IL RUMORE DELLE USCITE


Ho messo come titolo “Il rumore delle uscite”. Ho rubato parzialmente il concetto di una frase di George Berkeley: “Se un albero cade nella foresta e nessuno lo sente fa rumore?”.

Questa è un’espressione filosofica sulla percezione e l’esistenza. Nel porre questa domanda Berkeley, sotto intendeva che se nessuno percepisce il suono, allora non c’è suono, perché per lui il suono è una percezione sensoriale, e se nessuno sente, la percezione non esiste, quindi non esiste il fatto.

Per questo con queste poche parole io vorrei far un po’ di “rumore”, chissà forse nel futuro, tanti piccoli “rumori”, potranno diventare un rumore assordante.

Ho scritto ieri del “Gruppo dell’Aia”,dei BRICS e della conferenza internazionale sulla Palestina tenutasi a Botoga’ e appena conclusa.

Durante la conferenza Gustavo Petro, Presidente della Colombia, ha annunciato che la Colombia cesserà di far parte della Nato. La Colombia era l’unico partner globale latino-americano della Nato, era entrata a farne parte nel 2018.

La motivazione?
Dalla Nato dobbiamo uscire, non c’è altra strada. La relazione con l’Europa non può più passare attraverso governi che tradiscono il loro popolo e stanno aiutando a lanciare bombe sui bambini“.

Li vedete ancora meglio i movimenti geopolitici che cominciano a cambiare il mondo?
L’Europa disumanizzata e mummificata (e prigioniera degli Stati Uniti?), in special modo l’Italia e la Germania, con l’esclusione della Spagna, procede velocemente verso un ruolo terziario nel mondo, senza più credibilità etico-politica.

Scrivo solo queste poche righe perché, in questi giorni, non riesco a contenere l’incredulità di quello che “combina” il mio paese attraverso il suo governo, in netto contrasto con i principali valori umanitari.

Concludo con le parole di Francesca Albanese, presente, alla conferenza. Parole che sarebbero dovute essere messe in atto da anni, dopo le risoluzioni dell’Onu e le decisioni della Corte internazionale di giustizia, e che invece sono disperse in una nube di ipocrisia occidentale.

Francesca Albanese, quale relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi occupati, ha chiesto l’isolamento globale di israele lanciando un appello a tagliare i legami con Tel Aviv.
Cosa di cui siamo capaci, lo stiamo già facendo con la Russia.

Fonti: Ansa, Semana, EuroNews

“AIA” CI SONO I “BRICS”: Prove tecniche di un nuovo mondo


Contro l’occupazione israeliana in Palestina, e per coordinare iniziative contro questa occupazione, dal 15.07.2025 su iniziativa del “Gruppo dell’Aia”1 è iniziata a Bogotà una conferenza alla quale partecipano anche la Cina, la Spagna e il Qatar.

L’incontro è ospitato dal presidente colombiano Gustavo Petro. Lo scopo è di mettere in atto le decisioni assunte dall’Onu per tutti i 193 paesi membri, visto che l’occidente non lo sta facendo, o meglio, lo fa con due pesi e due misure, a seconda che si tratti di Russia o di Israele.

L’incontro ha stabilito una mozione in cui si dice che: “Nessun paese può più fornire aiuto di qualsiasi tipo per mantenere l’occupazione israeliana dei territori palestinesi”.

Spagna e Belgio hanno già iniziato a sospendere le nuove licenze per l’esportazione di armi verso israele e l’Olanda ha sospeso la vendita di componenti per i caccia F-35.
Si potranno mettere in atto altre misure tra le quali vietare l’atterraggio di aerei o l’attracco di navi che portano armi ad israele.

Il blocco degli scambi commerciali con israele è in fase di valutazione; si vorrebbe vietare l’importazione dei beni dagli insediamenti israeliani. Vedremo cosa salterà fuori da questo incontro. Nel frattempo, l’Irlanda ha già annunciato che introdurrà una legislazione per bandire i prodotti importati dagli insediamenti, mentre la Francia dice che “Sta valutando” (già sappiamo che vuol dire, “al momento non mi sbilancio”).

Il Brasile ha già richiamato il suo ambasciatore da israele in segno di protesta, mentre la Germania sostiene ancora israele. Sospetto che quest’ultima paghi ancora il senso di colpa per quello che ha fatto agli ebrei dal 1920 alla fine della seconda guerra mondiale.
Praticamente quello che gli israeliani stanno facendo ora ai palestinesi.

