C’è CROCE E CROCE


Ho ancora domande aperte con risposte confuse.
Credo perché le risposte datemi son state poco chiare.

Ho imparato negli anni che quando una cosa è poco chiara, nasconde in se, insita, la fregatura.

Solo per far un esempio (come direbbe un mio amico a titolo esemplificativo, ma non esaustivo):
PRIMA
“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.”
DOPO
“I membri del Parlamento esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato.”

Quindi, esattamente, dopo chi, cosa rappresentano? Rappresenta se stesso? La Bolivia? Le banche? Il gatto dei miei vicini? Perché è stato necessario eliminare “la Nazione”? Se rappresenta comunque la Nazione e quindi il popolo italiano, perché modificarlo?

Sappiate che questo è uno dei tanti motivi per cui voterò NO.

Se volete prendervi la briga “qua tutte le modifiche della costituzione”. Leggetele, cercate di capire (lo so lo so, alcune io non le avrei capite se non avessi parlato con qualcuno che di legge ne sa qualcosa, tipo l’art. 70). Dopo di che cercate di capire gli effetti a breve, medio e lungo termine. Fatelo considerando (provateci) le variabili già in essere tipo la nostra oscena legge elettorale e le variabili date dalle modifiche della costituzione.

Ragionate su quali poteri, quali soldi vengon portati via alle regioni, ai comuni soprattutto, per riportarli allo stato centrale. Soffermatevi sulla modifica per cui per dichiarare guerra non servirà più l’approvazione delle camere, ma solo la maggioranza assoluta (che con le modifiche apportate alla costituzione, con la nostra attuale legge elettorale, in pratica è chi governa). Verificate, ve ne sono altre, e magari vi son cose che io non ho visto.

Forse la nostra costituzione va leggermente modificata, ma non ora e non così, e chiaramente spero pensiate altrettanto.

In ogni caso posto il link neutro, “quello pubblicato dal sito della camera”, con le modifiche da valutare, in modo che chi ancora non sa, non capisce, ma vorrebbe farlo, chi ha confusione, si faccia una sua opinione, magari diversa dalla mia, ma sua. E che voti consapevolmente (nei nostri limiti umani) sapendo quello che sta facendo. E non a cazzum de canis perché qualcuno gli ha suggerito cosa votare o gli offre una frittura di pesce. Usiamole le sinapsi, altrimenti muoiono d’inedia.

L’unico modo è informarsi e parlarne con gli altri, più esperti, meno esperti, sia con i “si” che con i “no”. Senza uccidersi, senza odiarsi, detestarsi, insultarsi, ma palesando le proprie opinioni e idee, mettendosi in discussione e alla fine verificarsi. La vera politica, quella sana e pulita, è questa: un confronto che alla fine, a prescindere da chi “vince”, governa e tutela tutti. Si sembra un po’ utopico, ma in fondo io alle utopie ci credo spesso.

La costituzione è una cosa importante è la base delle leggi di ogni cittadino italiano, sia che voti si, sia che voti no.

Quindi pensiamo prima di apporre la croce, in modo che sia solo sulla scheda e non su di noi.
illustration-by-brock-davis

DUBBIO


Sono afflitto da dubbi.
E se tutto fosse un’illusione, se nulla esistesse?
Ma allora avrei pagato uno sproposito per quel tappeto!
(Woody Allen)

Dubbi. Spesso. Più credo in una cosa più le domande che me la fanno mettere in discussione sono presenti e pressanti. Accade per le cose che studio, per l’amore, per la vita che ho scelto, per le scelte che ho fatto e per le cose in cui credo.

Non sto dicendo che vivo nel dubbio costante, ma che questo vive simbionte con me, latita per un pò e quando meno me lo aspetto, salta fuori e mette in discussione le mie certezze.

E in questi giorni ho questo dubbio sull’amore.
Io che la parola “amo” me la son fatta tatuare sulla pelle. Io che da quando ho memoria credo che l’algoritmo della vita sia basato sull’amore e dalle sue mutevoli forme. Io che nell’odio vedo solo amore rabbioso, ecco io in questi giorni faccio la ronda in tondo a questa parola. Cerco di scoprire, di vedere, d’intuire. E’ mera illusione? E’ un barbatrucco? Oppure esiste ma in questo mondo sopravvive a fatica?
Cheshire
« Non credere di essere altro che ciò che potrebbe sembrare ad altri che ciò che eri o avresti potuto essere non fosse altro che ciò che sei stata che sarebbe sembrato loro essere altro »

Ah mia amata mente, come ti diverti a mettermi sempre alla prova, a verificare se camminando in bilico tra cuore e te, rimango ritta in equilibrio o cado da una parte. Amo di te le parole che usi per confondermi perché, in fondo, sarà in quel tumulto che troverò, ormai perso, quello che cercavo.

