DIAPASON


Ci sono persone che me lo fanno udire con il tatto. Il cuore. Il mio.

Toccano senza sfiorare. Dentro, un pò a sinistra, il cuore vibra tangibile, come un diapason.

Percepisco l’onda materiale di questo, si espande nel corpo, a metà tra il dolore e la gioia.

Anima antica mi domando perché.
Un cerchio intorno al fuoco, ci vediamo, occhi negli occhi, ma le fiamme che ci illuminano, ci separano.

Quale lezione in questa vita? Cosa apprendiamo dal non poterci sfiorare se non con l’anima? Dal separarci e come elastici tornare?

Io la vestale che recide legami al suo dio, mi prostro esausta davanti alla mia debolezza.

Lo so che cosa pensate. No, non è amore. Non come lo intendete voi.

Photo by Christina Ramsey
Lo so cosa pensi. O forse no… non lo so.

2015


E mi porto avanti.
Del resto abito in una regione che così ragiona, portarsi avanti. Quindi, anche se non ancora finito, di questo 2015 rammenterò…

… un obiettivo raggiunto, anzi due, anzi tre, anzi… la consapevolezza che non ho obiettivi, ma solo voglia di viver bene questo mio cammino, passo dopo passo.

… il mio aver compreso quanto amore avessi tenuto nascosto a me stessa per me stessa. Ora venuto alla luce. Ora so. Ora mi amo con le mie imperfezioni e i miei tentennamenti. Certo come ogni amante, ogni tanti ci litigo con me stessa, ma poi mi perdono sempre.

… l’aver compreso “mai dire mai” che tra un “dire” e un “mai” c’è sempre quello spazio di tempo e luogo che ti frega.

… le volte che avrei voluto aprire bocca e non l’ho fatto. Sto facendo mio (non che mi riesca sempre) un proverbio arabo. Ogni parola, prima di essere pronunciata, dovrebbe passare da tre domande:
“E’ vero?”
“E’ necessario?”
“E’ gentile?”

… le volte che ho aperto la bocca perché era vero e necessario anche se non gentile.

… le persone nuove che amo, quelle vecchie che amo, quelle che tengo lontane ma che amo, quelle che amo e che ho cacciato nel tempo e quelle che non amo ma che ho visto dibattersi per crescere (sappiate che avete lo stesso in qualche modo il mio amore).

… che amo le persone in genere, ma questo non vuol dire che amo tutti, qualcuno mi sta proprio suoi coglioni.

… che difendo me stessa e chi amo, siano umani o no, di conseguenza sono per la pace, ma all’occorrenza son un ottimo guerriero e non ho rimorso per chi lascio a terra.

… che le persone non le divido in età, lavoro, soldi, intelletto, ma solo in anime luminose, in anime belle e anime ancora in crescita. E che con alcune anime continuiamo a ritrovarci nonostante le differenze.

… questo lento scivolare verso il 2016. Un nuovo inizio in molti sensi, che a volte un pò mi spaventa, ma è foriero, lo sento, di un nuovo particolare. Non saprei dire di preciso cosa, ma so che è lì, in attesa di me e odora di pane appena sfornato.

Lascio dietro alle mie spalle questo 2015 che mi ha regalato nuovamente la capacità di camminare nel mondo a testa alta, con passo deciso e sorriso pieno.
spalle

Capiterà che non mi ricordi di questo post, se volete, vi autorizzo ora a ricordarmelo, se e quando nel 2016 avrò qualche giornata buia che mi farà dimenticare lo splendore di cui sono proprietaria ora. Me.

WATER WORLD


Ci son sogni così densi che al risveglio rimangono incollati alle dita come miele, a ricordar un dolce mai esistito.
Photo by Diamanta

Abbiamo parlato d’amore in mondi diversi, separati dall’acqua densa, vedersi e non sentirsi.

Ad ogni mio tentativo di dirti ti amo, l’acqua precipita in bocca e mi gonfia il cuore.

Non mi rimane che il silenzio e l’attesa.

IL PUZZLE DELL’ANIMA


Se l’anima avesse una geometria, la mia sarebbe frastagliata, da questo capirei questo mio continuo cercar di metter a posto i pezzi e non trovare mai la combinazione esatta.

Se l’anima fosse un puzzle, la mia avrebbe 1.076.820 pezzi. Scoprirei solo alla fine, non potendo completarla, che qualcuno si è portato via 12 pezzi. Per tutta la vita cercherei quei 12 pezzi.

Se l’anima fosse un fiore, la mia sarebbe una rosa, non per la bellezza, ma per le spine che troveresti lungo il cammino per arrivare al fiore.

Se l’anima fosse un animale, la mia sarebbe un gatto, di quelli che ti fanno le fusa e si attorcigliano con fare sinuoso alla tua, per poi all’improvviso morderti, seppur con cautela.

Se l’anima fosse un’acconciatura, sarebbe una treccia, capello dopo capello s’intreccerebbe alla tua per rendere forza nella fragilità.

Non so di cosa sia fatta l’anima, dicono pesi 21 grammi, ma a volte l’ho sentita gravata da un peso di tonnellate.

Non conosco di preciso dove si sia poggiata nel mio corpo, ma spesso la sento camminare nelle sinapsi, la percepisco saltellante nel plesso solare e la intuisco mentre riposa in mezzo al seno.

Non so neppure quando è nata la mia anima, so che è antica e che questa mattina è lei che scrive al posto mio. Cerca di farsi comprendere da me, richiamando a se i pezzi non ancora trovati del puzzle.
Photo by Hossein Zare

VETRO


E lì, embrione, ho già il titolo, le parole, alcune immagini attraversano come trailer di film. Scorrono i pensieri e le emozioni lambiscono, ma mi manca la percezione degli odori.