Non posso far a meno di notare che mentre il vecchio e sempre più decadente occidente protegge chi non dovrebbe, molti paesi del BRICS,2 il nuovo mondo -anche commerciale – spinge verso altre direzioni, questo senza assolvere nessuno stato dai propri crimini (sia ad est che a ovest). In Italia si dice “Il più pulito ha la rogna”, la mia è solo una constatazione di ciò che sta avvenendo.

Da noi invece permettiamo che personaggi come Taco alias Trump, facciano il giochetto del “dividi et impera” con l’Europa. Cosa che gli riesce bene grazie al nostro governo. Eppure questa è una locuzione italiana, i nostri governanti dovrebbero conoscerla… invece…

Temo che noi “occidentali” siamo ormai una società morente. Una nuova società, che sta germogliando da anni, sta creando un nuovo mondo.
Nella postilla 2, in fondo al post, se la leggete, e riflettete, capirete il perché del mio pensiero.

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  1. Il GRUPPO DELL’AIA è stato istituito nel primi mese del 2025. Nato per garantire che nessuno Stato possa considerarsi al di sopra della legge e proteggere i più vulnerabili.
    Ne fanno parte originariamente: Sudafrica, Malesia, Namibia, Colombia, Bolivia, Cile, Senegal, Honduras e Belize.
    Il primo messaggio, a voce del ministro sudafricano Ronald Lamola, è stato che nessuno Stato, per quanto potente, è al di sopra della legge e nessun crimine deve rimanere impunito.
    Il Gruppo dell’Aia ha dichiarato e sottoscritto: “israele sta violando il diritto internazionale, citando le sentenze della Corte Internazionale di giustizia, le risoluzioni dell’ONU e i mandati di arresto emessi contro i leader israeliani; la coalizione dei nove paesi sottolinea al contempo la responsabilità e il dovere di tutti gli Stati di agire per prevenire questi crimini.” ↩︎
  2. BRICS è un acronimo utilizzato in economia internazionale che individua cinque paesi (fondatori) accomunati da alcune caratteristiche simili, tra le quali: condizioni di economie in via di sviluppo, una popolazione numerosa, un vasto territorio e abbondanti risorse naturali. ↩︎
BRICS STATI ATTUALISTATI CHE HANNO FATTO DOMANDASTATI PARTNER
BrasileArabia SauditaBielorussia
CinaAzerbaigianBolivia
RussiaBirmaniaCuba
IndiaBangladeshKazakistan
SudafricaPakistanMalaysia
EgittoSenegalNigeria
Emirati ArabiSri LankaThailandia
EtiopiaTurchiaUganda
IranVenezuelaUzbekistan
IndonesiaVietnam

Paesi che hanno manifestato interesse di aderire al brics nel 2025. Ve li suddivido per continenti, solo per farvi capire la portata.

AFRICAAMERICAASIAEUROPA
AngolaColombiaAfghanistanSerbia
Burkina FasoEl SalvadorBahrein
CamerunNicaraguaIraq
Repubblica CentrafricanaPerùKuwait
Repubblica del CongoVenezuelaLaos
Guinea EquatorialePalestina
GhanaSiria
LibiaYemen
Mali
Sudan del sud
Sudan
Tunisia
Zinbabwe

Lo vedete il nuovo mondo in arrivo?
Mentre l’occidente si autodistrugge in ipocrisie e doppie morali, altri paesi si prendono la scena.

CONSUELO HA UN’ANIMA. E TU?


Io do un’anima a ogni cosa: alle piante, agli alberi, alle auto, al tavolo, ai fiori, ai campi di mais, (non parlo di animali qui perché non sono cose e per me, chiaramente, l’hanno come noi).

Lo faccio da quando ero piccola, prima ancora che imparassi a scrivere e a leggere. Per me ogni cosa ha sempre avuto un’anima.

Se urtavo un albero,  se per errore inciampavo e davo un calcio a un vaso, a una porta o un masso dicevo: “Scusa”.

A volte davo una carezza a una foglia la salutavo, con un dito sfioravo i petali di  un fiore e dicevo “Ciao”. Prendetemi per pazza, ma a volte lo faccio ancora.

Ciò che “vive” con me, poi ha un nome. La mia attuale macchina si chiama Consuelo, quella precedente Beatrice e la mia bici Sofia. L’ultimo arrivato di casa, un pupazzo (un pulcino) che mi hanno regalato, si  chiama Alvaro.