MALEDIZIONI


Il “toc toc” al finestrino mentre sto per accendere l’auto stamattina.
Il voltarmi, vedere il suo sorriso e sentirsi dire: “Ti ho vista arrivare, volevo solo salutarti, sei sempre bellissima”.
Sorridere a mia volta, salutarlo, dire grazie, salutare, accendere la macchina e partire.
Ricevere un messaggio pochi minuti dopo “Quando ti vedo non capisco più niente”.
Arrivare in ufficio, sedermi, ricevere un secondo messaggio “Sarò l’uomo più felice quando farò un giorno e una notte romantica con te”.

Sospiare, perchè non so più come dirgli che non ha speranza con me. Eppure son stata chiara, da subito, “Amici si, altro no”. Lo percepisco da subito quando c’è una scintilla sottopelle in me. Se non c’è, non esiste neppure dopo vent’anni.
Non mi accontento mai di un uomo a copertura di periodi vuoti. O sei quello che voglio o sto da sola.

Scrivo questo post, non per la far pheega (anche se avvenimenti così danno un bonus di 1000 punti all’autostima e al narcisismo), ma perchè scaturiscono domande: “Ma perchè, cazzo, quelli che interessano a me, non mi dicono mai queste cose?”.

Pare quasi una maledizione antica “Amerei chi non ti ama, sarai amata da chi non ami”.

Come si spezzano le maledizioni?
fiammifero

SEGAIOLA MODE ON


La prima ho cancellato tutto.
La seconda ho congelato in bozza.
La terza ho capito perché.

Infine ho deciso di usare parte di vecchie parole, tanto di meglio non avrei saputo dire.

«Purtroppo la maggior parte delle persone non riesce a vedere i mutamenti interiori come quelli esteriori, ti cristallizza in un’immagine, ti impacchetta in un contenitore e non ti guarda più, non ti ascolta più, non ti presta più quel minimo di attenzione, quel minino di interesse che per me è vitale se riferito alle persone che “decido” di tenermi accanto e a cui mi lego emotivamente.

Una volta che ti hanno cristallizzato non si preoccupano di osservare se sei cambiata, se il “taglio dei capelli” è diverso, se la tua “chioma” era nera ed ora è rossa.

Ti danno per scontata e per me è l’inizio della “morte”.

Tu parli, ma loro non ti ascoltano, pensano già a cosa risponderti ancora prima che tu finisca di parlare, perché dentro loro pensano di conoscerti e di sapere chi sei, come pensi, come vivi, come ami, solo perché è passato del tempo da quando ci si è incrociati la prima volta.

Eppure tu non sei più la stessa, ma loro ti vedono come lo fossi, e questo a volte ti fa male, a volte ti annoia e a volte ti insegna a rassegnarti all’umana stupidità»

Photo by Ellis Aveta

Da qui questo mio bisogno, dell’inconsueto, nel movimento cresciamo.

PS:
il primo post parlava di palestra
il secondo di affinità elettive
il terzo del bisogno di un nuovo nome
(Quali collegamenti mentali ho fatto? Il sunto sta tutto nel titolo del post)

ROSSO VALTELLINA


Che il rosso valtellina e le noccioline salate siano state la mia cena delle ultime due sere, forse spiega l’ondivagar dei miei pensieri.
Ho da sempre pensieri che galleggiano sull’alcool (da qui ho imparato a non bere quando son triste) e sul vino rosso proprio veleggiano, ma questo dopo, quando son da sola, nel mentre parlo e sorrido.

Anzi a dire il vero, parliamo. Noi due parliamo sempre tanto quando ci troviamo.
Stasera parliamo d’amore e soldi, e a capirci, noi due, che romantici fino al midollo siamo. Sarà per questo che abbiamo compreso che è meglio separare le due cose e da subito. Perché quando e se l’amore arriverà per quanto preparati ci travolgerà. Capita così a noi romantici cinici.

D.E. mi dice contento che qualcuno lo capisca su questa cosa e io a dirgli a me lo dici che son stata la prova vivente di ciò che non dovrebbe e invece è.  Anche se siam diversi, a lui piace lo “struzzo” e a me no, ci comprendiamo.

