AVETE UN POTERE IMMENSO


Alle spalle un fine settimana, uno di quelli che piacciono a me. Quelli in cui le situazioni terrene passano in secondo piano, quelli in cui mi sembra di aver guadagnato un micromillimetro verso la conoscenza.

Momenti in cui imparo un pò più di rispetto per me e un pò più di tolleranza per gli altri (a). Dove apprendo la determinazione e l’amar il mio essere e il rispetto per l’esser altrui, senza l’obbligo di accettarlo.

Se non mi capite, abbiate pazienza, a volte non mi capisco neppure io. Non sempre riesco a trasmettere agli altri quando invece accade che capisca sfumature di questo mio viver. Volevo solo fissare questo attimo per me. Per ricordarmi nel tempo che seguire il proprio sentiero è l’unico modo per vivere bene. Tutto il resto viene da se.

E chiudo queste mie piccole parole con parole non mie ma di Progenie:

“Per questo, fatemi un favore: vivete al meglio, siate esemplari forgiando l’esempio che vorreste seguire. Avete un potere immenso”.

Sentieri

(a) ho detto un pò… con alcune di tipologie di persone non mi basterà questa vita per esser tollerante con loro. Il principio della fanculizzazione con loro è sempre vivo, intenso, presente e valido.

VERGINI DI NORIMBERGA


Ci son periodi in cui il mondo ti assedia così tanto da sentirti ricoperto dal collo ai piedi di cuoio bagnato, mentre secca sotto il sole. Man mano che asciuga si restringe sul corpo sino a soffocarti.

Ti escono parole non perché tu le abbia cercate, ma solo perché non avendo spazio all’interno, cercano una via di fuga verso l’esterno e nel farlo si scompongono disorganizzate alla ricerca della gola.

La pressione sale a una tale intensità che ti ritrovi un grumo alla bocca dello stomaco, ti rendi conto solo dopo, che è la memoria di lacrime che ormai non hai più.

Vergini di Norimberga ti cingono nel loro abbraccio, volendoti farti credere che quello sia l’unico abbraccio d’amore a te riservato.

Inspiri a lungo e lentamente.
Espiri forte e piano.

Smetterà di piovere.
Photo by Barbara Florczyk

WATER WORLD


Ci son sogni così densi che al risveglio rimangono incollati alle dita come miele, a ricordar un dolce mai esistito.
Photo by Diamanta

Abbiamo parlato d’amore in mondi diversi, separati dall’acqua densa, vedersi e non sentirsi.

Ad ogni mio tentativo di dirti ti amo, l’acqua precipita in bocca e mi gonfia il cuore.

Non mi rimane che il silenzio e l’attesa.

IL PUZZLE DELL’ANIMA


Se l’anima avesse una geometria, la mia sarebbe frastagliata, da questo capirei questo mio continuo cercar di metter a posto i pezzi e non trovare mai la combinazione esatta.

Se l’anima fosse un puzzle, la mia avrebbe 1.076.820 pezzi. Scoprirei solo alla fine, non potendo completarla, che qualcuno si è portato via 12 pezzi. Per tutta la vita cercherei quei 12 pezzi.

Se l’anima fosse un fiore, la mia sarebbe una rosa, non per la bellezza, ma per le spine che troveresti lungo il cammino per arrivare al fiore.

Se l’anima fosse un animale, la mia sarebbe un gatto, di quelli che ti fanno le fusa e si attorcigliano con fare sinuoso alla tua, per poi all’improvviso morderti, seppur con cautela.

Se l’anima fosse un’acconciatura, sarebbe una treccia, capello dopo capello s’intreccerebbe alla tua per rendere forza nella fragilità.

Non so di cosa sia fatta l’anima, dicono pesi 21 grammi, ma a volte l’ho sentita gravata da un peso di tonnellate.

Non conosco di preciso dove si sia poggiata nel mio corpo, ma spesso la sento camminare nelle sinapsi, la percepisco saltellante nel plesso solare e la intuisco mentre riposa in mezzo al seno.