Detto questo, e qui il paradosso, ci sono esseri umani che dovrebbero avere un’anima fin dal concepimento, ma vi giuro che io, in alcuni, proprio non riesco a vederla. Per quanto provi a “cercarla e scrutarla”, vedo solo vuoto dove dovrebbe esserci, al suo posto un enorme buco nero.

Sospetto l’abbiano perduta prima ancora di sapere cos’era, o forse, più probabilmente, quali novelli dottor Faust, l’hanno venduta al diavolo.
Altrimenti non si spiegherebbe.

好きだ IL “MI PIACI” CHE MI HA FATTO PENSARE


L’estate in cui Hikaru è morto“, è un’anime del 2025, appena uscito su Netflix. Il titolo originale è “Hikaru ga Shinda Natsu”, la prima stagione racchiude 12 episodi ispirati all’omonimo manga. Il genere si muove tra l’horror leggero, lo slice of life1, il dramma psicologico e un accenno BL2. E’ pensato e rivolto a un pubblico adulto.

Non ne scrivo perché voglio recensirlo. Ne scrivo perché, mentre guardavo il primo episodio in lingua originale con i sottotitoli italiani, una traduzione mi ha colpito e mi ha fatto divagare nei miei pensieri.

Un passo indietro.
Al mio ritorno dal Giappone, l’anno scorso, ho deciso di provare ad imparare la lingua. Il motivo? Semplice: quel viaggio mi ha fatto amare quel paese, la sua cultura e la sua gente. Così ho iniziato a studiare giapponese.
Non è facile. Tre alfabeti, una grammatica totalmente diversa dalla nostra e le particelle… ma non vi tedio su questo, era solo per dire, che dopo un anno, nonostante la difficoltà della lingua, qualche parola, qualche frase brevissima, se parlano piano e scandiscono bene, la riconosco e riesco anche a tradurla mentalmente.

Questo è successo anche in questo anime.
A un certo punto tra i due protagonisti c’è un breve dialogo, che riporto in uno schema per farvi comprendere meglio la parola “incriminata”, quella che io capisco, 好き[な].3
Premetto che non ne faccio una questione linguistica.

YoshikiSottotitoliTraduzione reale
お前俺のこと好きTi sto simpatico?Ti piaccio?
HikaruSottotitoliTraduzione reale
何….. Cosa?…..Cosa?…..
好きだ…Si, certo…Mi piaci…
めっち や好きMi stai un sacco simpaticoMi piaci tantissimo

“Ti sono simpatico?” – “Mi stai un sacco simpatico”?
Una deviazione di senso, un ridimensionamento emotivo. E lì ho cominciato a divagare.

Perché quel traduttore ha scelto di alterare il messaggio?
Per pressioni editoriali di Netflix?
Per una traduzione pigra da un copione inglese già edulcorato?
Per ignoranza? Per censura?

Non lo so, ma so che se non avessi conosciuto quella parola, suki, avrei avuto un’altra narrazione della storia.

E da domande nascono altre domande:
Quante volte succede nella vita?
Quante volte ci raccontano versioni, traduzioni, adattamenti di una verità che non conosciamo e non possiamo verificare?
Quante volte le parole che leggiamo, ascoltiamo, sono state filtrate, limate, ammorbidite o alterare da qualcuno che, più o meno consapevolmente, decide cosa dobbiamo pensare?

In quanti altri modi mi stanno traducendo la realtà, senza che io me ne accorga?

Viviamo in tempi in cui la propaganda è ovunque, anche quando non sembra. Spesso ci viene offerta una “verità confezionata” per essere assimilata facilmente, al posto di una verità, seppur piccola, scomoda e difficile.

Sono consapevole che è impossibile essere esperti di tutto. Proprio per questo siamo vulnerabili. Per questo odio gli inganni, le mezze verità, le mezze bugie, le omissioni di verità, perché se già da sola ho fatto (e farò) scelte sbagliate, figuriamoci se tu mi dai input errati.

Come spesso mi accade, non ho risposte. Solo domande. Scrivo per metterle in ordine. Per pensarci. Per capire, se qualcuno che mi legge, si pone le mie stesse domande e se ha trovato soluzioni.

Mi rimane chiara una cosa, in ogni storia, anime, film, vita reale, telegiornale, bisogna cercare se esistono crepe tra parole e fatti. Quando c’è una frattura tra i due, lì, quasi sempre, si nasconde un pezzetto di verità.