Noi romantici (cinici) siamo vittime predestinate di chi dell’amore fa oggetto/soggetto di periodi di vita ad uso e consumo del momento, spesso a loro stessa insaputa ma tantè che cambia? L’effetto finale per noi è lo stesso e quindi, sì, meglio l’amore da una parte e i soldi dall’altra, sennò ti trovi a pagare due conti, uno di cuore e uno di denaro.

La luna s’ infila tra un sorso rosso e una nocciolina salata.

Devo smetter il vino rosso la sera o forse devo di più.
sly

COME STAI?


Vedi tra amici veri, il come stai non dovrebbe mai esistere, tranne quando sai già che l’altro non sta bene e domandi non per chiedere, ma per affermare “sono qui per te”.

Tu forse non lo hai ancora compreso, ma i tuoi “Come stai?” sono la prova che amici non lo siamo più. Gli amici sanno sempre come stai. Se lo domandi, è perché non sai più nulla di me, a parte le parole che io dico. Quelle che uso per ricoprire le mie nudità davanti al mondo.

Spesso rimaniamo legati a un’idea, un’immagine, un’emozione, una persona che ha radici nel passato che ora non c’è più. La vedi la catena? Ed io odio le catene.

Sento l’impulso ad andarmene, a chiudere dietro di me la porta, perché almeno dietro quell’uscio ci sarà il ricordo di qualcosa che è stato speciale, mentre ora lo vedo ricoprirsi di muffa e decomporsi lentamente nel vuoto.

Mi freme il cuore nel vederlo agonizzare, preferisco l’illusione che lo spazio e il tempo si sposteranno in mondi paralleli, in questo non c’è più ossigeno.

In questo ti lascio libero dalla tua promessa.

Photo by Anuchit Sundarakit

L’OLIO DI OLIVA VEG


Giorno. Supermercato. Scaffali. Gente.

“Luigiiii guarda un olio di oliva vegano” dice la signora rivolta al marito lungo la corsia del supermercato. Tiene in mano, a mo’ di trofeo, una bottiglia di olio d’oliva con una scritta enorme a lato in verde che recita VEG.
Il Luigi si avvicina e dice “Si proviamo è veg dovrebbe far bene”.

Mi son fermata, colpita sulla via di damasco. Pensavo che l’olio di oliva fosse una spremitura di vegetali. Nella mia ignoranza non sapevo di un olio di oliva fatto con gli scroti staccati a morsi di uomini fedigrafi.

Puoi qualche secondo dopo, appurato con me stessa che il mio esser vegetariana forse qualche informazione negli anni me l’abbia lasciata, un olio così non esiste. Ho avuto l’istinto di avvisare la signora. Mi son stata zitta. Correvo il rischio di esser mandata a Damasco, da entrambi.

Del resto ho visto confezioni di frutta secca con scritto “Senza glutine”.

Però, giuro, volevo avvisarla, dirle che con quell’olio la stavano fottendo. Chi scrive veg in quel modo, senza metter però che è una prima spremitura meccanica a freddo, di origine italiana, magari anche con il simbolo bio (che non guasta) a fregarti ci sta provando alla grande. E direi ci sta pure riuscendo.

Photo by John Wilhelm

Amorale della storia: usiamola la testa, anche se so che per qualcuno di noi è difficile ritrovarla, abbandonata così comè da qualche parte (capita anche a me di dimenticarla ogni tanto in giro). Usiamola. Non posso pensare che è così facile prenderci per il culo. Soprattutto non posso pensare che poi io debba ad aver a che fare con persone che non pensano.

In ogni caso non è questa l’amorale della storia. L’amorale è che osservando semplicemente una scena al supermercato si comprende un trentennio di politica italiana.

DUALITA’


Il sapore del vino rosso amalgama i pensieri con le parole. Le ritrovi sparpagliate come i calzini a terra, nel corridoio, per arrivare alla camera da letto.

Con loro ritrovi quella sensazione particolare. Un vuoto pieno o un pieno vuoto? Cerchi l’abbraccio che ti faccia sentire casa e lo aneli tenendo tutti a fisica distanza. Così semplice nel suo esser difficile. Ma tu semplice? Mai. Quindi di che ti lamenti.

La diversità arricchisce, dicono, è una forza, ribadiscono, ma ci son momenti che la percepisci come dietro un vetro. Vedi, nel silenzio, labbra mute muoversi, allunghi la mano a sfiorare, senti freddo sotto le dita.