No, non sto impazzendo (non più del solito), io quando scribacchio e come quando leggo, sono nella storia. Se il libro non si fa “sentire”, il libro non mi avrà. Se scribacchio e mi manca la percezione di un senso, giro e rigiro inconcludente, alla sua ricerca.

Nel mio scrivere percepisco il movimento dell’aria, se è fredda o calda, la stoffa, il calore di una pelle, la luminosità della luce, il tepore di un sole autunnale, il freddo di una goccia d’acqua. Percepisco il respiro, l’ansimare, il desiderio trattenuto, le sensazioni, gli odori, la rabbia, la gioia e quella malinconia di sottofondo.

Di quel post ancora gli odori non arrivano.
Ci sono.
Li vedo dietro a un vetro.
E il vetro non l’ho messo io.
Glass

RABBUIA


Lo ripeto timorosa. Come scolaretta abbasso gli occhi davanti al suo maestro.
Ripeto lentamente quello che tu mi dici. Rabbuia.

Mi percepisci, energia libera circola in me, quando accade, le parole con me si riempiono e diventano tridimensionali.
Pronunciala piano con me e sali nei miei pensieri. Rabbuia.

La vedi quell’ora del giorno in cui iniziano a scendere le ombre? Mi vedi? Con gli occhi puoi scrutare i contorni del mio collo, ma le linee si confondono tra i capelli. Puoi percepire la linea delle mie spalle che s’inarcano, ma per vederle ti devi avvicinare e seguirle con la punta delle dita.

Dilla insieme e a me, lentamente, tra un’ombra e l’altra, scivola nei miei pensieri e pensa alla prossima parola che dovrò ripetere.
Rabbuia

MIRROR


Assaggiami, sono qui, lentamente, chiudi gli occhi, affonda le labbra nella pelle.

La tua lingua, cercami, paventa la spina, pungerà, se non la trovi, ti troverà lei.

Accarezzami, placido, sono manto di gatto sotto la tua mano, artigli sotto il pelo.

Distorci il tempo, ritrovami nei lineamenti, le tue dita conoscono a memoria.

Di Alice conosci lo specchio ma non lei, e questo ti farà perdere in te stesso.
Photo by Anja Bührer

GEOMETRIA


Se sei tondo, non morirai quadrato, al massimo puoi diventare ovale.
Non sto parlando di me, io nella vita più che tonda son tonta.

Son solo pensieri nati tra un “svolta a sinistra” e un “ferma allo stop”. Ve l’ho già detto una volta, per me la macchina è un luogo in cui i pensieri prendono vita.

Pensavo al grigio e nel grigio due persone son avanzate insieme, e con loro, la loro dinamica. Ed eccola là la verità, mica è colpa di nessuno, sono tondi e si sforzano (a volte) di esser quadrati, ma non è nella loro natura. Possono per un pò solo esser ovali. Sono io che credo a loro quando dicono che stanno diventando quadrati.

Dio, portate pazienza con me, il grigio piombo, il vento, la pioggia fredda, insomma questo tempo porta fuori me solo cose da romanticismo tedesco e il desiderio di realtà mai nate.
Poi passa.
rain

PUNTA DI LAMA E SCHEGGIA DI VETRO


Punta di lama e scheggia di vetro.
Schiena e cuore.
Io so dove sei e che forma hai preso per stare con me.
Quello che ignoro è perchè ti custodisco ancora in questa vita.

PREGHIERA


Sono grata di queste opportunità che mi mandi. Sono grata anche di quelle che nel mio ieri mi hanno frantumata per farmi scoprire parti di me, che altrimenti non avrebbero mai visto la luce.

Grazie dell’avermi fatta cieca in alcuni momenti per farmi capire la differenza tra luce e buio, per avermi resa sola per farmi capire che sola non sono mai, d’avermi fatto amare persone non adatte a me per farmi desiderare quelle giuste.

Sono grata delle persone che mi hai mandato e mi mandi ogni giorno sul sentiero, di quelle che mi portano fiori e risate, di quelle che mi hanno spintonato e fatto cadere e anche di quelle che mi hanno ferito, perché ognuna di loro ha svolto un compito, quella di rendere me quella che sono oggi.

Grazie per tutto quello che mi hai dato. Per le sorprese di luce che mi aspettano e per quelle che ti chiederò. Grazie per avermi sorretta quando davvero da sola non sarei stata in piedi. Grazie per farmi riconoscere le “mie” anime ma nell’avere la forza di lasciarle libere.

Ho appreso dalle lacrime e della sofferenza, ma questo appartiene al mio passato, perché da ciò ho compreso che si può apprendere anche attraverso la gioia.

Perciò per favore, da oggi fa si che io apprenda dai sorrisi, dalle persone circondate di luce, dagli atti gentili, dalle anime evolute e dai soffusi cuori.

Allontana da me chi non persegue l’alba, chi si nutre dell’energia altrui, di cerca sempre di ingannare a proprio egoistico scopo personale, chi ha due pesi e due misure, di chi pensa che sia sempre colpa altrui, chi ruba pezzi di cuore per pulire la propria paura, chi si nutre di brutture e chi non riuscendo a risalire cerca di portare verso il basso gli altri.

Sono grata dell’amore che continui a mandarmi in tutte queste molteplici forme, e fa si che questo flusso mai si interrompa, ma anzi si gonfi come un ruscello a primavera al disgelo dei ghiacciai.
Expansion