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  1. Son sincera, son andata a vedere che cosa è il genere “slice of life”. Tradotto vuol dire “uno spaccato di vita” e indica una rappresentazione, una visione, realistica della vita quotidiana, senza idealizzarla. ↩︎
  2. Questo so che vuol dire, sono amante del genere, ma magari qualcuno di voi non lo sa, quindi lo scrivo qui. BL significa boys’ love, è un genere che parla di relazioni romantiche tra personaggi maschili, ed è conosciuto anche come “Yaoi”. ↩︎
  3. Suki, oltre a “mi piaci”, a seconda del contesto, può voler dire anche “Ti amo” o “Ti voglio bene”. Il giapponese tende a essere indiretto e quindi tra ragazzi e adulti ha una forte carica emotiva; spesso viene detto in una confessione amorosa, non certo per esprimere simpatia, perché diventerebbe ambiguo. Pur non avendo, in Giappone, un concetto esprimibile in una sola parola come da noi (il nostro “simpatia”), tendono ad usare frasi che diano quel senso, tipo: “Sei divertente”, “Sei gentile” o “Sei una brava persona”. Questo proprio perché suki diventerebbe ambiguo. ↩︎

E per non dimenticare:

FUJII KAZE, BERLINO E I MIEI PENSIERI


Sono di ritorno da poco più di “due giorni due notti” a Berlino.
Un salto da Progenie, un salto a un concerto di Fujii Kaze e un salto al Das Café in der Gartenakademie.

Tutto è nato a marzo di quest’anno, quando ho letto che un cantautore giapponese che seguo, Fujii Kaze, ha deciso di fare il suo primo tour europeo. Vedo che tra le città europee c’è Berlino (l’Italia non so per quale motivo, è snobbata quasi sempre da quelli che piacciono a me). Penso: “Perché non unire il dilettevole al dilettevole? Vado a trovare Progenie e vado al concerto”.
Avviso un’amica che ama Kaze più di me, e, detto fatto: biglietti per il concerto presi; biglietti aerei presi e “bed & breakfast gratuito” per due da Progenie, fissato!

Il concerto è stato bello, ma la cosa che mi è piaciuta di più è stata la fila, l’attesa, il conoscere le persone, il mio riuscire a dire “due parole due” in giapponese e la comunicazione con il mio stentato, stentatissimo, inglese (approfitto dell’occasione per ringraziare di cuore google traslate).

Progenie è stata con me in fila, fino al mio ingresso, per “vedere l’esperienza dei concerti”. Credo che per lei sia stato tutto molto esotico.

Questa volta il pubblico era al 90% asiatico, tantissimi giapponesi, molti residenti in Germania. Qualche cinese, e anche una ragazza arrivata appositamente da Hong Kong per lui.

In fila ho conosciuto Aya, una donna giapponese che vive in Germania con suo marito. Scambio di contatti, scambio di foto, scambio di facebook, scambio di sorrisi e a ottobre loro vengono in Italia, speriamo di riuscire a incontrarci.
Questa è la parte che amo di più dei concerti: conoscere il mondo attraverso le sue persone.

Berlino sta diventando, non una seconda casa, ma un luogo che ormai considero “normale”, come quando da casa mia faccio un salto alla vicina Milano. Ne ho avuto la riprova dal fatto che non fotografo più nulla di Berlino.

Ad essere precisi, una foto l’ho fatta, ma non di Berlino ma del brunch fatto mercoledì. Progenie aveva prenotato per quattro: me medesima, Progenie, Pecetta e Lorraine al Das Café. Un posto particolare nel giardino botanico di Berlino. Mangiare il brunch sotto l’ombra degli alberi, nel verde con cibo buonissimo e “senza fatica” per me vegana (Berlino è molto vegan), è qualcosa che non ha prezzo.

Il pomeriggio, io e Lorraine, siamo ripartite alla volta dell’Italia. Due giorni volati in due secondi. Una bolla di respiro per me, in questi giorni in cui “la questione palestinese” mi accompagna sempre nei pensieri.

Però… però all’aeroporto di Berlino, quando ero in fila per il body scanner, davanti a me c’erano due bambini tra i 3 e 5 anni, insieme ai loro genitori (che erano già passati dal body scanner), spaventatissimi alla vista dei controllori e dal controllo stesso, hanno cominciato a piangere disperati e a non voler passare dal body scanner.

E’ stato un attimo: ho pensato ai bambini di Gaza, ai bambini palestinesi, ai video che ho visto, ai soldati di occupazione dell’IDF, a queste ………………. (mettete un aggettivo dispregiativo a vostro piacere) atomiche (IDF precisiamo) che picchiavano bambini e li terrorizzavano con i mitragliatori. Ho pensato a loro, alla loro paura, al loro terrore.