L’isolamento è protezione e prigione insieme, tana sicura o angusto bugigattolo in cui soffochi. La vita stessa è gioia e calore o sofferenza e freddo.

Questo mondo, e il suo gemello dispari, sono i mondi della dualità, sfuggirne è difficile.

La verità è racchiusa in bolle di sapone, il loro scoppiare in ogni angolo della terra, ne fa ardua la ricerca affinché molteplici torni una. Infine possa riposare, il mio dio interiore, nel terminare il puzzle.
Photo by Benoit Courti

Ti sovviene Wilde e il suo guardar le stelle, ma a volte questo più che fango ti sembra guano le cui esalazioni ti ammorbano le sinapsi. Rimanere in punta di piedi per allontanarle e tendere alla luce a volte è impegnativo.

Eppure.

SQUARCI DI VERITA’


Sono le sette. “Uozzap” mi consegna il buongiorno di Largen.
Guardo fuori. Buongiorno? Il buio è così denso da potersi tagliarsi, come la nebbia milanese una volta.
Click è il rumore che fa il mio cellulare, l’invio dei pixel a Largen è un attimo, voglio farle vedere quando poco giorno è da me. Lei, di rimando, fotografa il suo, dove la luce ha già preso possesso, anche se non del tutto, del cielo.

Poche centinaia di chilometri e il mondo cambia così tanto.
La realtà diventa così diversa nello stesso esatto momento.

E da questo comprendo come possiamo pensare di capirci se non abbiano volontà di farlo? Pensiamo che tutto il mondo sia paese, ma basta spostarsi di pochi centimetri per avere visioni diverse della stessa cosa.

Ognuno convinto di aver la verità in mano, pronto a combattere la verità altrui.

Sono convinta che la verità, nella sua completezza sia una.
Non possono esistere più verità. Siamo noi che vediamo di lei solo squarci. Come cavalli con i paraocchi vediamo solo davanti e non tutto intorno a noi.

Ah se riuscissi anche io ad avere quella capacità di ascoltare con il cuore e la mente tutti quanti, senza giudizio, senza arrabbiarmi, senza pensare “ioppperò”. Ci provo, ma son così umana, così fallace.

Forse un giorno ci arriveremo tutti a vederla nella sua interezza.
Forse oggi il non vederla mi salva da un peso che non potrei reggere.
Photo by Jati Putra Pratama

DUST


Tu non l’hai mai fatto?

Non hai messo le mani in mezzo a milioni di frammenti colpiti della luce? Non hai mai mosso l’aria per vederli danzare come ballerine impazzite? Fuggivano sparpagliandosi a mille per poi, insieme, tornar indietro come nulla fosse accaduto.
Magia.

Non hai mai osservato le mani, le tue mani stagliate lì in mezzo? La luce dietro, da fartele sembrare quasi trasparenti, da farti domandare ma io di che colore sono davvero? Rossa? Rosa? Trasparente? Di cosa sono fatta? Di carne? Di luce?
Magia.

Mentre ti ponevi tutte queste domande, milioni di frammenti ti distraevano e ricominciando a giocare davanti ai tuoi occhi, tu ricominciavi a giocar con loro.
Magia.

Milioni di granelli e non li sento? Non percepisco il loro adagiarsi su me? Non li sento entrare nel mio corpo?

dust

Allungo le mani, stringo nella luce i pugni per afferrarli, quando li riapro sotto gli occhi, non vedo più niente.
Forse anche l’amore è così. Non puoi vederlo se non quando è inondato di luce. Ma esiste, anche se non lo vedi.

Ho smesso d’interrogarmi sulla polvere, l’esser adulta ha dilatato le mie membra ma ha accorciato la mia fantasia. Però non ho mai smesso di pormi domande. Le più faticose son state quelle, ancora oggi, senza risposta. Girovagano in attesa del loro turno. Non ho il coraggio di dir loro che difficilmente l’avranno in questa vita.

Non gioco più con la polvere, ma la luce mi affascina ancora, e con essa vivono le domande perchè la curiosità si nutre di loro.
La curiosità è stata una delle molle della mia vita, in essa vivo e cresco. Grazie a lei ho fatto entrare persone di rara bellezza, che a loro volta mi hanno regalato le loro domande con le loro risposte e attraverso loro, con loro, sono cresciuta.

Chissà, forse mi sbaglio, forse gioco ancora con la polvere nella luce, la polvere di noi.