Non so neppure quando è nata la mia anima, so che è antica e che questa mattina è lei che scrive al posto mio. Cerca di farsi comprendere da me, richiamando a se i pezzi non ancora trovati del puzzle.
Photo by Hossein Zare

IL FUTURO E’ OGGI


Thomas e Agata loro viaggiano, non fanno i turisti. Viaggiano. Nessun albergo prenotato, nessun ristorantino tipico. Viaggiano nel mondo. Se un posto gli piace, si fermano anche mesi, se non gli piace, vanno avanti.

Vale un giorno ha deciso. Non è stato semplice ma ha deciso, ha cominciato a viaggiare. Io non so neppure quanti paesi abbia visitato ormai e in quanti abbia vissuto. Le dico sempre che lei porta un mio pezzo del mio cuore in giro per il mondo.

Robi suona e ha portato se e la musica che amo, in giro per Gea. Ha lasciato musica e raccolto sorrisi, ha mosso energia e l’energia ha mosso le persone.

Annita, ha vissuto, in Spagna, in Inghilterra, a Berlino e ora è volata in California. Attraverso le sue foto e le sue parole vivo un presente che mi sarebbe piaciuto avere.

Loro son pezzi della mia tribe. Guardo loro e me lo domando: “Dio la mia anima è così, perché mi hai dato una mente così poco coraggiosa per seguirla?

So che mi hanno ancorato le mie insicurezze giovanili trascinate anche quando la parola “giovane” fa sorridere benevolmente. So che le mie catene hanno il nome di “bisogno di certezze e sicurezze”, quando in questo mondo non esiste nulla di certo e sicuro.
La mia anima non ha mai chiesto certezze e sicurezze ma solo di volare.

Scrivo nel blog anche per questo credo, rinchiusa tra doveri, ufficio, responsabilità, attraverso le parole scritte, attraverso questo piccolo spazio nella rete, metto ali alla mia anima, così che almeno lei possa viaggiare. Lei lo fa, e vede mondi diversi, non rimane prigioniera di quello che la mia mente ha costruito.
E’ stata la mia anima a salvare la mia mente nei momenti bui, mai viceversa.

Tutto questo solo per dire, andate avanti, non credere a chi butta sabbia cui vostri sogni che hanno cominciato ad ardere, credete a voi e solo a voi. Qualche sogno si frantumerà, qualcuno non vedrà mai la luce, ma qualcuno sarà il motivo per cui sorriderete tutte le mattine.

Non credete mai a chi vi dice “non riuscirai”, anzi cominciate ad evitarle come la peste nera, perché in fondo la peste nera la portano. Portano l’embrione della rassegnazione e del fallimento.

Se credete a chi vi dice che non c’è la farete, non c’è la farete sicuramente. Il contrario non assicura la possibilità certa, la possibilità è l’inizio del farcela.

Non credete a chi vi dice “ma ieri”, ieri son le radici sepolte nella terra.
Non credete a chi vi rimanda al futuro, perché il futuro è oggi.

Son comparsa tanti anni fa su questa terra, da allora, a modo mio, anche fallendo, ho fatto di tutto per non esser “comparsa” nella vita. Non faccio tappezzeria ai bordi nella vita, anche se non sono al centro assoluto del palcoscenico, non importa. Dalla tappezzeria mi son scollata.

Io son quella che balla se osservi il palcoscenico della vita.
Photo by Gabor Csorgo

VETRO


E lì, embrione, ho già il titolo, le parole, alcune immagini attraversano come trailer di film. Scorrono i pensieri e le emozioni lambiscono, ma mi manca la percezione degli odori.

No, non sto impazzendo (non più del solito), io quando scribacchio e come quando leggo, sono nella storia. Se il libro non si fa “sentire”, il libro non mi avrà. Se scribacchio e mi manca la percezione di un senso, giro e rigiro inconcludente, alla sua ricerca.

Nel mio scrivere percepisco il movimento dell’aria, se è fredda o calda, la stoffa, il calore di una pelle, la luminosità della luce, il tepore di un sole autunnale, il freddo di una goccia d’acqua. Percepisco il respiro, l’ansimare, il desiderio trattenuto, le sensazioni, gli odori, la rabbia, la gioia e quella malinconia di sottofondo.