Se un semplice controllore con pantaloni scuri e camicia bianca, senza armi, ha terrorizzato così tanto quei due bambini tedeschi, cosa provano i bambini palestinesi?

La bolla si era spezzata, ed io ho avuto un groppo in gola. Sono riuscita solo a dire a Lorraine: “Pensa ai bambini palestinesi”, ma non sono andata oltre. Lo sento quando il momento è “inutile”.

Ognuno di noi ha qualcosa, esterno a noi, che però vive sempre dentro noi. Per me è Gaza, ma ci sono altre cose, una di queste è Luminita Dan (che trovate qui), arrivata anni fa e mai andata via.

Può sembrare che parlando di Luminita salti di palo in frasca, ma è solo per dire che io non dimentico. Non dimenticherò questo governo italiano e quello che non ha fatto, non dimenticherò quello che non ha fatto neppure l’europa. Invece, ricorderò quello che ha fatto Trump, e ricorderò, l’unico spiraglio di luce in questa europa, quello che ha fatto Pedro Sánchez.

FRANCESCA ALBANESE


Questo, qui sotto, è l’instagram di Francesca Albanese(1) se vi interessa seguirla.

https://www.instagram.com/francesca.albanese.unsr.opt/

Non scrivo questo brevissimo post per farle promo (anche se sarebbe d’aiuto seguirla, visto che è stata minacciata di morte, lei e la sua famiglia, e a noi come conoscenza), lo scrivo perché perché stamattina nel cercare un’informazione su Gaza e quindi sul rapporto Onu(2) che lei ha redatto, su Google, la prima cosa che spunta in home page, A PAGAMENTO con estensione .il ovvero IL GOVERNO DI ISRAELE(3), è un sedicente link dello stesso. Il governo israeliano ha costruito questa pagina con il chiaro intento di denigrarla, facendola come apparire come un sito istituzionale al di fuori di israele e sopra le parti. Ma chiaramente sta facendo propaganda denigratoria nei suoi confronti… chissà come mai…

E il nostro governo appoggia il governo sionista di israele… e notizia di questi giorni, secondo l’inchiesta di Elisa Brunelli, pubblicata su Altreecononia:
L’Italia ha inviato (e continua ad inviare) materiali chiave per esplosivi e armi nucleari. Materiali classificati come esportazioni di forniture civili, per non essere soggette all’approvazione del parlamento, quindi anche delle opposizioni. Ma in realtà è materiale che serve all’IDF
Inoltre scrive che:
Nel 2024 l’Italia ha iniziato a esportare cordoni detonanti verso Israele, inviando complessivamente 140 tonnellate di materiale per un valore di 2.078.458 euro”.
I cordoni detonanti secondo voi a che servono? Non credo ci voglia molta fantasia per dirlo.

Ho il vomito sempre più intenso nei confronti di questo governo italiano.

Ora vi è chiaro quanta paura fa Francesca Albanese ad “alcuni”?

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(1) Per chi non la conoscesse: Francesca Albanese è una giurista e docente italiana, specializzata in diritto internazionale e diritti umani. Dal 2022 è relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati.

(2) E’ un documento di 39 pagine, intitolato “From economy of occupation to economy of genocid”.  In questo documento Francesca Albanese scrive sulla base di testimonianze e prove, asserendo che alcuni big tecnologici quali:  Microsoft, Google, Amazon e Palantir fornirebbero infrastrutture tecnologiche cruciali. Questo consente a Israele di mantenere sistemi di sorveglianza di massa e operazioni militari nei territori occupati. Nello stesso rapporto vengono chiamate in causa altre aziende. Ci sono 1000 aziende coinvolte, che speculano sulla morte dei Palestinesi. Costruendo così un “sistema economico che viola e si basa in continuazione sulla violazione dei diritti umani e crimini internazionali”.

(3) Il sito web è parte del sito ufficiale del governo israeliano ed è gestito dall’unità E-government, che fa parte dell’autorità ICT, una sussidiaria dell’ufficio del primo ministro israeliano.
In sostanza, dietro c’è l’apparato governativo israeliano, in particolare l’ufficio responsabile per i servizi digitali e l’e-government.

NON DI SOLA GAZA, MA ANCHE DI CISGIORDANIA. NON DI SOLI MUSULMANI, MA ANCHE DI CRISTIANI.


