amaro che di dolce son già io.

Voi lo sapete vero, che i sogni, son i semi della realtà?
Sognate tantissimo, sognate intensamente, sognate allo sfinimento, più sogni piantate più la vostra vita sarà piena di colori.
colorful

2015


E mi porto avanti.
Del resto abito in una regione che così ragiona, portarsi avanti. Quindi, anche se non ancora finito, di questo 2015 rammenterò…

… un obiettivo raggiunto, anzi due, anzi tre, anzi… la consapevolezza che non ho obiettivi, ma solo voglia di viver bene questo mio cammino, passo dopo passo.

… il mio aver compreso quanto amore avessi tenuto nascosto a me stessa per me stessa. Ora venuto alla luce. Ora so. Ora mi amo con le mie imperfezioni e i miei tentennamenti. Certo come ogni amante, ogni tanti ci litigo con me stessa, ma poi mi perdono sempre.

… l’aver compreso “mai dire mai” che tra un “dire” e un “mai” c’è sempre quello spazio di tempo e luogo che ti frega.

… le volte che avrei voluto aprire bocca e non l’ho fatto. Sto facendo mio (non che mi riesca sempre) un proverbio arabo. Ogni parola, prima di essere pronunciata, dovrebbe passare da tre domande:
“E’ vero?”
“E’ necessario?”
“E’ gentile?”

… le volte che ho aperto la bocca perché era vero e necessario anche se non gentile.

… le persone nuove che amo, quelle vecchie che amo, quelle che tengo lontane ma che amo, quelle che amo e che ho cacciato nel tempo e quelle che non amo ma che ho visto dibattersi per crescere (sappiate che avete lo stesso in qualche modo il mio amore).

… che amo le persone in genere, ma questo non vuol dire che amo tutti, qualcuno mi sta proprio suoi coglioni.

… che difendo me stessa e chi amo, siano umani o no, di conseguenza sono per la pace, ma all’occorrenza son un ottimo guerriero e non ho rimorso per chi lascio a terra.

… che le persone non le divido in età, lavoro, soldi, intelletto, ma solo in anime luminose, in anime belle e anime ancora in crescita. E che con alcune anime continuiamo a ritrovarci nonostante le differenze.

… questo lento scivolare verso il 2016. Un nuovo inizio in molti sensi, che a volte un pò mi spaventa, ma è foriero, lo sento, di un nuovo particolare. Non saprei dire di preciso cosa, ma so che è lì, in attesa di me e odora di pane appena sfornato.

Lascio dietro alle mie spalle questo 2015 che mi ha regalato nuovamente la capacità di camminare nel mondo a testa alta, con passo deciso e sorriso pieno.
spalle

Capiterà che non mi ricordi di questo post, se volete, vi autorizzo ora a ricordarmelo, se e quando nel 2016 avrò qualche giornata buia che mi farà dimenticare lo splendore di cui sono proprietaria ora. Me.

SILENZIO


A volte il silenzio è il miglior modo di parlare.

Chi mi ama conosce i miei silenzi, sa le sfumature che essi hanno. Non si preoccupa di loro, anche se profondi, ma si preoccupa quando hanno una certa densità.

Chi pensa di conoscermi, dei miei silenzi fa mille congetture, mentre la loro coscienza fa il resto.

Chi non mi conosce a volte si spaventa da loro e a volte neppure si accorge, ma la cosa non mi sfiora.

Amo il silenzio, che mi fa specchiare e vedere le imperfezioni della mia anima come in uno specchio le rughe, cosicché io possa progredire. Amo il silenzio, lascia spazio alla crescita, briglia sciolta dei miei pensieri, fucina della mia mente, dove accoccolo il mio cuore come nel dondolio di una culla.

Sono in prossimità di un altro bivio, chi mi conosce attraverso i miei silenzi, sa già dove sto andando.
Jeans – ©Diamanta

HO IMPARATO


Sto imparando a tacere (bugia)
Sto imparando a contenermi (bugia)
Sto imparando a vivere (verità)

E non sempre mi riesce bene. A volte cado e mi sbuccio le ginocchia. Ma a volte mi riesce proprio bene, come mangiar caldarroste, una sera fredda d’inverno, davanti al camino con un bicchiere di vino rosso accanto e voci amiche che riscaldano il cuore.

Nel frattempo ho imparato a buttar fuori ciò che invece porta freddo, scuro, cupo. E da ciò ho appreso a diffidare di chi mi cerca solo nel momento del bisogno, da chi mi loda e m’imbroda, da chi mi esalta per comprarmi, dalle persone grette, da quelle false e da quelle che si piangono sempre addosso mentre fanno piangere gli altri, dagli scontenti e dagli imbronciati che aveva ragione mia zia a dir “dare a chi ride togliere a chi piange”.

Ho imparato a buttar fuori dalla mia vita tutto ciò, staccandomi da loro, come un vecchio petalo da un fiore.

E ho imparato che quando pensi di aver imparato, ti scopri solo a un nuovo punto di partenza.

Ma va bene così, perché ho imparato che i miei nuovi punti di partenza, son persone, anime come me fallaci, a volte un pò ingenue ma pulite. Se il mondo fosse pieno di loro sarebbe un posto migliore.

Io mi tengo il calore, i sorrisi, le persone vere e il cuore pulito il più possibile.

Photo by David Talley