Di quel post ancora gli odori non arrivano.
Ci sono.
Li vedo dietro a un vetro.
E il vetro non l’ho messo io.
Glass

TU SEI TROPPO ESIGENTE


Sarà stata colpa della luna di stanotte,  di Barbra Streisand e una canzone, dall’aver (ri)sentito un piccolissimo pezzetto di dialogo di un film (*), ma una cosa che tenevo lì in sospeso da agosto, alla fine stanotte l’ho fatta.

Luna rossa, musica che permea come acqua nel terreno, frasi che mi ricordano come ero, come sono ancora oggi.

Quelle parti di me che continuano a rimaner sempre uguali e diverse insieme. Come i rami di un albero, non saranno mai radici o altro, ma anno dopo anno cambiano forma rimanendo se stessi, portando con sé il cambiamento della crescita.

Stanotte ho lasciato andare migliaia di lucciole luminose, frammenti d’anima non miei e ho richiamato a casa le mie lucciole. Lucciole luminose hanno volato stanotte e altre ne voleranno nei prossimi giorni, migrano, ognuno torna a casa sua.

Ho lasciato libertà.
L’amore vive in lei.

E’ vero “io sono troppo esigente”, lo son sempre stata, ma non potrei diversamente.

fireflies

(*) Quale pezzettino di dialogo? Questo:
Hubbel: Kathie,tu sei troppo esigente…
Katie: Però guarda che cosa posseggo…

SCRIVIMI


Intingi in te e scrivimi sul corpo parole d’amore, scarabocchiami insoliti percorsi, dipingimi di passione, osa tonalità di colori non comuni, intensi e soffusi insieme, fa sì che i contorni del mio corpo siano per te sentiero delle tue mani e infine fai di me la tua casa, dove il tuo cuore e la tua anima si adagino per cercare un abbraccio.

PARLAMI DI ME


Ho imparato di me che qualche volta mi ritiro nel mio palazzo, passeggio, da sola, in saloni enormi e freddi, ma quel freddo mi piace e portatore di un periodo di preparazione, come i campi d’inverno.
Sento il rumore e lo schiamazzo fuori, ma la voglia di uscire non mi prende. Che differenze ci sono tra gli schiamazzi di un combattimento e quello di una festa?

Ho imparato che la maggior parte delle persone non vuole sapere, vedere, e conoscere. Queste tre cose messe insieme significano responsabilità e ne sono spaventati. Stolti vi direi, presi dalle paure, non vedete la libertà celata nella conoscenza. Poi ricordo che c’è stato un tempo che anche io ne ero spaventata, ognuno ha il suo percorso. Chi sono io per dire stolti?

Ho imparato a chiedere, ma spesso me ne dimentico, o fingo di farlo, in fondo di base rimango sempre l’orgogliosa, quella che non ha debiti con nessuno. Temo questa catena allo stesso modo del timore della dipendenza “d’amore”.

Ho imparato che non smetto mai di apprendere, e ogni volta che credo di essere arrivata alla conclusione, si apre un altro varco di conoscenza da affrontare.

Ho imparato che spesso quando scrivo qui, sto cercando qualcosa fuori nel reale, e quel qualcosa lo sento tangibile, vicino eppure così lontano.

Ho appreso di me da me, ma spesso vorrei chiedervi, spesso vorrei chiederti: “Parlami di me” in modo da riflettermi nelle tue parole e vedermi in quello che vedi tu, per una volta solo specchiarmi e non scavare.

Parlami di me, del mio universo fatto di stelle e dei miei mostri celati nel buio.

Per favore, parlami di me.
Photo by Todd Wall

PUNTA DI LAMA E SCHEGGIA DI VETRO


Punta di lama e scheggia di vetro.
Schiena e cuore.
Io so dove sei e che forma hai preso per stare con me.
Quello che ignoro è perchè ti custodisco ancora in questa vita.