Prima sono arrivati un centinaio di coloni (israeliani), poi i soldati israeliani hanno aperto il fuoco sulla popolazione (non israeliana) di Kafr Malik. Molti feriti e qualcuno è rimasto a “terra definitivamente”, tutti palestinesi.

I coloni israeliani attaccano impuniti e protetti dalla copertura del governo e dei militari, e ormai gli attacchi e gli scontri sono quotidiani. Talmente tanto che la follia ormai ha preso completamente possesso di coloni e militari, arrivando a colpire, oltre ai “loro nemici storici” i palestinesi musulmani i palestinesi cristiani (o forse questo evidenzia che il loro scopo è l’occupazione e basta). Hanno attaccato anche il villaggio di Taybeh, un villaggio (credo l’ultimo) abitato interamente dai cristiani (3 chiese per 1500 persone: cattolici, cattolici ortodossi e cattolici melchiti).

Il parroco di Taybeh, in Cisgiordania, racconta: “Viviamo sotto il fuoco costante dei coloni e sotto il tiro incrociato delle armi dell’esercito d’occupazione israeliano. Ieri sera i coloni hanno attaccato le case nella zona della rotonda di Karamelo. Un assalto che è coinciso con l’attacco dei coloni al villaggio di Kafr Malik, che si trova vicino a noi”.

Il gruppo pro diritti Yesh Din ha affermato che le violenze si sarebbero svolte alla presenza dei soldati israeliani di occupazione (non sarebbe la prima volta…), senza che questi fermassero i coloni, se non per poi aprire il fuoco verso i palestinesi disarmati. A supporto di quanto dichiarato, il gruppo pro diritti, ha rilasciato i filmati di quanto accaduto.

Chiaramente l’IDF ha smentito dicendo che erano rivoltosi armati (i palestinesi) “che sono intervenuti per separare i coloni dai palestinesi”. Però lIDF mi deve spiegare due cose:
1) Com’è possibile che i palestinesi riescono a far entrare armi nei territori occupati, quando non riescono a far entrare acqua, cibo e medicine per sopravvivere?
2) Com’è possibile che, nei tumulti, i feriti e i morti siano solo palestinesi e nessun colono israeliano?

A ragione Moni Ovada: “Israele non è uno stato democratico. È uno Stato democratico quello che pratica sistematicamente l’occupazione? Quello che è ormai arrivato a oltre 800mila arresti amministrativi, senza alcun processo?

Fonti: Ansa, AsiaNews, Euronews, TGCom, Centro Studi Giuseppe Federici, Il fatto quotidiano, Wikipedia

DA PIL A PIRLA E’ UN ATTIMO


Oggi faccio un post nato dalle parole di Barbara Lezzi, che riporto qua sotto:

Quest’uomo, Bezalel Smotrich(*), è uno dei ministri del governo israeliano. Ha minacciato le dimissioni perché sono entrati a Gaza alcuni generi alimentari e qualche sacca di sangue. Netanyahu lo ha accontentato e ha chiuso tutto di nuovo. Devono morire tutti i palestinesi, grandi e piccoli, uomini e donne, anziani e ragazzi.
Intanto, il mondo supporta solo Israele e dimentica Gaza.
Il mondo asseconda Trump che è nelle mani di Netanyahu.
In Italia, invece, abbiamo problemi più importanti, ad esempio il terzo mandato per i presidenti di regione e l’aumento dei consiglieri regionali anche nelle regioni in cui la popolazione diminuisce
.”

Potrei fermarmi qui, perché già queste parole scatenano una marea di emozioni, e nessuna positiva, ma poiché mi voglio del male, aggiungo qualcosa sull’Italia, anzi meglio: sul governo attualmente in carica (che non mi rappresenta) sulla sua decisione meloniana di concedere a Trump un aumento considerevole della percentuale sul PIL da destinare agli armamenti della Nato.

Diciamo prima un po’ di percentuali:
1,5% percentuale che destiniamo attualmente alla Nato.
2% percentuale cui dobbiamo arrivare man mano (decisioni prese da governi precedenti).
5% percentuale promessa da questo governo meloniano alla Nato. (Rammento che la percentuale degli USA invece è il 3,5%, così giusto per fare un’ulteriore raffronto)

Trasformiamo le percentuali in numeri, premesso che il nostro PIL ora si aggira intorno ai 2 trilioni di euro (ve li metto anche in “forma estesa” per farvi capire meglio quanti sono due milioni di milioni: 2.000.000.000.000), quindi, più o meno:

30 miliardi di euroè quello che diamo ora agli armamenti/Nato ogni anno
40 miliardi di euro è l’accordo secondo gli accordi fatti dai precedenti governi
100 miliardi di euroè quello promesso alla Nato dal nostro attuale governo

Se la matematica non è un’opinione, dobbiamo trovare altri 70 miliardi di euro da qualche parte.

Approfondiamo ancora un paio di numeri? Giusto per far capire le proporzioni, che con “numeri” di questo genere, fuori dalla portata di gente comune come noi, ci si perde.
Attualmente in percentuale sul nostro PIL destiniamo:

130 miliardi di eurocosto della sanità pubblica
50 miliardi di eurocosto della scuola pubblica

Destinando il 5% del nostro PIL alla Nato noi daremmo

100 miliardi di eurocosto spese militari

Ora, visti i tagli che questo governo ha fatto e continua a fare, sulla scuola e sanità in primis, perché “non ci stiamo dentro” con i costi, mi dite dove trova, 70 miliardi di euro in più da destinare ad armamenti?

Le possibilità che mi vengono in mente sono tre (magari a voi vengono in mente altre, in tal caso ditemelo nei commenti):

AUMENTO DELLE TASSESiete pronti? Attualmente tra tasse dirette e indirette abbiamo una pressione fiscale intorno al 42/43%
(ISTAT)
TAGLI SANITA’ E SCUOLA% PIL Sanità ante 6,6 attuale 6,2
% PIL Scuola ante 4,1 attuale 3,5
(ISTAT)
SCOSTAMENTO DI BILANCIOvuol dire semplicemente indebitare le generazioni future a un debito sempre maggiore, di anno in anno

Focalizzato? Avete visto che alla scuola, quella che forma i nostri cittadini, i nostri figli e la nostra “patria” diamo meno del 4% e agli armamenti diamo il 5%.

Anche a voi non sembra strano che il governo attualmente in carica, quello sovranista i cui slogan erano “Prima gli italiani”, “La sovranità nazionale è sacra”, “L’Europa ci toglie libertà”, metta gli italiani in coda a Trump e alla Nato? Cosa è cambiato?
Non ci sono più certezze
(ah… per chi non capisse, quest’ultima, è una battuta ironica).

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(*) Leader del Partito Nazionale Religioso-Sionismo Religioso. Un partito di estrema destra nato dalla fusione tra il Partito Sionista Religioso e La Casa Ebraica.
° Membro della Knesset dal 2015.
° Ministro dei trasporti e della sicurezza stradale nel quarto governo Netanyahu tra il 2019 e il 2020.
° Ministro delle finanze nel sesto governo Netanyahu dal 29 dicembre 2022, attualmente in carica.

TUTTI VINCITORI, NESSUN SCONFITTO


Tutti vincitori, nessun sconfitto.
Questo almeno è quanto riportano i giornali citando le parole dei tre “giocatori” nella guerra dei 12 giorni: Trump, Netanyahu e Ali Khamenei.

Trump: “Fordow come Hiroshima e Nagasaki, abbiamo fatto finire la guerra”.
Ora, a parte il personale vomito davanti a una frase come questa, tu ti vanti di esser l’unico stato al mondo che ha sganciato delle bombe nucleari su città piene di civili?
Dicevo a parte ciò, nei fatti racconti di aver fatto finire la guerra, ma dimentichi di ricordare che hai bombardato tu per primo l’Iran?

Netanyahu: “Vittoria storica, durerà per generazioni”.
Io, invece, sospetto che con quello che sta facendo a Gaza TUTTORA, la guerra in modi diversi, durerà per generazioni. Altro non dico, perché solo il pronunciare o scrivere il suo nome, mi procura conati di vomito superiori a quelli che mi procura Trump.

Ali Khamenei: Sue testuali parole sui giornali e siti (a mia disposizione) non ne ho trovate. Trovo solo la frase che “reclama la vittoria”, ma una frase detta dai giornalisti, non testuali parole sue. In compenso dopo l’attacco degli USA, mentre prima l’Iran collaborava con la IAEA (International Atomic Energy Agency), a differenza di Israele che non lo fa, ora, in data 25 giugno 2025 il parlamento iraniano ha approvato una legge, con 222 voti a favore e nessuno contrario, per sospendere la cooperazione con la IAEA.
Ottimo risultato per “noi occidentali” che avevamo paura delle “sue bombe” e lo “tenevamo sotto controllo”.

L’Iran si è adeguato a Israele, che insieme a India, Pakistan e Corea del Nord, sono gli unici stati con ordigni nucleari che non permettono all’IAEA il controllo.

Direi che siamo stati bravissimi a ottenere risultati positivi per noi…..
(Ah se non si è capito, la frase è fortemente ironica)

fonti: english.news.cn, iranwire.com/en/news, iaea.org,

E chiudo con quello che tutti questi avvenimenti mettono in seconda e terza posizione, ma che per me dovrebbe stare in pole position, Gaza.


NON CONFORME


Elan Kahana è il consulente legale della polizia di stato. Ha dato alla polizia “potere straordinario” per una “caccia alle streghe” all’informazione in Israele. Nelle linee guida di tali indicazioni di legge si cita che “le forze dell’ordine potranno usare “misure coercitive” contro chiunque violi le nuove direttive di censura”.

Per tradurre in fatti: se un cronista israeliano pubblica un articolo non gradito, una foto “non conforme” o se un cameramen riprende raid missilistici o altro in una zona che LORO dicono “sensibile”, può essere arrestato e finire in cella. Ma è a discrezione della polizia stabilire cosa è “sensibile”.

In sostanza è quello che hanno già fatto a Gaza, in Palestina, solo che lì i giornalisti palestinesi sono stati uccisi. Parlo degli oltre 200 giornalisti palestinesi uccisi mentre documentavano il genocidio, e questo mentre lo stato israeliano aveva bloccato (tuttora in vigore) l’accesso ai giornalisti internazionali.

Ora lo stesso modello lo portano in Israele stessa, con la richiesta, la “spinta” e il beneplacito di due ………………… (mettete aggettivo a vostro piacere) personaggi:  Itamar Ben Gvir*(2) e Shlomo Karhi*(3).

Grazie a loro, ora la polizia ha ottenuto poteri straordinari, e possono arrestare, a loro discrezione, cronisti e giornalisti. Possono interrogarli con l’accusa di “spionaggio aggravato” o “diffusione d’informazioni segrete”, che in Israele prevede da 15 anni di carcere fino all’ergastolo.

Che la censura sia un dato di fatto in ogni stato guerrafondaio è cosa risaputa. Non ne siamo stati esenti neppure noi quando eravamo noi i guerrafondai (vedi dal 1919 fino a quando abbiamo perso la II guerra mondiale con gli alleati*(4) ). Questo non vuol dire che sia una cosa eticamente corretta, ma solo che qualcuno si è dato il potere di stabilire cosa le persone possono sapere e cosa no. Quando succede questo, la parola democratico abbinata a stato, risulta stridente.

Credo che vi sia una forma di censura anche da noi (più meno blanda) paesi occidentali, intendo attualmente.  Dove i giornalisti non si “conformano molto”, oltre ai tentativi di discredito ci sono casi di spionaggio ai danni dei giornalisti stessi (un esempio su tutti: il caso Fanpage, Paragon Solution, Graphite). Invece, a volte, su alcuni giornali, l’adeguamento “sul carro del vincitore” è talmente palese, che si sono autoscreditati.

Scrivo ciò per suggerire di informarsi sempre e su più fronti, e dopo averlo fatto, sedimentare quello che si è saputo, vedere eventuali buchi, discrepanze e soprattutto pensare con la vostra testa.
No, non ho detto che sia facile.

*(1) Elazar Kahana è un alto funzionario legale della polizia di Stato Israeliana. E’ responsabile di supervisionare l’aspetto legale delle operazioni della polizia. E’ una carica importante.
*(2) Ministro della sicurezza nazionale.
*(3) Ministro delle comunicazioni.
*(4) Piccolo promemoria. Noi nonostante quello che pensino in molti, la seconda guerra mondiale, noi l’abbiamo persa. A meno che non consideriate il nostro “esser saltati sul carro del vincitore” con l’armistizio, aver vinto la guerra. Badoglio firmò l’armistizio il 3 settembre 1943. Rammento che fino al 2 settembre noi eravamo alleati con i tedeschi. Quel saltare sul carro dei vincitori non è vincere la guerra ed essere “alleati”.
Gli alleati della seconda guerra mondiale erano: Stati Uniti D’America, Regno Unito, Unione Sovietica, Francia Libera (Free French Forces), la Polonia e alcuni paesi occupati ma che avevano governi in esilio e collaboravano con gli altri stati “alleati”, cioè Paesi Bassi, Belgio, Norvegia e Jugoslavia. Tra gli alleati figurano anche altri stati extraeuropei, ma non li ho citati qui.

Fonti: L’Espresso, Haaretz, Wikipedia.